Nel 2022, il numero di persone che soffrono di grave insicurezza alimentare e che necessitano urgentemente di cibo, nutrizione e assistenza per il proprio sostentamento è aumentato per il quarto anno consecutivo, con oltre un quarto di miliardo di persone che affrontano livelli acuti di fame.
L’allarme proviene dal Rapporto Globale sulle Crisi Alimentari 2023 (Global Report Food Crises – GRFC), prodotto dal Food Security Information Network (FSIN) e lanciato dal Global Network Against Food Crises (GNAFC).
Il rapporto, giunto quest’anno alla sua settima edizione, fornisce un’analisi dei fattori chiave dell’insicurezza alimentare acuta nei contesti di crisi alimentare e presenta una panoramica delle tendenze della crisi alimentare dal 2016.
I dati presentati nell’ultima edizione del rapporto restituiscono un quadro preoccupante, descrivendo una situazione in continuo peggioramento da ormai quattro anni. I risultati del rapporto suggeriscono così che raggiungere l’obiettivo di porre fine alla fame entro il 2030 è sempre più impegnativo, mentre cresce l’insicurezza alimentare acuta, mettendo a rischio la vita di milioni di persone.
In particolare, secondo le stime contenute all’interno del rapporto, nel 2022, circa 258 milioni di persone in 58 paesi e territori hanno affrontato un’insicurezza alimentare acuta a livelli di crisi o peggiori (Fase IPC/CH 3-5), a fronte dei quasi 193 milioni di persone in 53 paesi e territori rilevati nel 2021, registrando un incremento di 65 milioni di persone rispetto all’anno precedente. Così, nell’arco di un solo anno, coloro che sono stati colpiti da una grave insicurezza alimentare sono passati dal 21,3% del 2021 al 22,7% del 2022 (+ 1,4%).
Sebbene questa crescita rifletta in parte anche un aumento della popolazione analizzata, si tratta del dato più alto mai registrato negli ultimi sette anni di vita del rapporto.
Come rilevato dal rapporto, più del 40% della popolazione nella Fase 3 IPC/CH o superiore risiedeva in soli cinque paesi: Repubblica Democratica del Congo, Etiopia, Afghanistan, Nigeria (21 stati e il Territorio della Capitale Federale – FCT) e Yemen.
In 7 paesi, invece, le popolazioni hanno dovuto affrontare fame a livelli massimi e indigenza, cioè livelli catastrofici di fame acuta (IPC/CH Fase 5) in determinati periodi del 2022. Oltre la metà di queste persone si trovava in Somalia (il 57%, pari a 214.100), ma queste circostanze estreme si sono verificate anche in Sud Sudan (87.000), Yemen (31.000), Afghanistan (20.300), Haiti per la prima volta nella storia del rapporto (19.200), Nigeria (3.000) e Burkina Faso (1.800).
In 39 paesi, 35 milioni di persone hanno sperimentato livelli di emergenza di fame acuta (IPC/CH Fase 4); più della metà di questi si trovava in soli quattro paesi: Afghanistan, Yemen, Repubblica Democratica del Congo e Sudan.
Inoltre, in 30 dei 42 principali contesti di crisi alimentare analizzati nel rapporto, oltre 35 milioni di bambini sotto i cinque anni soffrivano di deperimento o malnutrizione acuta, di cui 9,2 milioni in forma grave (la tipologia più pericolosa di denutrizione, fattore decisivo per l’aumento della mortalità infantile).
In base a quanto evidenziato dal rapporto, tra le principali cause dell’insicurezza alimentare acuta e della malnutrizione vi sono gli shock economici, compresi l’impatto socioeconomico della pandemia di COVID-19 e le ripercussioni della guerra in Ucraina, insieme ai conflitti e agli eventi meteorologici estremi. Tali fattori sono interconnessi e si rafforzano a vicenda.
In particolare, nel rapporto si sottolinea che la guerra in Ucraina ha fortemente perturbato la produzione agricola e il commercio nella regione del Mar Nero e continua attualmente a esercitare un impatto negativo sulla sicurezza alimentare globale, soprattutto nei paesi a basso reddito dipendenti dalle importazioni di cibo, la cui fragile resilienza economica era già stata colpita dalla pandemia di COVID-19.
Infine, secondo le proiezioni disponibili per 38 dei 58 paesi e territori, si prevede che a partire da marzo 2023, fino a 153,4 milioni di persone – ossia il 18% della popolazione analizzata – si troveranno nella Fase 3 IPC/CH o superiore; inoltre circa 310.000 persone saranno nella Fase 5 IPC/CH in sei paesi: Somalia (dove vi saranno quasi tre quarti delle persone colpite da questa condizione), Burkina Faso, Haiti, Mali, parti della Nigeria (26 stati e FCT) e Sud Sudan.
“Questa crisi – ha dichiarato il Segretario Generale dell’ONU Antonio Guterres, nella prefazione del rapporto – richiede un cambiamento fondamentale e sistemico e il rapporto afferma chiaramente che i progressi sono possibili. Abbiamo i dati e il know-how per costruire un mondo più resiliente, inclusivo e sostenibile in cui la fame non abbia cittadinanza, anche attraverso sistemi alimentari più forti e massicci investimenti nella sicurezza alimentare e in una migliore alimentazione per tutte le persone, indipendentemente da dove vivano“.
Il rapporto è disponibile al seguente link.
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