6 aprile 2023 – Giornata Internazionale dello Sport per lo Sviluppo e la Pace. Con la pandemia crolla la pratica sportiva tra bambini e ragazzi

Il 6 aprile ricorre la Giornata Internazionale dello Sport per lo Sviluppo e la Pace (International Day of Sport for Development and Peace – IDSDP), proclamata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 23 agosto 2013 tramite la Risoluzione 67/296.

Come sottolineato sul sito dell’ONU, tale Giornata rappresenta un’opportunità per evidenziare il ruolo positivo che lo sport e l’attività fisica giocano nelle comunità e nella vita delle persone in tutto il mondo: “Lo sport ha il potere di cambiare il mondo; è un diritto fondamentale e un potente strumento per rafforzare i legami sociali e promuovere lo sviluppo sostenibile e la pace, nonché la solidarietà e il rispetto per tutti”.

Allo stesso tempo, si intende anche riconoscere che lo sport offre un enorme potenziale per la promozione della pace e dei diritti umani nonché per il progresso degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, contribuendo ad esempio all’emancipazione di donne e ragazze, giovani, persone con disabilità e altri gruppi emarginati e ancora all’avanzamento degli obiettivi di salute, sostenibilità e istruzione.

In occasione di questa ricorrenza, è importante mettere in risalto che lo sport svolge un ruolo essenziale nella crescita di bambini e ragazzi, in quanto favorisce lo sviluppo fisico, psicologico e sociale; migliora la salute fisica ed emotiva; è un potente strumento sociale e di aggregazione; aiuta a instaurare relazioni con i coetanei e con gli adulti; rafforza i legami sociali; promuove inclusione sociale; rappresenta un mezzo attraverso cui diffondere e trasmettere importanti valori educativi quali il rispetto delle regole e degli avversari o la lealtà verso i compagni e la squadra; permette di accrescere la consapevolezza di sé e del proprio corpo.

La pratica sportiva rappresenta così, per i più giovani, un’importante opportunità di educazione e di sviluppo armonico, ma anche di svago e di condivisione con i pari.

La Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza del 1989, pur non sancendo espressamente un diritto dei minorenni allo sport, all’articolo 31 riconosce a bambini e ragazzi il diritto al gioco e alle attività ricreative.

Secondo l’ultimo report Istat, intitolato “Sport, attività fisica, sedentarietà” e pubblicato a dicembre 2022, si rileva che nell’arco degli ultimi venti anni la pratica di sport e di attività fisica in Italia ha registrato un incremento significativo. L’indagine, infatti, mostra che la percentuale di persone di età superiore ai tre anni che praticano attività fisica e sportiva nel tempo libero è aumentata, salendo dal 59,1% del 2000 al 66,2% nel 2021; al contempo, è invece diminuita la quota di chi non pratica alcuna attività, dal 37,5% al 33,7%.

Tuttavia, in controtendenza rispetto a quanto osservato nella popolazione adulta, dal rapporto Istat emerge che nel 2021, quindi a seguito dello scoppio della pandemia da Covid-19, tra bambini e adolescenti dai 3 ai 17 anni è crollata la pratica sportiva, soprattutto quella di tipo continuativo, passata dal 51,3% al 36,2% (con un decremento di circa 15 punti percentuali) e compensata solo in parte dalla pratica di qualche attività fisica (dal 18,6% al 26,9%). Parallelamente, è anche cresciuta la sedentarietà, salita dal 22,3% al 27,2%.

Il rapporto rivela che lo sport è un’attività del tempo libero fortemente legata all’età. In particolare, si sottolinea che durante l’intero ciclo di vita tende a praticare sport soprattutto la popolazione più giovane di età compresa tra i 6 e i 24 anni (nello specifico i livelli più alti di pratica sportiva nel 2021 si attestano nella fascia d’età 15-24 anni); mentre con l’aumentare dell’età la pratica sportiva diviene meno diffusa, ma cresce la pratica di qualche attività fisica. Anche la sedentarietà aumenta proporzionalmente al crescere dell’età, interessando generalmente due persone su dieci tra i ragazzi fino a 24 anni e quasi sette su dieci tra la popolazione di 75 anni e più.

L’indagine mette, inoltre, in risalto la presenza di forti differenze territoriali: secondo i dati riportati, la quota più elevata di praticanti sportivi si registra al Nord (41,6%), segue il Centro (36,7%) e ultimo il Mezzogiorno (24%). Le regioni con i livelli più bassi sono Campania (20,8%), Calabria (22,5%), Sicilia (23,2%), Molise (23,6) e Basilicata (24,7%). Occorre poi evidenziare che tra il 2000 e il 2021, l’attitudine allo sport è aumentata di circa il 25% nel Centro-nord e di quasi il 15% nel Mezzogiorno, amplificando conseguentemente le distanze tra le diverse macro aree del Paese.

Ancora, significative diseguaglianze si riscontrano anche rispetto al titolo di studio: pratica sport il 51,2% dei laureati contro il 38,3% dei diplomati e soltanto il 15,6% tra chi ha la licenza di scuola media.

Infine, dal report Istat si evince che il contesto familiare di appartenenza gioca un ruolo fondamentale per l’adozione di stili di vita sani da parte dei ragazzi. A tal proposito, si osserva una rilevante associazione tra le abitudini sportive dei genitori e la pratica sportiva dei figli. I dati, infatti, indicano che sono soprattutto i bambini e i ragazzi di 3-17 anni con uno o entrambi i genitori sportivi a dichiarare di praticare uno sport: quasi otto ragazzi su dieci praticano sport se entrambi i genitori fanno sport; al contrario si scende a tre su dieci quando sia il padre che la madre non sono praticanti.

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