Datagate anche per Youtube, ecco le regole europee sulla privacy dei minorenni

L’esposto alla Federal Trade Commission americana assume valore anche per gli utenti italiani, non solo di YouTube ma anche dei social network che, come noto, trattano anche dati di minori con meno di 13 anni. Si dirà che i social network non hanno un obbligo di controllo preventivo. Lo ha ribadito la Corte di giustizia dell’Unione Europea con la sentenza del 16 febbraio 2012, causa C- 360/10.
Si legge nella motivazione che i filtri preventivi rappresenterebbero “una grave violazione della libertà di impresa del prestatore di servizi di hosting, poiché li obbligherebbe a predisporre un sistema informatico complesso, costoso, permanente e unicamente a sue spese”.

Cosa dice la legge
L’art. 8 del nuovo Regolamento UE 2016/679, che diventerà applicabile anche in Italia dal 25 maggio prossimo, prevede però – per tutte le piattaforme on-line – che “il trattamento di dati personali del minore è lecito ove il minore abbia almeno 16 anni. Ove il minore abbia un’età inferiore ai 16 anni, tale trattamento è lecito soltanto se e nella misura in cui tale consenso è prestato o autorizzato dal titolare della responsabilità genitoriale”.

Affinché le disposizioni del nuovo Regolamento Ue non restino soltanto una petizione di principio occorre allora capire in che modo i social network saranno chiamati ad effettuare i controlli e se stanno già predisponendo dei sistemi per assicurarsi la verifica dell’età dei propri iscritti. Da parte delle autorità italiane, invece, c’è da vedere se verranno effettivamente eseguiti controlli, ispezioni e nel caso comminate le sanzioni previste, esattamente come avviene per tutte le aziende stabilite in Europa. I social network non fanno eccezione, dal momento che sono titolari dei dati personali degli utenti e hanno sedi anche in Europa dove avviene il trattamento dei dati di molti iscritti.

Gli esposti in Italia al Garante per la protezione dei dati personali
In realtà anche in Italia sono stati presentati degli esposti per presunti trattamenti illeciti dei dati personali dei minorenni, addirittura ben prima che in America. A sollevare la polemica fu il caso dell’ebook delle donne single della provincia di Lecco e di Monza, messo in vendita la scorsa estate e che catalogava 1.218 profili di donne, anche minorenni. In quel caso venne presentato un esposto al Garante per la protezione dei dati personali per chiarire in che modo venissero trattati i dati degli utenti minorenni, ma le ispezioni alla sede europea di Facebook Ireland Ltd non vennero mai effettuate, né furono chiesti controlli o cambiamenti delle impostazioni che consentono ai minori in Italia di iscriversi ai social network.

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