Emergenza Coronavirus in Ecuador occorrono maggiori misure per tutelare i minori che rappresentano il 35% della popolazione. L’aggiornamento di Marco Fulgaro

Anche questo sabato torniamo in Ecuador con Marco Fulgaro che ci aggiorna sull’emergenza coronavirus nel Paese, arricchendo le sua parole con le testimonianze di due giovani volontari:

In questo periodo di emergenza l’attenzione di tutto il mondo è sui numeri: quanti contagiati, quanti morti, a quanto ammonta l’aumento giornaliero, quanti sono guariti…
Dietro i numeri, lo sappiamo, ci sono i volti di tante persone, tante famiglie e tanti minori che vivono gioie e dolori, ci sono vite.
In Ecuador vivono oltre 17 milioni di abitanti, dei quali circa il 35% è composto da minori, in famiglie con in media cinque componenti, ma condizioni molto diverse tra le grandi città e le aree rurali.
Negli ultimi anni la situazione dei minori è migliorata ma permangono alcuni problemi nell’educazione, nel sistema sanitario e, più in generale, nelle condizioni di vita delle famiglie più vulnerabili.
Una delle sfide che il Paese di trova ad affrontare è quella idrica, circa la metà delle famiglie che vivono nelle zone rurali infatti non ha accesso all’acqua potabile con problemi sanitari e di igiene. Dal 2015 sono proibiti i matrimoni minorili, fino a quel momento la legge consentiva di sposarsi a 12 anni per le femmine e a 14 per i maschi, ma il fenomeno rimane, come anche le gravidanze premature. Il livello di istruzione è notevolmente migliorato, ma il 6% dei minori rimane fuori dal circuito scolastico, mentre il 5% è impiegato in lavoro minorile .
Il tasso di povertà tra i minori si attesta al 40,7%, arrivando al 51% tra i minori indigeni, e il 15% di essi vive in estrema povertà . Con l’avvento del Coronavirus e le misure governative rivolte al contenimento dei contagi, emergono i problemi del sistema sanitario e l’approvvigionamento alimentare delle famiglie più povere.

La situazione più grave è quella della provincia del Guayas, dove i casi confermati di Coronavirus sono oltre 1500 con 51 morti, al 31 Marzo, in particolare a Guayaquil, la città più popolosa del Paese.

Abbiamo raccolto le testimonianze di Javier e M.Jordan, giovani animatori salesiani che hanno appena terminato un anno di volontariato nella comunità di Cuenca, svolgendo il loro servizio in centri educativi per bambini con condizioni socio-familiari svantaggiate.

“Ciao a tutti, sono Javier Concha, post-volontario della comunità San Giovanni Bosco, di Guayaquil.
Ad ora la situazione con il Coronavirus è aumentata in una maniera esponenziale a causa della provincia di Guayas, dove vivo. All’inizio non si dava molta attenzione alle norme del governo: per favore restare a casa, usare la mascherina, mettersi i guanti…si usciva normalmente, si facevano feste, io dovevo andare alla colonia vocazionale…e quindi per la provincia del Guayas l’Ecuador ora è il secondo Paese per numero di contagiati del Sud America. Ora le famiglie iniziano a preoccuparsi perché poco a poco il governo ha emanato misure più severe, come il coprifuoco, prima dalle 21 alle 5, poi dalle 16, ora dalle 14. E così molti istituti, le scuole, le università, posti di lavoro…tutto ora si fa in via telematica. Però allo stesso tempo con problemi di trasporto, di acquisti, ci sono le targhe alterne per circolare. Praticamente tutto ora è più limitato. Però si cerca di mantenere la calma. Alcune famiglie sono molto alterate, la maggior parte ha infettati tra parenti, conoscenti o nello stesso settore sanitario si dice un altro caso qui, quanti casi ancora si avranno? E poco a poco stanno aumentando questi casi…e speriamo che possa passare.”

“Sono Michael Jordan Carreño Mora, un giovane animatore salesiano di Manta, città della regione di Manabi.
La situazione del Paese e del mondo è molto grave per questa epidemia che stiamo attraversando, nella mia città la maggior parte della gente rimane chiusa in casa. Io vivo nel quartiere Leónidas Proaño, una zona molto vulnerabile e mi rendo conto che nonostante la paura e i rischi, la gente esce per cercare da mangiare per i propri figli. I negozi non sono molto forniti e i prezzi sono cresciuti, le famiglie devono faticare per riuscire a mangiare qualcosa. Come cattolico, io mi affido molto alla preghiera a casa, un momento per rafforzare l’unità familiare pregando e ringraziando per quel poco che abbiamo. Con l’aiuto di dio Padre questo finirà presto. Maria Ausiliatrice aiuti tutti gli indifesi nel mondo e soprattutto del nostro bel Paese Ecuador.”

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Javier Concha e Michael Jordan Carreño Mora

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