Il 12 giugno si celebra la Giornata mondiale contro il lavoro minorile, lanciata nel 2002 dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO), con l’obiettivo di richiamare l’attenzione di tutto il mondo sulla portata globale del gravissimo fenomeno rappresentato dallo sfruttamento lavorativo dei bambini e sulle azioni e gli sforzi necessari per prevenire, contrastare ed eliminare questa piaga sociale.
Il termine “lavoro minorile” è definito come l’attività lavorativa che priva i bambini e le bambine della loro infanzia, del loro potenziale, della loro dignità e compromette negativamente il loro sviluppo psico-fisico. Tale fenomeno, purtroppo ancora ampiamente diffuso, rappresenta una negazione dei fondamentali diritti che appartengono ad ogni minore, quali il diritto alla sicurezza, all’istruzione, al gioco, al riposo e sottrae a bambini e ragazzi la protezione di cui hanno bisogno, nonché l’opportunità di costruirsi il futuro che desiderano. Il danno fisico e mentale che lascia su questi bambini si traduce così in un danno morale per l’intera società.
La Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza si è espressa chiaramente a riguardo, riconoscendo, all’articolo 32, il diritto del bambino “ad essere protetto contro lo sfruttamento economico e a non essere costretto ad alcun lavoro che comporti rischi o sia suscettibile di porre a repentaglio la sua educazione o di nuocere alla sua salute o al suo sviluppo fisico, mentale, spirituale, morale o sociale”.
Eppure, ancora oggi, in tutto il mondo, milioni di bambini continuano a essere vittime di sfruttamento lavorativo.
In occasione di questa Giornata mondiale, l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) e l’UNICEF hanno pubblicato le più recenti tendenze e stime globali sul numero di bambini vittime di lavoro minorile, in un nuovo Rapporto congiunto dal titolo “Lavoro minorile: stime globali 2020, tendenze e percorsi per il futuro”.
Le ultime stime presenti nel Rapporto indicano che, a livello globale, il numero di bambini e adolescenti di età compresa tra i 5 e i 17 anni costretti al lavoro minorile ha raggiunto la quota di circa 160 milioni (di cui 63 milioni sono ragazze e 97 milioni ragazzi), registrando un significativo incremento di 8,4 milioni negli ultimi quattro anni.
Quasi la metà di loro – precisamente 79 milioni – sono coinvolti in attività lavorative pericolose, che ne mettono a repentaglio la salute, la sicurezza e lo sviluppo psico-fisico e morale, con un aumento di 6,5 milioni dal 2016.
In particolare, si segnala che è in crescita il numero di bambini tra i 5 e gli 11 anni coinvolti nel lavoro minorile, che rappresentano poco più della metà del totale complessivo.
Il quadro emerso dal Rapporto tratteggia una situazione alquanto allarmante: per la prima volta dopo vent’anni il progresso globale contro il lavoro minorile ha subito un’interruzione e i dati sono tornati a peggiorare, invertendo il precedente trend al ribasso che ha visto il lavoro minorile diminuire di 94 milioni tra il 2000 e il 2016.
L’incidenza di bambini e adolescenti costretti nel lavoro minorile, al momento, risulta nettamente superiore nell’Africa sub-sahariana, dove, negli ultimi quattro anni, la crescita della popolazione, le crisi ricorrenti, l’estrema povertà e le misure inadeguate di protezione sociale hanno spinto altri 16,6 milioni di bambini in forme di lavoro minorile.
Tuttavia, si rileva che anche nelle regioni in cui, a partire dal 2016, si è registrato qualche miglioramento in termini di diminuzione del lavoro minorile (come l’Asia, il Pacifico, l’America latina e i Caraibi), il Covid-19 sta mettendo a rischio tali progressi.
Nel Rapporto si annuncia, infatti, che se non verranno adottate urgentemente misure straordinarie, circa nove milioni di bambini in più rischiano di finire costretti nel lavoro minorile entro la fine del 2022, a causa dell’impatto della crisi generata dalla pandemia e del conseguente aumento della povertà.
Tutto questo sottolinea, pertanto, la necessità di dare concreta attuazione all’impegno internazionale di porre fine al lavoro minorile entro il 2025, come richiamato dall’Obiettivo 8.7 dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite.
Riprendendo alcuni dei principali dati del Rapporto, si evidenzia anche che il lavoro minorile risulta essere più diffuso tra i ragazzi che tra le ragazze (in numeri assoluti, i ragazzi superano le ragazze di 34 milioni), ma se si considera anche il lavoro di ausilio domestico svolto per almeno 21 ore settimanali, il divario di genere si riduce drasticamente.
La prevalenza del lavoro minorile nelle aree rurali (13,9%) è quasi tre volte più alta rispetto alle aree urbane (4,7%) ed, inoltre, il lavoro minorile è impiegato principalmente nell’agricoltura: oltre il 70% dei bambini coinvolti in forme di lavoro minorile è occupato nel settore agricolo (112 milioni in totale), a seguire il 20% nei servizi (31,4 milioni) e il 10% nell’industria (16,5 milioni).
Il lavoro minorile, infine, è spesso associato alla dispersione scolastica: più di un quarto dei bambini di età compresa tra i 5 e gli 11 anni e più di un terzo di quelli tra i 12 e i 14 anni vittime di lavoro minorile non frequentano la scuola; questo, naturalmente, limita ulteriormente la loro possibilità di vedersi garantita una prospettiva di vita e di lavoro dignitosa, andando ad incidere sulle loro opportunità future e alimentando un circolo vizioso di povertà e lavoro minorile che si ripercuote su diverse generazioni.
Per invertire questo trend critico, come asserito dall’OIL e dall’UNICEF, occorre un’adeguata protezione sociale per tutti, che comprenda prestazioni familiari universali; la garanzia di un’istruzione di qualità, facendo rientrare tutti i bambini e le bambine a scuola, inclusi quelli che non la frequentavano anche prima del Covid-19; la promozione di lavori dignitosi per gli adulti, in modo che le famiglie possano evitare di ricorrere all’aiuto dei bambini per generare reddito familiare.
Proprio questa Giornata, allora, rappresenta un’occasione importante per sollecitare un rinnovato impegno verso l’eliminazione delle forme di sfruttamento economico dei minori, ricordando che tutti i bambini, ovunque nel mondo, hanno il diritto di vivere un’infanzia serena e felice, di essere liberi e di poter crescere in modo armonico, sentendosi al sicuro e protetti.
Il Rapporto completo “Child Labour: Global estimates 2020, trends and the road forward”, in lingua inglese, è disponibile qui.
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