Giornata mondiale del gioco: i bambini hanno bisogno di giocare per crescere e per tornare alla normalità

Oggi si celebra il gioco, uno dei diritti riconosciuti in favore di tutte le bambine e i bambini dalla Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza.

Come è stato ampiamento affermato da molti studiosi e pedagogisti, il gioco riveste un ruolo primario nello sviluppo e nella crescita psico-fisica dei bambini, che ne favorisce la strutturazione dell’intera personalità. Tra gli elementi necessari per la maturazione psicofisica di un bambino, esso si configura come lo strumento privilegiato attraverso il quale il bambino esprime la sua identità e sviluppa le sue conoscenze.

“È nel giocare e soltanto mentre gioca che l’individuo, bambino o adulto, è in grado di essere creativo e di fare uso dell’intera personalità, ed è solo nell’essere creativo che l’individuo scopre il sé.” (Donald Woods Winnicott)

In particolare, il gioco svolge una funzione fondamentale per lo sviluppo delle capacità cognitive, motorie, affettive, relazionali e sociali, nonché per lo sviluppo di varie competenze essenziali per la costruzione della personalità. Dal punto di vista cognitivo, giocare stimola la memoria, l’attenzione, la concentrazione, la creatività e le abilità di ragionamento e di problem solving.

L’esperienza del gioco, consente al bambino anche di sperimentare, manipolare, interpretare e rappresentare la realtà esterna attraverso l’esplorazione attiva, nonché di scoprire e conoscere se stesso e il mondo circostante. Allo stesso tempo, permette al bambino di esprimere e comunicare il suo modo interno, i suoi vissuti e le sue emozioni, e di dare libero sfogo alla sua fantasia, alla sua immaginazione e alla sua creatività. Attraverso l’attività ludica, inoltre, il bambino sviluppa importanti abilità relazionali, in quanto inizia a consolidare l’interazione con gli altri, impara a rispettare le regole sociali, sperimenta dei modelli relazionali, la reciprocità, l’alterità, l’importanza della negoziazione e della condivisione.

“Giocare significa imparare a conoscere il mondo, l’altro, la relazione. È attraverso il gioco
che si cresce ed è qui che affondano le radici dell’interiorità. Giocare significa formarsi alla
scuola di vita.” (Raymonde Caffari-Viallon)

Il gioco rappresenta, pertanto, una preziosa opportunità di apprendimento e di socializzazione, attraverso cui il bambino scopre se stesso e la sua interiorità, comprende le sue attitudini, costruisce il significato del mondo ed impara a relazionarsi con gli altri.
Proprio per queste caratteristiche, il gioco assume un alto valore evolutivo e rappresenta una componente essenziale e imprescindibile nella vita di ogni bambino.

“I giochi dei bambini non sono giochi, e bisogna considerarli come le loro azioni più serie.” (Michel de Montaigne)

Il gioco acquisisce ancora più importanza dopo il periodo di lock down vissuto.

Molti genitori nei mesi scorsi hanno intrattenuto i propri bambini con giochi fai da te e con attività creative casalinghe, a volte, con grande fatica, perché non è mai facile far conciliare i bisogni dei più piccoli con impegni e lavoro.

“Il gioco è il lavoro del bambino”. (Montessori)

Ma ora è tempo di uscire, con le dovute precauzioni, e far giocare all’aria aperta bambine e bambini senza far vivere loro paure e limiti eccessivi, poiché si rischierebbe di privarli dei benefici che comporta la relazione con i pari.

I genitori non devono vivere con angoscia questa “nuova normalità” ma accompagnare i propri figli con serenità e consapevolezza verso la ripresa di tutte le attività ludiche.

Tutti gli adulti (genitori, operatori, animatori) sono chiamati a realizzare una nuova proposta progettuale che modifichi i “vecchi giochi” fatti di aggregazione e contatto fisico, creando “nuovi giochi” che prevedano il distanziamento sociale come una delle regole del gioco e non come una pesante imposizione.

Il compito non sarà facile, perché gli abbracci e la vicinanza fisica appaiono aspetti essenziali del gioco, ma sapremo inventare, anche con l’aiuto dei più piccoli, un nuovo modo di stare insieme, perché si può essere vicini anche con un sorriso, con le parole o con un gesto fatto a distanza.

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