Safer Internet Day: l’uso consapevole della rete nella lotta contro bullismo e cyberbullismo

Oggi, 9 febbraio è il Safer Internet Day, la Giornata mondiale per la sicurezza in Rete, voluta dalla Commissione Europea con l’obiettivo di stimolare la riflessione dei giovani sull’uso consapevole della rete e sul ruolo attivo e responsabile di ciascuno nella realizzazione di internet quale luogo positivo e sicuro. L’appuntamento segue di poco la Giornata Nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo, celebrata il 7 febbraio. 

Se il bullismo è una piaga ben nota, che si manifesta in prevalenza entro la cerchia delle compagnie e negli ambienti scolastici, il cyberbullismo è fenomeno del nuovo millennio, nel quale, pur mancando l’elemento “fisico” della prevaricazione, le modalità e l’impatto sono altrettanto subdoli e più difficili da snidare.

In entrambi i casi, l’offesa, la ridicolizzazione, l’emarginazione dal contesto relazionale, si consumano entro meccanismi di deprezzamento dell’altro e del suo valore. 

L’istituzione del Safer Internet Day punta quindi a rilanciare la sfida per un uso consapevole e coscienzioso dello strumento tecnologico come antidoto alla lotta contro ogni tipo di violenza, non solo fisica ma anche verbale epsicologica.

Il senso di solitudine, esacerbato dall’isolamento da Covid 19, si lega strettamente alla paura degli adolescenti di essere oggetto di attacchi e derisione sul web, sui social, e nelle chat, soprattutto per il diffondersi di nuove forme di violenza virtuale, come il Revenge porn.

Dalle rilevazioni effettuate dall’Osservatorio Indifesa emerge che 6 ragazzi su 10 dichiarano di non sentirsi al sicuro online. “Sono le ragazze ad avere più paura, soprattutto sui social media e sulle app per incontri, lo conferma il 61,36% di loro. Tra i rischi maggiori sia i maschi che le femmine pongono al primo posto il cyberbullismo (66,34%), a seguire per i ragazzi spaventa di più la perdita della propria privacy (49,32%) il Revenge porn (41,63%) il rischio di adescamento da parte di malintenzionati (39,20%) stalking (36,56%) e di molestie online (33,78%). Mentre dopo il cyberbullismo, l’incubo maggiore per le ragazze è il Revenge porn (52,16%) insieme al rischio di subire molestie online (51,24%) l’adescamento da parte di malintenzionati (49,03%) e la perdita della propria privacy (44,73%)”.

Si tratta di dati fin troppo eloquenti, che trasmettono il profondo impatto di tutto ciò nella vita dei giovani. Da una parte le conseguenze per le vittime sono panico, ansia, depressione, perdita di autostima. D’altra parte il bullo, se non diventa destinatario di un’azione di educazione e recupero, resta confinato entro un linguaggio di prepotenza e prevaricazione che rendono il bullismo un’attitudine relazionale permanente nel tempo, anche in età adulta. 

Urge l’impegno di tutti per educare i giovani alla tolleranza, alla comprensione delle diversità, all’accoglienza anche di ciò che non sia immediatamente gradevole, ad una percezione di sé e degli altri che sia sana, reale, costruttiva. 

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