Situazione attuale
L’affido è un intervento che si prefigge di garantire al minore le cure e gli affetti familiari necessari, quando la famiglia di origine si trova nella temporanea incapacità o impossibilità di prendersi cura di lui. L’affido presuppone la possibilità di recupero della famiglia di origine del minore, in modo da consentirgli il rientro a casa una volta risolta la situazione che ne ha provocato l’allontanamento.
L’affido familiare è regolamentato dalla L. 184/1983, modificata dalla L. 149/2001 e dalla L. 173/2015, che ha introdotto il diritto alla continuità affettiva. Questo diritto prevede che un minore affidato, se dichiarato adottabile durante un prolungato periodo di affidamento, possa essere adottato dagli affidatari con i quali ha costruito un forte legame, sempre se sussistono i requisiti per l’adozione.
I passi in avanti
Con le modifiche normative vigenti, viene riaffermato il dovere di ascolto da parte dei giudici del minore che ha compiuto 12 anni o anche di età inferiore se capace di discernimento, si riconosce un importante ruolo per gli affidatari e si conferma la responsabilità dei servizi sociali. È stata inoltre riformata la lettera a) dell’art.44 della L.184/83 la quale stabilisce che un minore, orfano di entrambi i genitori, potrà essere adottato anche da persone che non rispondono ai requisiti dell’art.6 ma a lui unite da un preesistente rapporto stabile e duraturo.
Criticità
L’Osservatorio Salesiano per i Diritti dei Minori, in linea con il Gruppo CRC, evidenzia che nel IV Piano Nazionale Infanzia (predisposto dall’Osservatorio Nazionale per l’Infanzia e l’Adolescenza) non è stata approfondita la tematica degli affidamenti familiari, in quanto dovrebbero prevalere le Linee di indirizzo. Si è ritenuto, infatti, che le “Linee di indirizzo rappresentino un traguardo significativo per orientare i servizi di cura e protezione verso mete uniformi ed omogenee e per contribuire all’affermazione di condizioni di accesso condivise e diffuse ai percorsi di presa in carico”. In tal senso la regione Liguria ha emesso una delibera di recepimento delle Linee di indirizzo nazionali (Deliberazione Giunta Regione Liguria n.1273/2013 e 535/2015).
Ad oggi si evidenzia inoltre che, nonostante risultino positive le esperienze di bambini piccolissimi e di mamme con bambino, vi sono ancora molte criticità come il numero esiguo di affidi di minori di età compresa da 0 a 2 anni, la carenza di dati certi e completi sui minori fuori della famiglia di origine e in particolare le tipologie di comunità in cui i minori vengono accolti. In merito ai dati, essi vengono raccolti dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, ISTAT e Autorità Garante per l’Infanzia e Adolescenza in maniera non omogenea e senza una adeguata archiviazione in un sistema informativo nazionale.
Frammentati inoltre anche i dati sulla situazione delle famiglie affidatarie dopo il compimento degli anni 18 che continuano a vivere con gli affidatari; in tal senso dovrebbero essere prorogati i sostegni fino a 21 anni come già in alcune delibere Regionali o di Enti locali. Sul tema dei minori stranieri si rimanda al documento del Tavolo Nazionale Affido.
Le proposte dell’Osservatorio Salesiano
L’Osservatorio Salesiano per i Diritti dei Minori, in linea con il Gruppo CRC, Riteniamo urgente la strutturazione di una Banca Dati Nazionale mediante l’estensione su tutto il territorio nazionale del S.In.Ba. (Sistema informativo nazionale sulla cura e la protezione dei bambini e delle loro famiglie). Si ritiene inoltre importante l’adozione di criteri minimi concordati a livello nazionale per i bambini privi di un ambiente familiare, e la modifica del T.U. sull’Immigrazione (T.U. Immigrazione d.lgs. 286/’98) per specificare il diritto al ricongiungimento familiare. Si consiglia di seguire le linee guida alla risoluzione dell’Assemblea Generale ONU 64/142.
Si condividono le raccomandazioni del Gruppo CRC nei confronti di Stato, Regioni ed Enti locali la prevenzione dell’allontanamento dei minori con misure di intervento di sostegno alle famiglie e, ove non fosse possibile, di preferire l’affidamento familiare. Nei confronti delle Autorità giudiziarie minorili si chiede di verificare le relazioni dei Servizi sociali dell’affidamento familiare e del programma di assistenza al nucleo di origine da parte dei Servizi.
Infine all’AGIA si chiede di provvedere a convocare un Tavolo di confronto sulle realtà degli affidamenti prolungati. Si ritiene infine di prestare attenzione agli adolescenti prossimi alla maggiore età e di adottare misure specifiche per la fascia 18-21 anni.
Come buona prassi andrebbero rafforzate le iniziative di “sostegno alla genitorialità” del Piano Nazionale Infanzia e delle sperimentazioni effettuate a livello nazionale nell’ambito del progetto PIPPI.
Rimandiamo al sito del Borgo Ragazzi Don Bosco per il “Progetto Affidamento Familiare” come buona prassi in materia.