10 ottobre – Giornata Mondiale della Salute Mentale. Con la pandemia, cresce il disagio mentale dei più giovani. L’allarme Unicef: un adolescente su 7 ha un disturbo mentale

Il 10 ottobre di ogni anno ricorre la Giornata Mondiale della Salute Mentale (World Mental Health Day), istituita nel 1992 dalla Federazione Mondiale per la Salute Mentale (WFMH) insieme all’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).

Come ampiamente denunciato, la pandemia ha avuto un forte e drammatico impatto sulle condizioni di vita di molti bambini e adolescenti, generando gravi ripercussioni anche sul benessere psicologico e sulla salute mentale dei più giovani, a causa della compressione di alcuni diritti fondamentali, quali il diritto alla socialità, all’apprendimento a scuola, al gioco e allo sport.

Le restrizioni alla libertà, lo stato di isolamento, la mancanza di relazioni, la chiusura degli istituti scolastici e una situazione di prolungato stress hanno inciso pesantemente sull’equilibrio psicologico di bambini e adolescenti, amplificando alcuni disturbi preesistenti e favorendo anche l’insorgenza di nuovi casi.

In particolare, tra le problematiche più frequenti manifestate dagli adolescenti dopo un anno di pandemia, vengono citate: ansia, stati depressivi, disturbi del sonno, attacchi di panico, aggressività, irritabilità e, nei casi più gravi, autolesionismo e tentativi di suicidio.

Come riferiscono i professionisti del settore, nel corso della pandemia, i disturbi mentali da parte di bambini e adolescenti si sono acuiti e hanno subito un preoccupante e drastico aumento, portando ad un netto incremento delle richieste di aiuto. Un forte allarme in questo senso è stato lanciato dal prof. Stefano Vicari – ordinario di Neuropsichiatria Infantile presso l’Università Cattolica di Roma e primario all’Ospedale Bambino Gesù –, il quale a più riprese ha denunciato che, soprattutto con la seconda ondata pandemica, la situazione è diventata critica e i ricoveri sono aumentati del 30%.

Nello specifico, tra gli adolescenti sono cresciuti vertiginosamente i casi di autolesionismo, i tentativi di suicidio e i disturbi alimentari; allo stesso tempo si è abbassata l’età media di comparsa di questi fenomeni.

Secondo i dati raccolti presso l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, il numero delle consulenze specialistiche effettuate per ideazione suicidaria e tentativi di suicidio è quasi raddoppiato, raggiungendo il 63% nel gennaio 2021 rispetto al 39% dello stesso mese del 2020, così come sono aumentate le ospedalizzazioni per le stesse problematiche, dal 17% del gennaio 2020 al 45% del totale nel gennaio 2021; mentre i comportamenti autolesivi sono stati rilevati nel 52% dei ricoveri di gennaio 2021, in crescita rispetto al 29% dell’anno precedente.

Numeri preoccupanti giungono anche dal Rapporto pubblicato di recente dall’Unicef, dal titolo: “La condizione dell’infanzia nel mondo 2021 – Nella mia mente: promuovere, tutelare e sostenere la salute mentale dei bambini e dei giovani[1], in cui si stima l’impatto della pandemia sulla salute dei più giovani.

Dal rapporto emerge che a livello globale, il numero di bambini e adolescenti affetti da disturbi mentali è ancora troppo elevato e l’emergenza sanitaria ha peggiorato ulteriormente la situazione.

Secondo le stime contenute nel nuovo rapporto, nel mondo, più di un ragazzo su 7, di età compresa tra i 10 e i 19 anni, convive con un disturbo mentale diagnostico, con una prevalenza del sesso maschile (89 milioni di ragazzi contro 77 milioni di ragazze). Tra i disturbi mentali diagnosticati prevalgono ansia e depressione, che rappresentano circa il 40% dei casi. I tassi in percentuale più elevati di problemi diagnosticati si riscontrano in Medio Oriente e Nord Africa, in Nord America e in Europa Occidentale.

In alcuni casi, il disagio può diventare insopportabile e lasciare i giovani con la sensazione di non avere una via di uscita, tanto che, stando ai preoccupanti dati rivelati nel rapporto Unicef, ogni anno 46mila ragazzi si tolgono la vita. Per gli adolescenti di età compresa tra i 15 e i 19 anni, il suicidio costituisce una delle prime cinque cause di morte nel mondo e in Europa occidentale è addirittura la seconda dopo gli incidenti stradali.

Sul fronte dei fattori predittivi, dal rapporto emerge come all’origine dei disturbi mentali vi sia un mix nocivo di genetica, esperienze e fattori ambientali che incidono fin dai primissimi giorni di vita, tra cui il ruolo dei genitori, la scolarizzazione, la qualità delle relazioni, l’esposizione alla violenza o ad abusi, la discriminazione, la povertà, le crisi umanitarie e le emergenze sanitarie come quella attuale legata al Covid-19, in grado di influenzare la salute mentale dei bambini per tutto il corso della loro vita.

Al contrario, fattori protettivi, quali persone che si prendono cura di loro, ambienti scolastici sicuri e relazioni positive tra coetanei, possono contribuire a diminuire il rischio di disturbi mentali.

All’interno del nuovo rapporto viene, inoltre, presentato un sondaggio, condotto dall’Unicef e da Gallup in 21 paesi, che stima il costo psicologico della pandemia, le cui ricadute potrebbero essere avvertite per molti anni. Secondo i risultati del sondaggio, in media un giovane su 5 (il 19%) tra i 15 e i 24 anni ha riferito di sentirsi spesso depresso o di avere poco interesse nello svolgimento di attività.

L’interruzione della routine, dell’istruzione, delle attività ricreative, così come la preoccupazione per il reddito familiare e la salute – spiega il rapporto – rende molti giovani spaventati, arrabbiati, fragili e preoccupati per il loro futuro.

L’impatto del Covid-19 sul benessere dei più giovani è significativo ma, come ha dichiarato la direttrice generale dell’Unicef, Henrietta Fore, “è solo la punta dell’iceberg. Anche prima della pandemia, troppi bambini erano gravati dal peso di problemi non affrontati di salute mentale”.

Si denuncia, infatti, il persistere di ampi divari tra le necessità in materia di salute mentale e i finanziamenti dedicati: in base a quanto riportato nel rapporto, a livello globale, viene destinato agli interventi per patologie mentali soltanto il 2% dei fondi governativi per la salute.

Di fronte a questo, secondo l’Unicef occorrono investimenti urgenti nella salute mentale dei bambini e degli adolescenti in tutti i settori, così come è importante rompere il silenzio che circonda le problematiche di salute mentale, affrontando la stigmatizzazione e promuovendo una migliore comprensione della salute mentale.


[1] Per maggiori approfondimenti si rimanda al seguente link.

Rispondi

Up ↑

Scopri di più da Osservatorio Salesiano per i diritti dei minori

Abbonati ora per continuare a leggere e avere accesso all'archivio completo.

Continue reading