La gestione dell’emergenza Coronavirus nell’Istituto Penale per i Minorenni di Roma Casal del Marmo. Intervista a Stefano Anastasia Garante dei detenuti del Lazio

In questo momento di emergenza che investe l’intero Paese è fondamentale occuparsi della tutela della salute di ogni soggetto, con particolare attenzione alle categorie più vulnerabili e fragili. In particolare abbiamo rivolto la nostra attenzione ai ragazzi che si trovano all’interno dell’Istituto Penale dei Minorenni di Roma di Casal del Marmo.
A tal proposito abbiamo pensato di rivolgere un’intervista al Dott. Stefano Anastasia Garante dei diritti delle persone private della libertà personale della Regione Lazio – che ci ha aggiornato sulle misure sin ora adottate sottolineando come la crisi abbia accresciuto ancora di più un sentimento di solidarietà tra quanti operano nel settore penitenziario.

Come si sta gestendo l’emergenza sanitaria che sta vivendo in nostro Paese nell’Istituto Penale per i minorenni di Roma di Casal del Marmo?

È stato predisposto in una tensostruttura esterna il Triage per i nuovi ingressi; al momento non è stato fatto nessun tampone in quanto non vi è stato nessun caso, è stata comunque predisposta un’area per eventuali casi da porre in isolamento; il personale e i detenuti sono provvisti dei dispositivi di protezione individuali (le mascherine chirurgiche di uso comune).

I programmi di recupero e le attività di risocializzazione stano continuando? In particolar modo l’attività scolastica è possibile da realizzare in queste condizioni particolari?
Purtroppo, le attività sono tutte sospese, ma gli educatori e gli psicologi continuano a mantenere una presenza costante presso l’Istituto per fornire supporto ai ragazzi.
La scuola è al momento ugualmente sospesa, ma a breve verrà attivata una qualche forma di modalità online, probabilmente con invio di compiti da svolgere da parte dei docenti. Particolare attenzione si dovrà prestare ai ragazzi che dovranno affrontare la maturità. Sono certo che il personale docente potrà garantirgli tutto il supporto necessario.

I colloqui sono sospesi. Come avvicinare le famiglie ai ragazzi?
Sono state previste due telefonate a settimana per ogni ragazzo, un computer per palazzina per collegarsi a skype e 2 tablet per chiamate WhatsApp.
La Tim ha donato dei tablet, nell’ambito di un progetto proposto dal servizio psicologico della Asl Roma1 interno all’Istituto in collaborazione con il Centro di Giustizia Minorile per Lazio Abruzzo e Molise e con l’Istituto penale stesso, per facilitare le possibilità di contatto con i familiari, ma in prospettiva anche per colloqui con i servizi territoriali, con le comunità in vista di eventuali percorsi di accoglienza, e tra i servizi.

E per quanti non hanno un nucleo familiare alle spalle i servizi di assistenza riescono a seguire ancora i ragazzi?
Si, i servizi di assistenza continuano a mantenere la loro presenza.

C’è un messaggio che vuole lanciare in questo momento di particolare difficoltà sia ai ragazzi che a quanti operano nel settore?
Stiamo affrontando una prova difficile, che ci sta cambiando in profondità. Oltre la comprensibile apprensione, per se stessi e per le persone care, di qua o di là delle mura di casa o di un istituto penale, cresce un sentimento di solidarietà umana, anche dentro gli istituti di pena, tra i detenuti e il personale. Valorizziamo questo sentimento di solidarietà e quelle innovazioni che finalmente siamo stati costretti ad adottare anche in carcere, come le comunicazioni in via tecnologiche, e usciremo da questa prova migliori di come ci siamo entrati.

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