Covid-19 e istruzione: nuova indagine globale UNESCO, UNICEF, Banca Mondiale e OECD sulla chiusura delle scuole. Un paese su tre non ha attivato misure di recupero per aiutare gli studenti

Nel mondo, ben un paese su tre dove le scuole sono state chiuse non sta implementando programmi di recupero dopo l’interruzione dovuta all’emergenza sanitaria da Covid-19 ed, inoltre, solo un terzo dei paesi sta iniziando a misurare le perdite nei livelli di istruzione primaria e secondaria, per la maggior parte tra i paesi ad alto reddito.

È quanto emerge dall’indagine globale “Survey on National Education Responses to COVID-19 School Closures”, realizzata da UNESCO, UNICEF, Banca Mondiale e OECD.

L’indagine, condotta su 142 paesi durante il periodo tra febbraio e maggio 2021, segnala che solamente in meno di un terzo di paesi a basso e medio reddito tutti gli studenti sono tornati a scuola in presenza, amplificando così il rischio di perdita di apprendimento e di abbandono scolastico. Tuttavia, la maggior parte dei paesi ha impiegato almeno una forma di sostegno per favorire il rientro a scuola degli studenti, quali il coinvolgimento della comunità, il monitoraggio scolastico, il cambiamento dei servizi idrici, sanitari e igienici, gli incentivi finanziari e la revisione delle politiche di accesso.

Secondo la ricerca, nel 2020, in tutto il mondo, le scuole sono state completamente chiuse in tutti e quattro i livelli di istruzione per una media di 79 giorni di insegnamento – circa il 40% del totale dei giorni di istruzione nella media dei paesi dell’OCSE e del G20 –, con una variazione che oscilla da 53 giorni nei paesi ad alto reddito a 115 giorni nei paesi a reddito medio-basso.

L’indagine documenta come i paesi stiano monitorando e mitigando le perdite dell’istruzione, affrontando le sfide per la riapertura delle scuole e promuovendo strategie di apprendimento a distanza.

Misurare le perdite dell’apprendimento rappresenta un primo fondamentale passo per mitigarne le conseguenze, per cui è essenziale che i paesi investano nel valutare l’entità di tali perdite in modo da attuare le opportune misure di recupero.

I principali risultati dell’indagine attestano che i paesi hanno attivato diverse misure per limitare potenziali perdite dell’istruzione: il 41% dei paesi ha esteso l’anno scolastico e il 42% ha dato priorità a determinate aree curriculari. Tuttavia, più della metà dei paesi ha riferito che non è stata o non sarà realizzata nessuna misura.

Si evidenzia, inoltre, che i paesi a basso reddito sono in ritardo nell’attuazione anche delle misure più basilari, necessarie per assicurare il ritorno a scuola: solo meno del 10% ha riferito di avere sufficiente sapone, acqua pulita, strutture igieniche e mascherine, contro il 96% dei paesi ad alto reddito.

L’indagine si focalizza anche sull’impiego e sull’efficacia dell’apprendimento a distanza e del relativo supporto a più di un anno dalla pandemia.

Riguardo a questo, i dati a disposizione rivelano che molti paesi hanno messo in pratica diverse azioni per garantire l’apprendimento da remoto: le trasmissioni radio e tv sono state utilizzate prevalentemente nei paesi a basso reddito, mentre i paesi ad alto reddito hanno fornito piattaforme di apprendimento da remoto. Si sottolinea, però, che in oltre un terzo dei paesi a basso e medio reddito meno della metà degli studenti della scuola primaria è stato raggiunto.

In conclusione, i dati dell’indagine mettono in luce l’importanza della riapertura delle scuole, di programmi di recupero e di sistemi di apprendimento da remoto più efficaci che possano sopportare meglio crisi future e raggiungere tutti gli studenti.

L’indagine è disponibile sul sito dell’Unicef e al seguente link: What’s next? Lessons on Education Recovery: Findings from a Survey of Ministries of Education amid the Covid-19 Pandemic.

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