Il mercato della prostituzione minorile in crescita

Si chiama twerkare e i giovanissimi conoscono bene cosa sia. Se fin qui era inteso come una specie di gioco, di cattivo gusto ma comunque gioco, da un po’ va diffondendosi in modo assai diverso dallo sfottò. Può trasformarsi in una pericolosa anticamera. Che non va presa sotto gamba, perché i gradini della scala che porta a sprofondare nella prostituzione minorile sono sempre meno.

L’articolo completo è disponibile sul sito di Avvenire, a cura di Pino Ciociola.

 

La parola sarebbe un’italianizzazione di twerking, termine inglese che descrive il ballo durante il quale si scuotono velocemente i fianchi e quindi le natiche. Invece twerkare vuol dire agitare il sedere quasi sulla faccia (o di fronte) a qualcuno e adesso, anche a Roma, fin dai 13 o 14 anni, certe ragazzine hanno preso a farlo in cambio di 5 euro, magari dieci. E può trasformarsi in una pericolosa anticamera. Che non va presa sotto gamba, perché i gradini della scala che porta a sprofondare nella prostituzione minorile sono sempre meno.

Nel suo ultimo dossier Save the Children spiega chiaro come il fenomeno della prostituzione minorile nella Capitale si sia complicato «per la crescente mobilità territoriale» e «per il turn over generazionale delle vittime su strada, registrata del resto verso le aree del Frusinate e della Pontina, nonché a livello nazionale». Sarebbe a dire che gli schiavisti spostano in continuazione le ragazzine, così diventano meno “visibili”, meno individuabili e i mercati si allargano. Non solo, ma c’è anche un «drastico abbassamento dell’età media delle ragazze», col risultato di renderle «più facilmente soggette alle manipolazioni».

L’altro terribile mondo non prevede marciapiedi, tant’è che viene scoperto di tanto in tanto in qualche inchiesta giudiziaria. Come lo “scandalo dei Parioli” di qualche anno fa, con le baby squillo che volevano soldi facili e lusso e raccontarono ai magistrati come bastassero loro due “incontri” per guadagnare quanto uno stipendio medio.

O come il quadro offerto tre anni fa dal Procuratore aggiunto Maria Monteleone, esperta di reati contro le vittime vulnerabili, dei ragazzini, anche tredicenni, che dal web vengono “affittati” per una notte o un week end da adulti spesso assai maturi. Con un aumento di casi dal 2013 al 2015 del 516% e nella metà si tratta di maschietti, in gran parte stranieri, spesso romeni, ma anche italiani.

La battaglia è durissima. Ma ogni tanto ce la si fa. Nel luglio scorso, ad esempio, con sei condanne per sfruttamento della prostituzione minorile e associazione a delinquere, dopo un’indagine condotta dalla Dda capitolina partita in seguito alla denuncia di una minorenne che aveva spiegato di essere stata portata nel nostro Paese con la promessa di un lavoro, poi invece massacrata, privata dei documenti e spedita sul marciapiede.

Photocredits: Elena Carnevali

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