Allarme dipendenze da alcol e droga tra i minorenni: richiesti maggiori controlli per arginare il fenomeno.

 

In costante e continua crescita risulta il dato dei giovanissimi che fanno uso di alcol e sostanze stupefacenti.

I ragazzi iniziano ad assumere alcol e droga sempre prima ed è cambiata anche la modalità di consumo considerato che vengono utilizzate sostanze che eludono le normative vigenti e che sono facilmente reperibili via internet.

Non stiamo parlando soltanto di ragazzi problematici con famiglie disagiate ma di adolescenti di buona famiglia che fanno del binge drinking, ovvero del bere per sballare tanto diffuso nel mondo anglosassone, un modello di vita in cui si utilizza l’alcol come soluzione ai problemi, come quello della timidezza, e alle difficoltà quotidiane.

Il Servizio per le tossicodipendenze dell’Azienda sanitaria universitaria di Udine “Santa Maria della Misericordia” sta monitorando la situazione ed è emerso che è scesa a 15 anni l’età della prima sbornia, 46% maschi e 39% femmine.

“Nel caso dei giovanissimi non si può parlare di alcolismo, bensì di uso inappropriato di bevande alcoliche” afferma il Direttore del Sert Enrico Moratti “il problema dell’abuso di sostanze nasce da tre fattori: individuo, ambiente e sostanza. Il fatto di avere un ambiente in cui, culturalmente la sostanza è accettata aumenta il rischio di avere problemi con quella sostanza” ricordando che

 in Europa l’abuso di bevande alcoliche rappresenta la prima causa di morte tra i giovani dai 15 ai 24 anni.

Anche la centrale Sores conferma che si sta affermando il fenomeno del bere per sballare sottolineando che nei mesi estivi aumentano i soccorsi per coma etilico.

Questi dati si intrecciano con quelli rivelati nella Relazione del Ministero della Salute al Parlamento secondo i quali nel 2017 il 51,5% dei ragazzi e il 45,6% delle ragazze di età compresa tra 11 e 24 anni ha consumato almeno una bevanda alcolica nel corso dell’anno; per entrambi i generi si registra un aumento rispetto all’anno precedente.

“La Relazione” – si legge nella premessa – “illustra il quadro epidemiologico che descrive il fenomeno correlato al consumo di bevande alcoliche nel nostro Paese aggiornato al 2017, i modelli di trattamento per l’alcoldipendenza e la capacità di assistenza dei Servizi alcologici con le eventuali criticità emerse”.

Dalla lettura dei dati raccolti emerge che

“nella fascia di età 11-24 anni è soprattutto diffusa la consuetudine di bere alcolici fuori dai pasti, con una frequenza di almeno una volta a settimana, ciò indica un comportamento nel consumo di alcol adottato in modo abituale e potenzialmente a rischio. Pertanto, possiamo considerare il consumo di alcol tra i giovani, a tutt’oggi, una criticità che suggerisce di mantenere alta l’attenzione su questa fascia di popolazione”.

In questo quadro problematico è intervenuta anche l’Autorità Garante per l’infanzia e l’adolescenza Filomena Albano

”Bisogna aumentare la frequenza dei controlli periodici, i cosidetti Bilanci di Salute tra i 10 e i 14 anni”

che ha indicato 13 azioni da adottare  a tutela dei diritti e della salute dei giovani fra le quali quella di riconoscere precocemente i preadolescenti a rischio di dipendenze, assegnando un ruolo importante ai pediatri e ai medici di famiglia e alle famiglie.

È, infatti, emerso che  l’abitudine da parte dei genitori ad avere almeno un tipo di comportamento a rischio nel consumo di bevande alcoliche sembra influenzare il comportamento dei figli: il 29,5% dei ragazzi di 11-24 anni che vivono in famiglie dove entrambi i genitori adottano comportamenti a rischio nel consumo di alcol ha abitudini non moderate nel bere alcolici, mentre tale quota scende al 16,4% tra i giovani con genitori che non bevono o consumano alcolici in maniera moderata.

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