Centri di aggregazione giovanile: in Italia diffusione carente e disomogenea. Il rapporto “Giovani al centro” a cura di Openpolis e Con i Bambini

Per bambini e ragazzi, la socialità, la condivisione e l’aggregazione costituiscono aspetti fondamentali della crescita. Ne consegue che per i più giovani gli spazi sociali e di aggregazione rivestono un ruolo di particolare importanza.

Eppure, per decenni, i centri di aggregazione giovanile sono stati spesso considerati alla stregua di luoghi di raccolta di giovani in difficoltà, riservati esclusivamente alla cura delle marginalità e delle devianze presenti nelle periferie urbane: un punto di vista dettato anche dalla genesi legislativa delle politiche giovanili in Italia.

I centri di aggregazione, invece, rappresentano strumenti fondamentali per avvicinare e contaminare esperienze e vissuti diversi. La loro funzione, pertanto, deve essere inquadrata in una prospettiva più ampia, come presidi insostituibili nel contrasto della povertà educativa e nel favorire la crescita delle comunità educanti sul territorio. Soprattutto ora, nella fase di uscita dall’emergenza pandemica, il ruolo ricoperto da questi centri diviene ancora più rilevante.

A sottolinearlo è il reportGiovani al centro. I centri di aggregazione in Italia, tra politiche giovanili e contrasto della povertà educativa”, a cura di Openpolis e Con i Bambini, il quale mette in luce la carenza di luoghi e contesti per la socialità dei ragazzi, fin da prima della pandemia, evidenziando l’esistenza di forti disparità territoriali per quanto riguarda la diffusione di centri aggregativi dedicati ai più giovani nel nostro Paese.

A fronte di una media di 11,3 utenti dei centri di aggregazione ogni 1.000 residenti in Italia con meno di 18 anni, emergono alcune importanti differenze tra le diverse aree del Paese.

Dall’analisi dei dati, infatti, si evince che tali centri risultano maggiormente diffusi nel nord-est, con 26,4 utenti ogni 1.000 minori residenti, superando di gran lunga la media italiana.

Le isole e il nord-ovest, rispettivamente con 11,6 e 10,5 utenti, mostrano un rapporto maggiormente in linea con la media nazionale rispetto al centro, dove vi registra una copertura inferiore, con 8,1 utenti.

Tuttavia, nel sud la copertura appare ancora più ridotta, con solo 2,4 utenti ogni 1.000 residenti sotto i 18 anni.

Approfondendo ulteriormente l’analisi a livello regionale, si collocano ai primi posti nel rapporto tra utenti dei centri di aggregazione e minori residenti il Friuli-Venezia Giulia (77,6) e il Trentino-Alto Adige (54,9); seguite dall’Emilia-Romagna (23,8), dalla Sardegna (18,8) e dalla Liguria (15,5). Mentre, con l’esclusione della Valle d’Aosta, le ultime regioni per numero di utenti dei centri di aggregazione rispetto ai residenti sotto i 18 anni si trovano tutte nel Mezzogiorno: in particolare Puglia (3,3), Basilicata (2,9), Molise (2,3), Calabria (2,1) e Campania (1,1).

Tuttavia, anche all’interno delle singole regioni la situazione non è omogenea tra un territorio e l’altro: la densità maggiore dei centri di aggregazione si riscontra nelle province dell’Italia centro-settentrionale, mentre la diffusione è minore nelle province del centro-sud, seppur con qualche eccezione.

In particolare, considerando le regioni del Mezzogiorno, in Sicilia spicca il dato della città metropolitana di Palermo, di gran lunga più elevato della media del Mezzogiorno (5,3), con 34,8 utenti per 1.000 residenti 0-17 anni, rispetto a una media regionale pari a 9,6; mentre in Puglia si segnala il dato di Brindisi (16,8). Nelle altre regioni meridionali, invece, nessuna realtà locale supera la media nazionale.

Infine, il rapporto a cura di Openpolis e Con i Bambini mette in risalto un’altra questione cruciale, ossia che la socialità dei giovani è in crisi, complice anche la carenza e insufficienza di spazi e contesti aggregativi, e questo emergeva già prima della pandemia.

Nel 2019, quindi prima del periodo pandemico, le indagini Istat sull’uso del tempo libero mostravano come poco più di un terzo dei giovani vedesse i propri amici tutti i giorni, con un calo di circa 30 punti percentuali rispetto al 2005.

In particolare, si evidenzia come nel corso degli anni, la quota di bambini e ragazzi che, nel tempo libero, vedono i propri amici con frequenza quotidiana sia drasticamente diminuita: nella fasce d’età 11-14 anni, si è dimezzata, passando da oltre il 70% del 2005 al 34,3%, ma un calo consistente si registra anche nella fascia 6-10 anni (da 63,6% a 34%) e in quella 15-17 (da 72,2% a 39,1%).

Parallelamente, si osserva un incremento degli incontri una sola volta alla settimana: i dati rivelano, infatti, che già prima della pandemia, un adolescente su 10 incontrava gli amici meno di una volta alla settimana e il 13,5% dei giovani tra 14 e 17 anni dichiarava di esser poco o per niente soddisfatto del proprio tempo libero.

Peraltro, come si legge nel rapporto, su questi dati è presumibile abbia avuto un impatto decisivo la diffusione delle nuove tecnologie.

Per ulteriori informazioni, si rimanda alla notizia dedicata sul sito di Openpolis.

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