Dai dati del Ministero dell’Istruzione risulta che nell’anno scolastico 2018/2019 degli 8.580.000 studenti delle scuole italiane circa 860.000 ragazzi/e sono di cittadinanza non italiana.
Rispetto al precedente A.S. 2017/2018 la popolazione scolastica è calata complessivamente di quasi 85 mila unità, pari allo 1,0%. Gli studenti con cittadinanza italiana hanno registrato una flessione di oltre 100 mila unità (-1,3%) a fronte di una crescita di 16 mila studenti con cittadinanza non italiana (+1,9%).
La maggioranza degli studenti stranieri è costituita da studenti di seconda generazione, cioè bambini e giovani nati in Italia da genitori non italiani.
I tassi di scolarità degli studenti con cittadinanza non italiana sono prossimi a quelli degli italiani sia nella fascia di età 6-13 anni (intorno al 100%), corrispondente alla scuola del 1° ciclo, sia nella fascia 14-16 anni, corrispondente al primo triennio di Secondaria di II grado (nella quale scendono al 90%). Al contrario, a 17 e 18 anni di età (ultimo biennio di Secondaria di II grado) il tasso di scolarità degli studenti con cittadinanza non italiana diminuisce fino al 66,7% rispetto all’80,7% degli studenti italiani.
La brusca interruzione della frequenza scolastica che avviene a 17 e 18 anni impedisce a un terzo degli studenti con cittadinanza non italiana di realizzare una formazione più completa per l’inserimento nel mondo del lavoro.
L’altro ambito educativo in cui la scolarità degli studenti con cittadinanza non italiana è nettamente inferiore a quella degli italiani, è la scuola dell’Infanzia. Tra i 3 e i 5 anni i bambini con cittadinanza non italiana presenti nelle scuole rappresentano il 79,2% dei bambini con cittadinanza non italiana residenti in Italia, mentre il dato raggiunge il 96% per i bambini italiani.
La maggioranza degli studenti con cittadinanza non italiana si concentra nelle regioni settentrionali (65%) quindi nelle regioni del centro (22%) e poco più del 13% nel mezzogiorno. La Lombardia si riconferma la regione con il più alto numero di studenti (217.933), circa un quarto del totale presente in Italia (25,4%).
Quasi la metà degli studenti con cittadinanza non italiana è di origine europea. La maggior parte degli studenti, ovvero il 46,3%, proviene da un paese europeo, seguiti dagli studenti di provenienza o origine africana (25,7%) e asiatica (20,1%). Assai più contenuta la percentuale degli studenti provenienti dall’America e dall’Oceania (7,9% e 0,03%).
Tra i Paesi europei la cittadinanza più rappresentata si conferma quella Rumena con quasi 158 mila studenti. Nell’insieme, gli studenti di origine rumena e albanese (116 mila unità) rappresentano quasi un terzo degli alunni stranieri in Italia (31,9%). Gli studenti marocchini, circa 105 mila (12,2%) costituiscono la comunità più consistente del continente africano nonché la terza in valore assoluto in Italia. Il secondo stato africano per numerosità di studenti è l’Egitto da cui provengono oltre 26 mila studenti.
Nell’ambito delle comunità asiatiche la cittadinanza più numerosa è senz’altro quella cinese con oltre 55 mila studenti (6,4%). Seguono gli studenti di origine indiana e filippina che rappresentano rispettivamente il 3,3% e il 3,1% degli studenti con cittadinanza non italiana.
Non è facile garantire la regolarità del percorso scolastico per gli studenti di origine migratoria. Il ritardo degli studenti con cittadinanza non italiana è spesso conseguente a inserimenti, al primo accesso al sistema scolastico italiano, in classi inferiori a quelle corrispondenti all’età anagrafica, a cui si aggiungono lungo il percorso le non ammissioni alla classe successiva.
Nonostante i miglioramenti, le distanze tra gli studenti italiani e quelli di origine migratoria rimangono notevoli. Nell’A.S. 2018/2019 gli studenti italiani in ritardo sono il 9,1% contro il 30,1% degli studenti con cittadinanza non italiana. Il massimo divario si riscontra nella scuola Secondaria di II grado dove le percentuali diventano rispettivamente 19,3% e 57,0%.
Una conseguenza allarmante del ritardo scolastico è senz’altro costituita dall’abbandono: gli alunni con cittadinanza non italiana sono quelli a più alto rischio di abbandono, pari al 37,6% a fronte di una media nazionale del 14,5%.
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