Rapporto “Investire nell’infanzia: prendersi cura del futuro a partire dal presente”: le proposte a sostegno dei servizi educativi e della genitorialità

Nel Rapporto “Investire nell’infanzia: prendersi cura del futuro a partire dal presente” curato da  Alleanza per l’Infanzia in collaborazione con la rete #educAzioni, viene formula una dettagliata proposta di ampliamento, rafforzamento e integrazione della copertura dell’offerta di servizi educativi e scolastici per i bambini tra 0 e 6 anni e degli interventi a sostegno della genitorialità.

Gli investimenti nei servizi educativi per la prima infanzia, nelle scuole dell’infanzia e nel sostegno alle competenze dei genitori vanno considerati a pieno titolo come investimenti nell’istruzione, perché sono la base solida su cui bambine e bambini trovano garantita l’opportunità di sviluppare appieno le proprie capacità, contrastando le disuguaglianze e la povertà educativa.

L’Italia, si legge nel Rapporto, non è stata capace di sviluppare politiche pubbliche adeguate a promuovere l’educazione e lo sviluppo umano a partire dalla primissima infanzia in coerenza sia con il benessere relazionale ed economico delle famiglie, sia con la prospettiva di una crescita solida e di qualità del Paese.

Il livello di copertura, tra nidi pubblici, convenzionati e totalmente privati raggiunge nel nostro Paese, infatti, solo il 25% (di cui solo poco più della metà a titolarità pubblica). Vi sono inoltre forti disomogeneità territoriali, con le regioni meridionali (ove più alti sono i tassi di povertà minorile e quelli di elusione scolastica) che presentano tassi di copertura molto più bassi. Accanto alle disuguaglianze territoriali vi sono quelle legate al reddito e all’istruzione dei genitori: a non frequentare il nido sono soprattutto i figli/e di genitori a basso reddito e a bassa istruzione, in famiglie in cui vi è un solo lavoratore.

Secondo i dati del rapporto la situazione è  migliore per quanto riguarda la scuola per l’infanzia, che presenta tassi di copertura e frequenza molto alti, anche se in diminuzione negli ultimi anni. Anche se emergono comunque problemi riguardanti la diffusione al Sud di scuole dell’infanzia a tempo parziale (e senza mensa) e la mancata frequenza da parte di una quota rilevante di bambini stranieri.

L’accesso ai servizi educativi e di istruzione di qualità fin dai primi anni di vita e di sostegni ai genitori rappresenta un momento importante, per garantire il benessere e le competenze dei bambini, con effetti di lungo periodo su tutto il percorso di crescita personale, nonché, il benessere delle loro famiglie, favorendo sia le scelte di fecondità per chi lavora, sia la partecipazione lavorativa per chi ha figli (attualmente bassa soprattutto per le donne), con ricadute positive di contenimento della povertà infantile.

L’obiettivo comune è quello di rafforzare la “voce” e le ragioni dei molti soggetti, che ritengono fondamentale trovare risposte alle criticità inerenti i diritti dell’infanzia, degli adolescenti e delle loro famiglie (indispensabile per dare nel presente basi solide al futuro del Paese), sia facendo pressione sulla politica, perché operi le riforme e le iniziative necessarie, sia sollecitando e sostenendo le comunità locali, perché costruiscano ambienti più favorevoli ai bambini, ai ragazzi e ai loro genitori.

Nel Rapporto si propone, tra l’altro, di arrivare nell’arco di un triennio a:

-una copertura della scuola dell’infanzia del 95% in tutte le regioni per i bambini in età 3-5 anni, a tempo pieno e gratuito;

– mantenere, e in alcuni contesti innalzare, le professionalità richieste a chi lavora in questo campo e di condizioni di lavoro adeguate;

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