Il 17 ottobre scorso è stato presentato, in occasione della Giornata Mondiale di lotta alla povertà, il rapporto Caritas Italia 2018 sulle politiche di contrasto alla povertà che decreta i minori e i giovani come le categorie più svantaggiate e maggiormente colpite dalla crisi economica.
Oggi quasi un povero su due è minore o giovane: tra gli individui in povertà assoluta i minorenni sono 1 milione 208 mila e i giovani nella fascia 18-34 1 milione 112 mila.
Nel rapporto viene evidenziata la forte correlazione tra livelli di istruzione e cronicità della povertà: quanti presentano un titolo di studio basso o medio basso oltre che a rischiare di ritrovarsi più facilmente in uno stato di bisogno, corrono il rischio di vivere una situazione di povertà cronica non facilmente risolvibile. L’istruzione risulta, infatti, tutt’oggi tra i fattori che maggiormente influiscono sulla condizione di povertà: i dati nazionali dei centri di ascolto hanno infatti rilevato che dal 2016 al 2017 si sono aggravate le condizioni delle famiglie in cui la persona di riferimento ha conseguito al massimo la licenza elementare (passando dal 8,2% al 10,7%) mentre nei nuclei in cui la persona di riferimento ha un titolo di scuola superiore si registrano valori di incidenza della povertà molto minori (3,6%).
Il rapporto conferma come la povertà educativa rimane un fenomeno principalmente “ereditario” che riguarda in gran parte famiglie colpite dalla tradizionale povertà socio-economica: la povertà si eredita, si trasmette di generazione in generazione “è un fenomeno principalmente ereditario nel nostro Paese, che a sua volta favorisce la trasmissione intergenerazionale della povertà economica”, queste le parole del Direttore di Caritas Italia don Francesco Soddu.
Si evidenziano situazioni di maggior svantaggio nelle regioni del mezzogiorno, al Sud e nelle isole esiste una minore copertura di asili nido, di scuole primarie e secondarie con tempo pieno, una percentuale più bassa di bambini che fruiscono di offerte culturali e/o sportive e al contempo una maggiore incidenza di abbandono scolastico.
Dal rapporto emergono dati preoccupanti: pur avendo fatto dei passi in avanti, l’Italia si colloca ancora al penultimo posto in Europa per presenza di laureati, solo prima della Romania, e il 14% dei ragazzi in Italia abbandona precocemente gli studi.
Per tali ragioni il rapporto si chiude ricordando la necessità di continuare con politiche di sostegno a quanti vivono in povertà o vi sono esposti.
Rispondi