«La dignità dei nostri bambini è a rischio e il superiore interesse del minore deve essere sempre prioritario, in ogni contesto umanitario». Questo l’appello lanciato ieri dall’arcivescovo Ivan Jurkovič, osservatore permanente della Santa Sede all’Onu di Ginevra, durante la 37esima Sessione del Consiglio dei Diritti Umani sul tema dei Diritti dell’Infanzia. «Se non sarà avviato un percorso di educazione e sviluppo, rischiano di diventare una generazione perduta». Nel 2017, circa 535 milioni di bambini risultano coinvolti in disastri umanitari, conflitti armati, crisi locali e disastri naturali.
Nel suo intervento, riportato da Vatican News, il presule, ricordando il 70esimo anniversario della Dichiarazione universale dei Diritti umani che ricorre quest’anno, ha esortato la Comunità internazionale, i governi e la società civile a collaborare, senza porre condizioni, nella protezione dell’infanzia nella consapevolezza che il «futuro è nelle mani dei bambini». Perché, come ha affermato Papa Francesco nel 2013 ai partecipanti alla Settimana Sociale dei Cattolici Italiani: «Un popolo che non ha cura dei suoi anziani, dei suoi bambini e dei suoi giovani, non ha futuro, perché maltratta sia la memoria che la promessa». Per l’arcivescovo, «mentre alcuni progressi sono stati fatti», è molto «preoccupante» pensare che «nel 2017, circa 535 milioni di bambini risultino coinvolti in disastri umanitari; conflitti armati, crisi locali e disastri naturali stanno creando ondate di rifugiati, migranti, sfollati interni». Troppe volte ragazzi innocenti, «spesso appartenenti a minoranze etniche e religiose, sono migranti e rifugiati e rischiano di finire vittime di individui ed organizzazioni senza scrupoli, oggetto di abusi, contrabbando, sfruttamento sessuale, lavoro forzato, traffico di organi o arruolati in conflitti armati», ha aggiunto.
Secondo Jurkovič, si tratta di situazioni che vanno ad «impattare enormemente sugli anni sulla crescita, sulla formazione, sullo sviluppo psico-fisico di intere generazioni». Inoltre, ha denunciato il delegato vaticano, molto spesso tali bambini non sono registrati alla nascita e «se non sarà avviato un percorso di educazione e sviluppo, rischiano di diventare una generazione perduta». Pertanto, «la migliore medicina è la prevenzione ed essa implica l’accesso alla cittadinanza, alla salute, all’educazione e alla promozione di una cultura dei diritti umani».
Rispondi