”Restituire il Futuro” pubblicato il nuovo Indice Regionale sul maltrattamento all’Infanzia in Italia

 

Presentato “L’Indice Regionale sul maltrattamento all’Infanzia in Italia- Restituire il Futuro” – curato da Cesvi, Autorità Garante Infanzia e Adolescenza, Istat, MIUR, Istituto degli Innocenti, CISMAI, Consiglio Nazionale Ordine Assistenti Sociali-.

L’indice valuta come il contesto socio-economico e i servizi presenti nelle varie regioni possano incidere, positivamente o negativamente, sul benessere dei bambini/e o, viceversa, sulla loro vulnerabilità a fenomeni di maltrattamento.

Tutte le forme di maltrattamento hanno conseguenze gravi non solo sui bambini/e, ma anche sulla società: gli ex bambini maltrattati, sono oggi adulti che vivono con un pesante fardello di dolore che spesso scaricano sui propri figli, generando un circuito vizioso di trasmissione intergenerazionale.”

In Italia si stima che 47,7 minorenni su 1.000 siano seguiti dai servizi sociali. Di questi quasi 100.000 sono vittime di maltrattamento.

Nel capitolo dedicato all’analisi del periodo Covid-19, si evidenzia come l’emergenza e il lockdown abbiano moltiplicato i fattori di rischio per il maltrattamento all’infanzia: l’interruzione di molte attività dei servizi sociali ha causato un abbassamento dei livelli di monitoraggio, così come la chiusura delle scuole ha fatto mancare un’importante antenna per individuare il disagio. Durante il lockdown è aumentato il rischio di maltrattamento per bambini/e che già vivevano in famiglie fragili o conflittuali. Nelle regioni del Nord i bambini hanno sofferto di più la paura e il trauma dei lutti, al Sud hanno invece risentito delle peggiori condizioni economiche.

Si parla di un’Italia a due velocità: si conferma l’elevata criticità dei territori del Sud Italia che rispetto alla media nazionale registrano peggioramenti sia tra i fattori di rischio che tra i servizi. Solo la Sardegna registra un peggioramento dei fattori di rischio e un miglioramento dei servizi. Le otto regioni del nord Italia sono tutte al di sopra della media nazionale, mentre nel mezzogiorno si riscontra un’elevata criticità: le ultime quattro posizioni dell’Indice sono occupate da Campania (20°) Calabria (19°), Sicilia (18°) e Puglia (17°). Tra le regioni “virtuose” – con bassi fattori di rischio e un buon livello di servizi sul territorio – si confermano Emilia-Romagna, Veneto, Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Toscana e quest’anno, in aggiunta rispetto al 2019, anche il Piemonte.

RACCOMANDAZIONI
– sviluppare un sistema informativo puntuale sul tema del maltrattamento all’infanzia
– aumentare investimenti e strumenti di governance per ridurre il divario territoriale
– adottare un approccio multidimensionale per politiche dirette e indirette di prevenzione e contrasto al maltratta- mento.
– costruire politiche di medio-lungo termine per incidere sul cambiamento dei comportamenti umani.
– sostenere e sviluppare negli adulti e nei bambini/e il concetto della resilienza intesa come la strategia strutturale non solo di carattere “difensivo” ma anche di tipo propositivo e costruttivo, che permette agli individui di superare gli effetti dolorosi del maltrattamento all’infanzia, facendo leva sulle proprie risorse interne, trasformando forme di stress estremamente deleterie in occasioni di crescita. La resilienza non è una capacità innata, ma può essere sostenuta e sviluppata negli adulti e nei bambini anche grazie dall’azione di professionisti. La resilienza è stata introdotta anche nelle strategie di intervento internazionali sul maltrattamento all’infanzia elaborate dalla WHO (Organizzazione Mondiale per la Sanità). Il piano strategico I.N.S.P.I.R.E., mirato ad attuare la Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza dell’ONU, indica due ambiti di intervento per lo sviluppo della resilienza nei bambini e nelle loro famiglie: l’istruzione e lo sviluppo delle capacità umane e il supporto a genitori e caregiver. In particolare si raccomanda lo sviluppo della resilienza nelle scuole (school based programs), attraverso percorsi di formazione sulle capacità personali e sociali (life and social skills training) e nelle famiglie grazie a programmi centrati sulla genitorialità positiva (positive parenting) e sull’home visiting.

 

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