Il 15 maggio ricorre la Giornata internazionale delle famiglie, istituita nel 1993 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite con la Risoluzione A/RES/47/237, per celebrare l’importanza delle famiglie e del loro fondamentale ruolo in ogni società: si tratta di un’occasione per promuovere una maggiore consapevolezza in merito alle problematiche e ai processi sociali, economici e demografici che interessano le famiglie a livello globale.
La Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza del 1989, sin dal suo Preambolo, riconosce l’importanza della famiglia nella vita di ogni bambino e ragazzo, definendola quale «unità fondamentale della società ed ambiente naturale per la crescita ed il benessere di tutti i suoi membri ed in particolare dei bambini» e sottolineando altresì che essa «deve ricevere la protezione e l’assistenza di cui necessita per poter svolgere integralmente il suo ruolo nella collettività». Inoltre, sempre nel Preambolo della Convenzione si afferma che: «il minore, ai fini dello sviluppo armonioso e completo della sua personalità deve crescere in un ambiente familiare in un clima di felicità, di amore e di comprensione».
L’edizione 2022 della Giornata è dedicata a un tema di grande attualità: “Famiglie e urbanizzazione” e mira a sensibilizzare circa l’importanza di politiche urbane sostenibili e a misura di famiglia.
In occasione di questa Giornata, è importante sottolineare che l’Italia è interessata da un crescente fenomeno della denatalità. Come testimoniamo anche i dati, la pandemia ha senza dubbio avuto un impatto significativo sulle nascite, accelerando ancor più la discesa verso un “inverno demografico” e aggravando la dinamica naturale negativa che già caratterizza il nostro Paese.
Secondo quanto rilevato dagli ultimi dati Istat, contenuti nel report “Indicatori demografici – Anno 2021”[1], l’anno 2021, con soli 399 mila neonati, certifica l’ennesimo traguardo storico del record di minore natalità mai registrato nella storia d’Italia.
«Alla più che consolidata questione nazionale della bassa fecondità – si legge nel report Istat – si sono associati gli effetti del lockdown, generando ancora più incertezza nelle scelte di pianificazione familiare. I fattori pandemici combinati alle questioni demografiche nazionali di lungo corso, tra le quali soprattutto quella del perdurante mantenimento della fecondità su valori minimi, hanno così determinato anche nel 2021 un livello molto negativo del saldo naturale». Dopo la cifra record di -335 mila unità raggiunta nel 2020 – un valore inferiore solo a quello record del 1918, anno dell’epidemia di “spagnola” (-648 mila) –, nel 2021 il saldo naturale è passato a -309 mila unità.
Come evidenziato anche nel report Istat “Dinamica demografica – Anno 2021”[2], il record più basso di nascite dai tempi dell’Unità d’Italia toccato nel 2019 e successivamente nel 2020, è stato dunque oltrepassato nuovamente nel 2021, definendo un nuovo minimo storico di nascite: i nati della popolazione residente nel 2021 sono scesi per la prima volta sotto la soglia di 400 mila (precisamente 399.431), con un ulteriore diminuzione dell’1,3% rispetto alla soglia già altamente negativa di 404mila registrata nel 2020.
È evidente che le famiglie e i minori sono tra coloro che hanno scontato maggiormente gli effetti e le conseguenze negative dell’emergenza sanitaria, rendendo così ancora più evidente la necessità di un’attenzione specifica nei loro confronti e l’importanza di investire nelle politiche sociali a protezione dei soggetti e delle famiglie più vulnerabili.
Ancora oggi, infatti, la famiglia resta uno dei fondamenti della nostra società, nonché il primario ed insostituibile ambiente in cui inizia a compiersi lo sviluppo di ogni essere umano.
[1] ISTAT, Indicatori demografici – Anno 2021, pubblicato l’8 aprile 2022, disponibile su: https://www.istat.it/it/files//2022/04/Report-Indicatori-Demografici_2021.pdf
[2] ISTAT, Dinamica demografica – Anno 2021, pubblicato il 14 marzo 2022, disponibile su: https://www.istat.it/it/files//2022/03/Dinamica-demografica-2021.pdf
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