Rapporto “Contrastare le disuguaglianze educative: partecipazione studentesca e orientamento scolastico”: le criticità strutturali della scuola italiana e le aree di intervento per contrastarle

È online il rapporto di ricercaContrastare le disuguaglianze educative: partecipazione studentesca e orientamento scolastico”, realizzato da Percorsi di secondo welfare su incarico di ActionAid Italia: un’analisi per riflettere sulle aree di intervento strategiche per contrastare le diseguaglianze educative all’interno della scuola.

Nel rapporto si rileva come il sistema d’istruzione italiano sia oggi interessato da una serie di criticità strutturali, riguardanti i bassi livelli di competenze acquisite dagli studenti, gli alti tassi di dispersione e abbandono scolastico, la riproduzione delle disuguaglianze sociali di partenza, che minano la capacità della scuola di favorire la mobilità intergenerazionale.

Con riferimento alla prima criticità, nel rapporto si sottolinea che «Il raggiungimento di un adeguato livello di competenze è fondamentale per l’integrazione della persona nella società e il pieno esercizio dei diritti di cittadinanza». Tuttavia, le competenze degli studenti italiani si sono sempre mantenute al di sotto della media Ocse per quanto riguarda lettura e scienze, e in linea con essa in matematica. I dati sulle competenze destano ancora più preoccupazione se si considerano le differenze territoriali interne al Paese e in particolare il consistente divario tra Nord e Sud, nonché quelle tra aree interne e centri urbani.

Altri dati mostrano che il nostro Paese è caratterizzato da alti tassi di dispersione e abbandono scolastico. Sebbene, nel nostro Paese, nel periodo compreso tra il 2011 e il 2020, il tasso di abbandono sia diminuito, passando dal 18% al 13,1%, l’obiettivo europeo di ridurlo al di sotto del 10% non è stato raggiunto; anche in questo caso con marcati divari territoriali a svantaggio soprattutto delle regioni del Sud. Inoltre, nel 2020 il tasso di abbandono scolastico registrato nel nostro Paese era il più alto in Europa, dopo quello di Spagna, Malta e Romania.

Come si legge nel rapporto, «uno dei principali fattori che influenza la probabilità di lasciare precocemente gli studi è la situazione socio-economica familiare: i giovani che abbandonano la scuola hanno maggiori probabilità di avere genitori disoccupati, con basso reddito o basso titolo di studio».

L’abbandono scolastico, pertanto, colpisce in misura maggiore proprio quegli studenti per i quali l’istruzione dovrebbe invece rappresentare un importante canale di emancipazione e mobilità sociale.

Da ciò deriva la terza importante criticità strutturale, relativa al fatto che nel nostro Paese persiste una disuguaglianza tra i giovani che rende difficile la mobilità intergenerazionale. Diversi studi mostrano, infatti, come l’origine sociale familiare abbia un impatto su diversi fattori: dal rendimento scolastico, alla scelta del percorso per la scuola secondaria superiore, fino al rischio di ripetenze e di abbandono degli studi. «Il rendimento scolastico è dunque fortemente associato allo status socio-economico della famiglia di origine e, anche a parità di rendimento scolastico, gli studenti di origine sociale più bassa hanno mediamente ambizioni inferiori rispetto ai loro colleghi più avvantaggiati».

Secondo quanto evidenziato dalla ricerca, i problemi descritti indicano come la scuola italiana non riesca ad agire efficacemente come veicolo di mobilità sociale, ma al contrario cristallizzi le disuguaglianze esistenti contribuendo alla loro riproduzione a livello intra e intergenerazionale.

In quest’ottica, il rapporto propone così una riflessione sulle aree prioritarie di intervento per combattere queste criticità.

In particolare, l’analisi si focalizza su due aspetti: la partecipazione studentesca e l’orientamento scolastico, considerati due validi strumenti per ridurre e superare le disuguaglianze tra i giovani.

Si legge nella prefazione: «Evidenze e analisi del report dimostrano, da un lato, che rafforzare gli strumenti di partecipazione di studenti e studentesse e ridare valore a una cultura e a una pratica democratica nella scuola e, dall’altro, strutturare un sistema di orientamento integrato e permanente, trasversale e in rete con i soggetti del territorio, sono fattori che possono nettamente favorire il contrasto delle diseguaglianze e rimettere in moto la mobilità intergenerazionale».

In particolare, nel rapporto si sottolinea che la partecipazione studentesca ruota attorno a due concetti fondamentali: il coinvolgimento dei ragazzi nel mondo scolastico (lo student engagement) e il riconoscimento del ruolo degli studenti in quanto portatori di conoscenza nell’ambiente scolastico (la student voice, che è parte integrante dello student engagement). Proprio la valorizzazione di questi due aspetti può contribuire a contrastare l’abbandono scolastico.

Per quanto riguarda invece l’orientamento scolastico, questo rappresenta uno dei metodi più diffusi nei sistemi d’istruzione europei per prevenire e contrastare l’abbandono precoce degli studi.

L’abbandono scolastico, infatti, è spesso connesso alle difficoltà riscontrate, soprattutto dagli studenti più svantaggiati, nelle transizioni tra cicli scolastici e nella gestione delle scelte; le misure di orientamento intervengono proprio su questo aspetto.

All’interno del rapporto, inoltre, vengono messe a fuoco alcune indicazioni utili al miglioramento di entrambi gli strumenti.

Tra le indicazioni per incentivare la partecipazione a scuola, risulta necessario: aumentare la presenza studentesca nei principali organi di governance scolastica al fine di correggere il significativo squilibrio a favore della componente docente e della dirigenza scolastica; rendere disponibili, in maniera stabile e continuativa, spazi di aggregazione e confronto per i ragazzi; promuovere la formazione degli studenti per generare consapevolezza sulla propria voice all’interno della scuola e garantire la conoscenza degli strumenti di partecipazione disponibili; estendere le pratiche partecipative all’insegnamento e promuovere quindi la didattica partecipativa soprattutto fra pari, ossia tra gli studenti. 


Per migliorare l’orientamento scolastico occorre: puntare sulla formazione delle professionalità incaricate di erogare orientamento, siano esse figure dedicate o gli stessi docenti delle scuole; rendere l’orientamento una parte integrante di tutto il percorso scolastico e non legarlo esclusivamente alle fasi di transizione; creare un sistema di orientamento territoriale integrato, con una presenza visibile sia all’interno sia all’esterno della scuola, costruendo e rafforzando la comunità educante.

Il rapporto completo è disponibile sul sito di Percorsi di secondo welfare, alla notizia dedicata.

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