È stato da poco diffuso il report di Openpolis dal titolo: Scelte compromesse. Gli adolescenti in Italia, tra diritto alla scelta e impatto della povertà educativa”[1]. Un documento importante che guarda ai molteplici presupposti, familiari e ambientali, che condizionano la fase dello sviluppo dei più giovani e il suo esito, spesso caratterizzato da tratti d’iniquità.
L’analisi si sofferma su alcuni dei fattori che limitano le opportunità degli adolescenti nel decidere in modo consapevole circa il proprio futuro.
In primo luogo i divari sociali. Il Report, riferendosi ai dati diffusi dall’istituto nazionale di statistica, segala l’aumento della povertà assoluta delle famiglie italiane[2]. A ciò si aggiungono i divari territoriali e i problemi legati alle condizioni abitative, con il 41,9% dei minori che si trova a vivere in abitazioni sovraffollate, e il 7% costretto ad affrontare anche disagi abitativi, come possono essere problemi strutturali o scarsa luminosità della casa. Non meno rilevante è il divario tecnologico[3]. Il documento evidenzia infatti come il numero delle famiglie sfornite di mezzi digitali fosse non indifferente già prima dell’emergenza Covid-19[4].
Non ultima, la questione dell’abbandono scolastico, maggiore nei territori più fragili dal punto di vista sociale ed economico. Si evidenzia inoltre come il livello d’istruzione dei genitori influisca di fatto sul rischio di abbandono scolastico dei figli, aumentandolo. I dati rivelano che, nei 2/3 dei casi, i figli di coloro che non hanno il diploma non si diplomano a loro volta.
Un quadro insomma poco rassicurante, nel quale il peso dell’emersione di nuove forme di povertà, sommate alle fragilità già presenti in epoca pre-pandemica, pesano principalmente sui minori[5], fisiologicamente sprovvisti di quelle risorse emotive, psicologiche e morali legate al completo sviluppo della personalità e all’acquisizione di un ruolo sociale, elementi che consentono invece agli adulti un diverso tipo di adattamento in situazioni di crisi.
E se la pandemia ha reso ancor più evidenti le disuguaglianze tra i giovanissimi, è fondamentale elaborare soluzioni concrete volte a garantire un “diritto alla scelta” che sia reale e pertanto esercitabile, a partire dall’impegno contro quella che è stata definita “l’ereditarietà della condizione di partenza di ragazzi e ragazze”.
Permettere agli adolescenti di decidere liberamente e in piena consapevolezza il proprio percorso dipende prima di tutto dalla rimozione di quegli ostacoli culturali, sociali, economici e familiari che hanno natura patologica e che minano o comunque penalizzano la crescita e l’espressione della loro personalità. La società ha il dovere d’interrogarsi sul compito che le spetta, e ripensare se stessa prima di tutto come comunità educante, che offra opportunità “anche dove mancano” e fornendo ai giovani non solo strumenti di formazione e di crescita generali e comuni per tutti, ma anche specifici e adattabili, per consentir loro di realizzare pienamente nel mondo il valore di cui sono già portatori.
[1] Per la lettura integrale del Report si rinvia al seguente link: L’adolescenza e il diritto di scegliere il proprio futuro – Openpolis
[2] Prima dell’emergenza sanitaria (2019), il 9,2% delle famiglie con almeno un figlio si trovava in povertà assoluta (contro una media del 6,4%). Quota che tra i nuclei con 2 figli supera il 10% e con 3 o più figli raggiunge addirittura il 20,2%
[3] Si segnala il breve approfondimento sul tema in un precedente articolo dell’Osservatorio al link: Osservatorio Salesiano per i diritti dei minori (minorididiritto.org)
[4] Già prima della pandemia il 5,3% delle famiglie con un figlio dichiarava di non potersi permettere l’acquisto di un computer.
[5] Si legge nel Report: “L’esperienza della pandemia è stata ed è spesso tuttora vissuta in modo molto diverso sul territorio nazionale. Con effetti che gravano soprattutto sui minori e le loro famiglie. Si pensi all’impatto del lockdown per i bambini e i ragazzi che vivono in case sovraffollate, oppure alla possibilità di svolgere la didattica a distanza dove mancano i dispositivi o l’accesso alla rete veloce. In questo quadro, ci sono anche una serie di specificità per gli adolescenti che non devono essere sottovalutate. A partire da quelle legate alle esperienze di vita che si maturano a quell’età, e che sono, almeno in parte, mancate. Inoltre, resta centrale la questione del superamento dei divari digitali per garantire accesso all’istruzione, anche in considerazione del fatto che gli studenti delle superiori sono stati i primi a tornare in modalità didattica a distanza.”
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