La onlus Terre des Hommes ha presentato il nono dossier “Indifesa sulla condizione delle bambine e delle ragazze nel mondo” contenente i nuovi dati sulle violenze e discriminazioni contro le giovani donne.
Nonostante ieri si sia celebrata la giornata internazionale delle bambine, dai dati emergono ancora situazioni preoccupanti che riguardano le bambine e le giovani donne di tutto il mondo.
Il report analizza anche i riflessi determinati dall’emergenza sanitaria di questi ultimi mesi: il Covid-19 ha acuito le diseguaglianze, anche di genere, dovute alla temporanea chiusura di luoghi di relazione determinanti per le nuove generazioni, aumentando l’esposizione a fenomeni di violenza sessuale, cyberbullismo, pornografia. Si registra già un preoccupante aumento degli abusi, dei matrimoni forzati, dell’abbandono scolastico, del cyberbullismo, della violenza sessuale online e delle mutilazioni genitali femminili.
Se da un lato sono stati fatti grandi progressi a livello globale nel contrastare i matrimoni e le gravidanze precoci, le mutilazioni genitali femminili o la partecipazione scolastica delle bambine, dall’altro continua la persistente sperequazione nelle opportunità lavorative, nella rappresentanza politica e nelle retribuzioni, così come l’aumento, anche in luoghi insospettabili, degli aborti selettivi, della violenza di genere e delle discriminazioni online o della pornografia che, nella sola Italia, ha visto un aumento del 333% negli ultimi 10 anni.
Nascere donna è ancora considerato un “problema” in molti Paesi del mondo dove si praticano l’infanticidio delle bambine e gli aborti selettivi. L’aumento della selezione del sesso è allarmante in quanto riflette il persistente stato di inferiorità, anche numerica, di donne e ragazze. Secondo i dati diffusi da UNFPA (Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione) sulla base dei censimenti avvenuti nel mondo tra il 2009-2014, i Paesi con il più alto tasso di disparità tra i sessi alla nascita sono Cina, Azerbaijan, Armenia, Georgia, Albania, Montenegro, Macedonia, India, Singapore e Vietnam.
Anche se la quantità esatta di ragazze e donne in tutto il mondo che ha subito mutilazioni genitali rimane sconosciuta, si registra un trend globale in calo. I dati disponibili, provenienti da sondaggi rappresentativi su larga scala, dimostrano che la pratica è fortemente concentrata in una fascia di Paesi dalla Costa Atlantica al Corno d’Africa, in aree del Medio Oriente come l’Iraq e l’Oman e in alcuni Paesi dell’Asia come Indonesia e Maldive, con ampie varianti.
Un altro problema analizzato nel Dossier riguarda i matrimoni precoci: povertà, insicurezza e accesso limitato a un’istruzione di qualità e a valide opportunità di lavoro fanno sì che questa pratica venga vista come l’opzione migliore per le ragazze o come un modo per i genitori di mitigare le difficili circostanze economiche della famiglia. Si calcola che nel 2018 vivevano nel mondo 70,9 milioni di spose bambine (il problema è più acuto in Asia meridionale, Africa Sub-Sahariana e in determinate zone dell’America Latina e dei Caraibi).
La maternità precoce è una diretta conseguenza dei matrimoni precoci: nell’Africa sub-sahariana – secondo un’analisi dei dati demografici e sanitari condotta da Unicef in 34 Paesi- tra le donne dai 20 ai 24 anni che si sono sposate prima dei 18 anni, il 96% ha avuto dei figli. Tra queste, il 56% aveva partorito entro il primo anno di matrimonio e il 28% ha avuto un altro bambino a meno di 24 mesi dalla prima nascita. In America Latina e nei Caraibi, l’86% delle baby spose ha partorito prima di raggiungere i 20 anni, rispetto34% di coloro che si sono sposate dopo la maggiore età. In India, tra le donne che si sono sposate prima dei 18 anni, il 60% ha partorito prima di raggiungere i 18 anni e il 79% prima dei 20 anni.
Ancora troppe bambine e ragazze sono vittime di violenza sessuale, psicologica, domestica, di molestie a sfondo sessuale nei luoghi pubblici e online. Nel mondo si calcola che almeno 15 milioni di ragazze (dai 15 ai 19 anni) abbiano vissuto esperienze di rapporti sessuali forzati o altro tipo di atti a sfondo sessuale in un momento della loro vita, quasi sempre da parte del partner. L’incertezza di riuscire ad avere giustizia e la mancanza di sicurezza spesso porta a subire passivamente questi abusi quasi fossero normali, invece di denunciarli.
Con la pandemia le situazioni allarmanti descritte rischiano di peggiorare è per questo che viene richiesto uno sforzo da parte di tutti affinché ciascuna bambina e giovane donna abbia la “possibilità vera di crescere e costruire un futuro all’altezza dei suoi sogni”.
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