La povertà educativa digitale e il suo impatto nella nuova indagine di Save the Children. Nel 2020 povertà minorile al suo massimo storico

In Italia, la povertà minorile, nell’arco di poco più di dieci anni, è aumentata di dieci punti percentuali e nel 2020 ha raggiunto il suo massimo storico dal 2005, registrando la quota record di 1 milione e 346 mila di minori in condizioni di povertà assoluta (pari al 13,6%), 209mila in più rispetto all’anno precedente (Fonte ISTAT, 2020).

Si tratta di una cifra drammatica destinata ad espandersi ulteriormente con la crisi economica scatenata dall’emergenza pandemica e determinata, in larga misura, dal consistente numero di genitori che, nell’ultimo anno, hanno perso il lavoro (circa 345.000).

Inoltre, sempre in quest’ultimo periodo è emersa una nuova dimensione della povertà educativa: la povertà educativa digitale, da intendersi come la “privazione delle opportunità per apprendere, ma anche sperimentare, sviluppare e far fiorire liberamente capacità, talenti e aspirazioni, attraverso l’utilizzo responsabile, critico e creativo degli strumenti digitali”.

Questo è l’allarme denunciato da Save the Children nel nuovo Rapporto “Riscriviamo il futuro: una rilevazione sulla povertà educativa digitale”.

Nonostante il considerevole tempo trascorso, in quest’ultimo anno, a stretto contatto con la dimensione del digitale, molti studenti e studentesse in Italia risultano ancora impreparati e sprovvisti delle competenze necessarie ad affrontare il mondo digitale, riportando notevoli lacune nella conoscenza e nell’utilizzo degli strumenti tecnologici.

È quanto emerge dalla prima indagine pilota sulla povertà educativa digitale, realizzata da Save the Children, in collaborazione con il CREMIT, svolta in undici città italiane, su un campione di 772 bambini di 13 anni.

I risultati della ricerca mostrano che circa un quinto dei ragazzi partecipanti all’indagine non è in grado di rispondere correttamente a più della metà delle domande proposte per valutare le competenze nell’utilizzo degli strumenti digitali, né eseguire semplici operazioni con i mezzi informatici, come identificare una password sicura (10%), condividere lo schermo durante una videochiamata (11%), inserire un link interattivo in un file di testo (32,8%), scaricare un file dalla piattaforma della scuola (29,3%), utilizzare un browser per l’attività didattica (32,8%).

Inoltre, quasi 1 ragazzo su 3 ha dichiarato di non avere un tablet a casa (il 30.4%), mentre 1 su 7 di non avere neanche un pc (il 14.2%) e più della metà (il 54%) vive in abitazioni dove ciascun membro della famiglia ha a disposizione meno di un dispositivo.

Secondo la rilevazione svolta, poi, una quota significativa dei ragazzi intervistati non conosce le regole inerenti all’età minima per avere un profilo sui social: il 31,1% pensa che l’età minima per avere un profilo sui social (ad esempio TikTok o Instagram) sia inferiore ai 13 anni e circa il 7% ritiene che l’età per poter accedere ai social sia 10 anni o meno. Il 56,8%, invece, non è a conoscenza delle regole relative alla cessione ai social della propria immagine e il 30,3% non conosce i passaggi per rendere un profilo social accessibile soltanto ai propri amici. Infine, il 31,2% dei minori non ha consapevolezza delle conseguenze legali riguardanti la condivisione di contenuti offensivi sui social e il 46,1% non è in grado di riconoscere una fake news.

Come anche per le altre dimensioni della povertà educativa, dalla ricerca si evidenzia che la condizione socio-economica delle famiglie rappresenta un fattore in grado di influire sul livello di competenze alfabetiche digitali: maggiore è il titolo di studio dei genitori, minore è l’incidenza della povertà educativa legata alle competenze digitali. Del resto, bisogna pur considerare che le famiglie più svantaggiate dal punto di vista socio-economico sono anche quelle in cui la presenza di strumenti quali tablet e pc è minore.

Proprio per combattere la povertà educativa e digitale e far ascoltare la voce dei tanti bambini, bambine e adolescenti che nell’ultimo anno si sono sentiti “invisibili”, Save the Children rilancia la campagna Riscriviamo il futuro, invitando a firmare il Manifesto elaborato in collaborazione con i ragazzi del Movimento Giovani Sottosopra, all’interno del quale viene chiesto agli adulti di ricominciare finalmente a guardare i ragazzi e i loro diritti, per farli uscire dall’invisibilità e metterli al centro delle politiche di rilancio del Paese, spendendo maggiore attenzione sulla scuola e sulle opportunità educative.

È possibile scaricare il Rapporto completo qui.

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