“Come stai?”: i risultati della doppia indagine Con i Bambini – Demopolis sul punto di vista degli adolescenti e degli adulti

Le cose più importanti nella vita per gli adolescenti sono la famiglia (90%), l’amicizia (86%), ma anche le passioni personali (72%) e l’amore (71%). Di contro, poco più della metà dei ragazzi (53%) menziona il lavoro tra le cose che contano, ben dieci punti sotto a “carriera e successo”. All’ultimo posto, invece, vi è l’impegno politico (4%).

Il rapporto con i pari (64%) insieme al tempo libero (53%) rappresentano i principali ambiti di soddisfazione per gli adolescenti italiani; meno citate le relazioni familiari (52%), la vita scolastica (35%) e quella sentimentale (25%).

Sono questi alcuni dei dati provenienti dalla doppia indagine (“La prospettiva degli under 18” e “Gli adolescenti italiani nello sguardo degli adulti“) promossa dall’impresa sociale Con i Bambini e realizzata dall’Istituto Demopolis, la quale esplora il punto di vista degli adolescenti e quello degli adulti, attraverso interviste a genitori, insegnanti ed educatori e per la prima volta, in modo sperimentale, attraverso l’ascolto diretto di ragazze e ragazzi tra i 14 e i 17 anni.

I risultati dell’indagine rivelano che i ragazzi prediligono il confronto con i propri coetanei, più limitatamente si raccontano agli adulti: il 79% degli adolescenti intervistati preferisce condividere idee e pensieri proprio con gli amici.

Anche in presenza di un problema, gli amici rimangono gli interlocutori privilegiati con cui parlarne (nel 64% dei casi), mentre ai genitori si rivolge solo il 43%. Ancora più complesso risulta il dialogo a scuola: solo il 3% se avesse un problema, ne parlerebbe con un insegnante.

Quasi un terzo degli intervistati (il 31%) riferisce poi di faticare a condividere le proprie idee; i motivi principali si rintracciano nella paura di essere incompresi o giudicati.

Secondo quanto emerso dall’indagine, vi è poi un dato su cui le due generazioni pressoché concordano: “gli adulti oggi non capiscono i ragazzi“. Ne è convinto il 54% degli adolescenti e il 45% dei genitori.

In particolare, le principali ragioni di incomprensione riguardano il fatto che gli adulti non capiscono la diversità del periodo storico in cui si vive l’adolescenza (per il 62% dei ragazzi); non comprendono le idee dei ragazzi (46%), il rapporto con il mondo online (41%), ma anche desideri, passioni, priorità (37%) e sentimenti (36%).

In base a quanto riportato all’interno dell’indagine, nei mesi del lockdown, agli adolescenti è mancata la libertà di stare con i coetanei (74%), la possibilità di vivere spazi di socialità (54%) e praticare attività sportive (50%); molto meno la scuola (24%).

A seguito della pandemia, nell’ambito scolastico, si evidenziano però alcuni cambiamenti tra cui: un utilizzo più frequente della tecnologia (56%), ma anche una maggiore difficoltà di socializzazione (35%), l’aumentato stress dei docenti (34%) e la maggiore timidezza di alcuni compagni (33%).

Tra gli effetti preoccupanti che il periodo pandemico ha generato sulla salute dei più giovani, gli adulti invece segnalano, oltre alla dipendenza da internet (65%), un aumento dell’ansia (62%) e dei casi di depressione tra i minorenni (51%). Inoltre, più di un terzo dei genitori (36%) afferma di aver notato la tendenza dei figli a evitare con scuse la scuola, le uscite o altre occasioni di socialità.

Di fronte al disagio crescente dei ragazzi, il mondo adulto si dichiara prevalentemente inadeguato a farvi fronte: appena 3 su 10 ritengono che gli adulti oggi abbiano gli strumenti necessari per affrontare il disagio giovanile.

Ciò che servirebbe oggi per limitare il malessere o le problematiche socio-psicologiche dell’adolescenza è, secondo il 53% degli intervistati maggiorenni, maggiore ascolto e comprensione da parte degli adulti. In secondo luogo, il 48% sottolinea la necessità di aumentare le opportunità di socializzazione, amplificando la possibilità dei piccoli di accedere ad attività sportive, ludiche e culturali.

Infine, osservando lo sguardo degli adolescenti sul futuro, l’indagine mostra che ben il 53% guarda al proprio futuro con ottimismo; il 19% non riesce a definirlo; il 16% indifferente; il 12% si dice pessimista.

Dall’altra parte invece la visione degli adulti sul futuro dei giovani è meno rosea: la percentuale di coloro che si ritengono ottimisti si contrae al 20%, mentre si dichiarano pessimisti 2 italiani su 3. Il 65% dei genitori poi è pessimista tout court sul futuro degli adolescenti: un dato decisamente più alto di quello espresso dai diretti interessati.

Le paure degli adulti sono molteplici: l’incertezza per il futuro lavorativo dei ragazzi e la difficoltà a scegliere il percorso di studio e professionale (69%), violenza e bullismo (56%), l’uso di droghe e alcool e la crescita dei disagi psicologici (48%). Preoccupano invece molto meno le difficoltà di comunicazione e di confronto tra giovani e adulti (30%) e ancora meno le diseguaglianze che crescono tra i ragazzi (25%).

Per ulteriori approfondimenti, si rimanda sul sito di Con i Bambini, alla notizia dedicata.

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