L’UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, ha lanciato il primo appello per rispondere alla crisi in corso UNHCR COVID-19 Appeal – March 2020 sottolineando l’importanza di includere nell’emergenza che il mondo sta affrontando ogni individuo, compresi coloro che ancora oggi sono costretti a fuggire dai propri paesi: si stima, al riguardo, che sono oltre 70 milioni le persone costrette a vivere lontano dalle proprie case a causa di persecuzioni, conflitti, violenze e violazioni di diritti umani. Di queste, più di 20 milioni sono rifugiati, e l’84% è attualmente accolto da nazioni che dispongono di sistemi di assistenza medica, approvvigionamento idrico e servizi igienico-sanitari meno efficienti.
“Assicurare accesso incondizionato ai servizi di assistenza sanitaria, anche ai membri della comunità più emarginati, rappresenta il modo migliore di proteggere la salute di tutti noi. A chiunque, compresi rifugiati, richiedenti asilo e sfollati interni, deve essere garantito l’accesso alle strutture e ai servizi sanitari”. Filippo Grandi, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati.
Dei 100 i Paesi che hanno registrato al loro interno casi di trasmissione di COVID-19, 34 accolgono popolazioni di rifugiati che eccedono le 20.000 unità e che, al momento, fortunatamente non risultano contagiati dal virus.
“Allo stato attuale, e sulla base delle prove a nostra disposizione, non sono stati registrati casi di infezione da COVID-19 tra rifugiati e richiedenti asilo. Tuttavia, il virus può contagiare chiunque ed è responsabilità di noi tutti assicurare che la risposta mondiale includa ogni singolo individuo” Filippo Grandi, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati.
Prevenzione, preparazione e comunicazione sono necessari per contrastare l’emergenza in situazioni in cui rifugiati e sfollati interni si trovano a vivere in aree interessate da sovraffollamento o nelle quali i servizi di salute pubblica e di altro genere sono già prossimi al collasso o a corto di risorse.
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