Il convegno UNA RETE DI TUTELE è stato accolto con entusiasmo e partecipazione, non solo società civile, educatori, assistenti sociali, uomini e donne dediti al servizio per gli altri, ma anche dalle Istituzioni.
“Proprio come Don Bosco si è occupato dei ragazzi più fragili, gli ultimi, anche noi cogliamo il suo insegnamento, per questo non possiamo ignorare chi da solo affronta viaggi terribili, scappa da situazioni di guerra o estrema povertà e arriva nel nostro Paese senza alcuna tutela”. È don Daniele Merlini, Direttore del Borgo Ragazzi Don Bosco, a sintetizzare il focus del convegno, le aspettative, la situazione di estremo disagio che vivono migliaia di minori non accompagnati di cui si perdono le tracce, nell’indifferenza di una società frammentata.
Tra i relatori ricordiamo il prezioso intervento della dtt.ssa Alida Montaldi, Presidente del Tribunale dei Minorenni di Roma, che si è soffermata sulle novità introdotte dalla legge .47 del 2017, come la figura del tutore volontario. Ha anche sottolineato la prudenza che caratterizza l’agire del Tribunale, a volte poco compreso, ma attento sempre e solo al bene del minore.
Il dtt. Alessandro Iannini (Borgo Ragazzi Don Bosco) ha ricordato la missione educativa del Borgo Ragazzi Don Bosco, che “sostiene i giovani e li aiuta a integrarsi nella società”, per poi lasciare la parola all’Avv. Prof. Andrea Farina (Osservatorio Salesiano per i Diritti dei Minori) che ha messo in guardia dal “diffondersi di una cultura del respingimento, generatrice di muri e non di ponti”.
Il Garante dell’infanzia e dell’adolescenza del Lazio, l’Avv. Jacopo Marzetti, ha parlato dell’ottimo risultato ottenuto dai corsi di formazione per tutori volontari; “oltre mille sono stati i tutori formati, a testimonianza di una concreta disponibilità e solidarietà nei confronti di molti minori soli”.
Per il Comune di Roma è intervenuta la dtt.ssa Valeria Franca Neri in merito all’assistenza che a livello locale viene garantito alle famiglie affidatarie, per “non lasciarli soli nell’accompagnamento e nelle difficoltà che possono presentarsi”.
Il dtt. Ivan Mei, UNICEF, ha sottolineato come sia importante “orientare le difficoltà che nascono dalla relazione interculturale”. L’ostacolo maggiore è stato, secondo lui, “creare una rete tra tutori, operatori dei centri di accoglienza e operatori che prima svolgevano il ruolo di tutore provvisorio”.
Il momento più toccante è stato rappresentato dalla testimonianza di una famiglia affidataria che ha accolto un minore straniero raccontando, senza nascondere l’emozione, il primo incontro con il ragazzo: “Gli abbiamo chiesto cosa avrebbe voluto fare dopo la scuola, ha esitato; noi abbiamo incalzato e ci ha confessato che avrebbe voluto iscriversi alla Facoltà di ingegneria, ma non ne aveva le possibilità. Questi ragazzi non si permettono più di sognare e fu questo che ci convinse ad aiutarlo nella realizzazione del suo sogno. Proprio oggi per Disha è stato il primo giorno di università e questo mi fa stare bene”.
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