Siamo di fronte ad una crisi umanitaria e di valori nella quale le istituzioni non riescono più a dialogare né tra di loro, né tantomeno con la società civile, nemmeno quando si tratta di vere e proprie emergenze. Il tutto, poi, viene aggravato da un utilizzo sconsiderato delle fake news che hanno l’effetto immediato di polarizzare le posizioni dell’opinione pubblica, sottraendola alla fatica di approfondire e dialogare insieme.
Cosa rimarrà del caso Diciotti? A pochi giorni dalla sua conclusione la domanda appare evidente, basti pensare che da un lato il governo italiano si è mostrato reticente ad autorizzare lo sbarco di migranti da una nave della Guardia Costiera, dall’altro l’Europa ha affrontato affannosamente il tema; infine la Chiesa italiana sblocca la situazione facendosi carico dell’accoglienza. Insomma, una situazione al limite dei diritti umani,
figlia di un clima politico e sociale che negli ultimi anni ha visto un crescendo di ostilità, anche istituzionale, verso i migranti.
Il risvolto negativo ricade sempre sugli ultimi, sui bambini, le donne, trattati come schiavi in condizioni igienico-sanitarie indescrivibili.
I profughi eritrei presenti sulla Diciotti sono stati sbrigativamente liquidati come “migranti economici”, quando è di patrimonio comune il fatto che si tratti di persone che fuggono da un regime che li perseguita e quindi hanno diritto alla protezione umanitaria.
Anche gli attacchi ricevuti dalla Chiesa all’indomani del suo intervento volto a sbloccare il caso Diciotti, con la messa a disposizione di posti d’accoglienza a proprie spese, è sintomatico di quanto stia accadendo nel nostro Paese. Le reazioni a tale apertura, in diversi casi, sono state feroci nonostante lo sforzo per risolvere una impasse tutta istituzionale. Come a dire che non bastano più gesti concreti di solidarietà neanche verso chi, per molto tempo, ha accusato il terzo settore di fare business con l’accoglienza.
Per approfondire l'analisi di Oliviero Forti clicca qui. Photo credits: TgCom24
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