Rapporto annuale sulla sicurezza alimentare globale: quasi 690 milioni di abitanti del pianeta soffrono la fame

Dal rapporto annuale sulla sicurezza alimentare globale “The State of Food Security and Nutrition in the World” emerge che negli ultimi 5 anni decine di milioni di individui in tutto il mondo sono sottoalimentati cronici e quasi 690 milioni di abitanti del pianeta hanno sofferto la fame: un numero superiore di 10 milioni di unità rispetto all’anno precedente e di quasi 60 milioni in più rispetto a cinque anni fa.

In totale, sono circa 2 miliardi, nel mondo, le persone che affrontano livelli moderati o gravi di insicurezza alimentare.

L’Asia rimane la regione con il più elevato numero di persone denutrite (381 milioni), seguita dall‘Africa (250 milioni), e dall’America Latina (48 milioni).

Il rapporto è frutto della collaborazione tra l’agenzia ONU per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), il Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo (IFAD), il Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite (WFP), l’UNICEF e l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).

La situazione è destinata a peggiorare a causa della pandemia di COVID-19: si prevede, infatti, che da qui alla fine dell’anno altri 130 milioni di abitanti del pianeta saranno malnutriti.

Anche se non si è ancora in grado di valutare con certezza l’impatto reale del lockdown, il rapporto stima che entro la fine dell’anno da 83 a 132 milioni di persone in più, nel mondo, potrebbero soffrire la fame a causa della recessione economica innescata dalla crisi.

Questa battuta d’arresto mette ulteriormente a rischio il conseguimento dell’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile 2, che prevede l’azzeramento della fame nel mondo per il 2030

“a distanza di cinque anni dall’impegno assunto dalla comunità internazionale per porre fine alla fame, all’insicurezza alimentare e a tutte le forme di malnutrizione entro il 2030, siamo ancora ben lontani dal raggiungere questo obiettivo.”

Le più recenti stime rivelano che 3 miliardi di individui o più non possono permettersi un’alimentazione sana.

Nell’Africa subsahariana e nell’Asia meridionale, il 57% della popolazione versa in questa condizione, ma il fenomeno non risparmia alcuna regione, comprese America settentrionale ed Europa.

Dal rapporto si evince che nel 2019 un numero compreso tra un quarto e un terzo di bambini di età inferiore ai cinque anni (191 milioni) era sottosviluppato o denutrito, ossia presentava ritardi nella crescita o eccessiva magrezza, mentre altri 38 milioni di bambini al di sotto dei cinque anni erano in sovrappeso.

A livello globale, meno di un bambino su tre tra i 6-23 mesi di età (29%) soddisfa la diversità dietetica minima, ovvero mangia cibi di almeno cinque gruppi di alimenti.

Quasi tre bambini su cinque di età compresa tra 6 e 23 mesi soddisfano la diversità alimentare minima in America centrale rispetto a solo uno su cinque nell’Asia meridionale e nell’Africa centrale.

Nel complesso, non ci sono differenze notevoli nella diversità alimentare tra ragazzi e ragazze, ma vi sono forti disparità nella prevalenza della diversità dietetica minima date dal luogo di residenza (urbano / rurale) e dallo stato di ricchezza. La prevalenza di bambini che mangiano cibi di almeno cinque gruppi di alimenti è in media 1,7 volte maggiore tra i bambini che vivono nelle aree urbane rispetto alle zone rurali e tra quelli che vivono nelle famiglie più ricche rispetto ai più poveri.

Guardando i modelli di consumo per gruppo alimentare, tre bambini su quattro consumano cereali / cibi ricchi di amido e latte materno. I principi guida dell’Organizzazione panamericana della sanità (OPS) e dell’OMS indicano che i cibi a base di carne e le uova dovrebbero essere consumati quotidianamente (o il più spesso possibile) perché sono fonti ricche di molti micronutrienti chiave come il ferro e lo zinco. Tuttavia, meno di un bambino su tre ha consumato cibi a base di carne come carne, pollame e pesce e solo un bambino su cinque ha consumato uova il giorno precedente.

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