Il 5 febbraio ricorre la Giornata nazionale di Prevenzione dello Spreco Alimentare. Celebrata per la prima volta in Italia il 5 febbraio 2014, questa giornata è finalizzata a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza di prevenire gli sprechi di cibo.
Affrontare perdite e sprechi alimentari rientra tra gli obiettivi fissati dall’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite. Nello specifico, l’Obiettivo 12.3 mira, entro il 2030, «a dimezzare lo spreco alimentare globale pro-capite a livello di vendita al dettaglio e dei consumatori e ridurre le perdite di cibo durante le catene di produzione e di fornitura, comprese le perdite del post-raccolto».
In base a quanto emerge dal report ‘Il caso Italia‘ 2023 di Waste Watcher International Observatory on Food and Sustainability, diffuso in occasione della Giornata nazionale di Prevenzione dello Spreco Alimentare, rispetto allo scorso anno, lo spreco alimentare in Italia è diminuito del 12%. Tuttavia, nonostante il calo registrato, ancora vi è molto da migliorare in considerazione dell’ingente quantità di cibo che viene sprecato ogni giorno nelle case italiane. I nuovi dati riferiti a gennaio 2023 rivelano, infatti, che gli italiani gettano in media 524,1 grammi pro capite di cibo ogni settimana – pari a circa 75 grammi di cibo al giorno e oltre 27 kg annui –, contro i 595,3 grammi settimanali della scorsa indagine. A sprecare di più sono le regioni meridionali (+8% rispetto alla media nazionale) e le famiglie senza figli (+38%); più virtuose invece le regioni del Nord e del Centro (rispettivamente -4% e -2%) e le famiglie con figli (-29%).
Come testimoniano i dati, lo spreco alimentare rappresenta un fenomeno ancora ampiamente diffuso: combatterlo è prioritario e interpella la responsabilità di ciascuno. Si tratta di un problema che ha importanti ripercussioni sull’ambiente, che dà luogo a gravi disparità sociali e che sollecita anche una profonda riflessione, soprattutto se si considera il consistente numero di persone in tutto il mondo che non possono permettersi un pasto sano ogni giorno.
A tal proposto, in riferimento al contesto nazionale, un recente approfondimento a cura di Con i Bambini e Openpolis propone un focus sul tema della povertà alimentare. Una condizione che, come si legge all’interno dell’approfondimento, si verifica “quando una persona non ha la possibilità di consumare quotidianamente e in quantità adeguate cibi sani, equilibrati, nutrienti e sicuri”.
Nell’approfondimento dedicato si sottolinea inoltre che, proprio come la povertà educativa, la deprivazione alimentare in Italia e nel contesto occidentale ha una matrice multidimensionale e non riguarda la scarsità in assoluto delle risorse disponibili, quanto piuttosto l’equità e la possibilità di averne accesso. In genere, tale fenomeno interseca tante dimensioni diverse: povertà economica, prossimità a servizi e assistenza, educazione alimentare, qualità e prezzi dell’offerta disponibile.
Secondo i dati riportati nell’analisi, nel 2021, l’8,4% delle famiglie in Italia dichiara di non potersi permettere un pasto proteico ogni due giorni.
Certamente, la povertà alimentare è ancora più grave per bambini e ragazzi, in quanto soggetti che attraversano l’età dello sviluppo e per i quali l’accesso a una dieta equilibrata è fortemente raccomandata.
Nel nostro Paese, la media di minorenni che non consumano un pasto proteico al giorno è pari al 2,8%. Un dato da non trascurare, dietro cui si celano significative differenze regionali. In particolare, la regione in cui la povertà alimentare minorile incide maggiormente è la Sicilia, dove la quota di bambini e ragazzi che non consumano almeno un pasto proteico al giorno supera l’8%, fanno seguito la Campania (5,4%), la Basilicata (4,9%) e il Lazio (4,5%); al contrario nelle Marche, in Abruzzo, in Puglia e in Piemonte tale percentuale si attesta al di sotto dell’1%.
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