La crisi sanitaria che stiamo vivendo ha avuto profonde ripercussioni e sicuramente lascerà un segno indelebile su tutti gli aspetti della vita pubblica e privata.
Il nuovo Rapporto 2020 “L’Italia e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile”, dell’AsviS analisi (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile) descrive l’andamento dell’Italia e dell’Europa verso i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals) dell’Agenda 2030 dell’Onu.
Il Rapporto evidenzia le problematiche emerse negli ultimi mesi e con cui ancora dovremo ancora confrontarci, dalle centinaia di milioni di giovani che hanno dovuto interrompere la scuola, ai disoccupati e i nuovi poveri che la pandemia ha determinato, dal cambiamento negli stili di vita, alla consapevolezza della vulnerabilità del modello di sviluppo finora seguito.
Quanto emerge dal Rapporto è che “ la pandemia fa male allo sviluppo sostenibile” perché comporta arretramenti per molti dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile, dalla lotta alla povertà alla salute e all’educazione, dallo sviluppo del reddito e dell’occupazione alle condizioni delle imprese, dalla riduzione delle disuguaglianze alla qualità della vita.
Il peggioramento delle condizioni igienico-sanitarie, il blocco della didattica, la crisi economica e l’aumento della disoccupazione, l’accresciuta violenza contro le donne durante i periodi di lock- down, le difficoltà finanziarie dei Paesi più poveri, sono solo alcuni dei fenomeni che stanno impattando negativamente su molti dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile.
Una delle fasce di popolazione duramente colpita dalla crisi è quella delle bambine e dei bambini, che hanno subito un forte peggioramento dei sistemi educativi (Goal 4): la chiusura forzata delle scuole ha infatti colpito il 90% della popolazione studentesca, aumentando le disparità tra chi ha i mezzi per istruirsi (computer, connessione inter- net) e chi non ne dispone, andando ad aggravare le situazioni già problematiche.
Ma l’emergenza scolastica non è l’unico problema che riguarda i più piccoli.
Secondo il rapporto “Global education monitoring (GEM) 2020”, pubblicato dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura (UNE- SCO), già prima della crisi circa 258 milioni di bambini e bambine, adolescenti e giovani – vale a dire il 17% del totale a livello mondiale – non aveva accesso alla scuola.
Anche prima della pandemia, per il Goal 2 “Sconfiggere la fame” era emersa l’interruzione della tendenza positiva registrata nella prima metà del decennio. Nel 2019 la quota di persone colpite da grave insicurezza alimentare è pari al 26,4% della popolazione mondiale, con una quota del 6,9% per i bambini e le bambine di età inferiore a cinque anni che risultano denutriti/e.
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