«Abbiamo scelto te perché anche tu sei un immigrato, abbiamo affrontato tanti pericoli per arrivare in Italia. Ma anche in Italia corriamo tanti pericoli, tante persone si approfittano di noi, ci fanno lavorare 12 ore al giorno per pochi soldi. Noi non siamo qui per rubare il lavoro o per rovinare la vita agli italiani o agli europei, ma per aiutare noi e la nostra famiglia. E ci teniamo a ringraziare la Guardia costiera che a tanti di noi ha salvato la vita».
Questo è solo un estratto della lettera che, in occasione della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, i minori non accompagnati hanno fatto recapitare a Papa Francesco, l’unico che in questo momento, secondo loro, sembra capirne i semplici sogni: «Vorremmo imparare la lingua e un mestiere, andare a scuola, sentirci integrati. Abbiamo la speranza che le cose possono ancora cambiare».
Un tema molto caldo in Europa, soprattutto in Italia, considerati i flussi continui e massicci di uomini, donne e bambini che sfidano il Mediterraneo in cerca di un futuro migliore. Chi riesce ad arrivare vivo.
Tra tutti coloro che sono sbarcati sulle coste italiane nel 2016, più di seimila provengono da Eritrea (3.832, il gruppo più numeroso in assoluto tra tutti i paesi di origine), Somalia (1.584), Etiopia (401), Siria (220) e Palestina (110). «Salvo pochissime eccezioni questi ragazzi sono fortemente determinati a raggiungere il più in fretta possibile altri Paesi europei dove si sono già integrati familiari o amici.
Come Osservatorio Salesiano per i Diritti dei Minori ci uniamo alle campagne di sensibilizzazione promosse anche da altre organizzazioni umanitarie, e chiediamo con forza ai paesi membri dell’Ue di rendere finalmente operativo il sistema di ricollocamento, per dare un’alternativa di viaggio legale e protetto a quei minori soli che, una volta giunti nel nostro Paese, proseguono il loro cammino mettendosi nelle mani di nuovi trafficanti.
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