Minori e povertà educativa: il peso dell’emergenza educativa sui bambini e il rischio di esclusione sociale

La povertà minorile rappresenta un fenomeno complesso, legato non solo a condizioni economiche svantaggiate, ma soprattutto ad una vita in isolamento, con scarse relazioni, ad una cattiva alimentazione e cura della salute, ad una carenza di servizi e di opportunità educative e formative.


Senza dubbio, un elemento pregnante che contraddistingue la povertà minorile è proprio la sua connotazione educativa.

Il concetto di povertà educativa non fa riferimento soltanto alla privazione del diritto allo studio, ma intercetta diverse dimensioni, estendendosi alle sfere culturali, relazionali, sociali e formative, ed implica la mancanza ben più sostanziale di opportunità educative e di sviluppo. Questo tipo di povertà è particolarmente insidiosa, poiché priva i bambini e gli adolescenti di importanti occasioni di apprendimento e di sperimentazione, non potendo così crescere conoscendo le proprie capacità, coltivando i propri talenti, sviluppando le proprie competenze e, più in generale, costruendo il futuro che desiderano.

In questo senso, la povertà che colpisce i minori, associandosi ad una generale carenza di opportunità ed ostacolando la realizzazione del proprio potenziale, è in primis una negazione dei diritti umani fondamentali dei bambini e degli adolescenti, che può precluderne lo sviluppo e pregiudicarne non solo il presente ma anche il futuro.

Nel nostro Paese la correlazione tra povertà educativa minorile e condizioni di svantaggio socio-economico risulta essere particolarmente accentuata, alimentando un circolo vizioso che vede la condizione di povertà economica causa e conseguenza della povertà educativa. La povertà educativa rappresenta così un fenomeno prevalentemente ereditario, che colpisce, per lo più, famiglie soggette a povertà socio-economica. Ad esempio, si evidenziano situazioni di maggior svantaggio, sia sul fronte dei servizi sia su quello delle possibilità individuali, proprio nelle regioni del Mezzogiorno, dove si attestano i più alti tassi di povertà assoluta.

L’emergenza in atto, come è stato evidenziato, rischia di portare ad un drastico aumento del numero di minori in povertà assoluta[1]; tuttavia la situazione si aggrava ulteriormente considerando che alla povertà materiale si sommano anche le implicazioni sul piano educativo, che investono in misura maggiore i bambini e i ragazzi più vulnerabili.

Di conseguenza, nello scenario attuale, oltre ai preoccupanti effetti prodotti a livello economico, si paventa un altro importante rischio, ossia l’aumento del livello di povertà educativa e delle disuguaglianze sociali, scaturito a fronte del distacco dai percorsi scolastici e formativi, nonché della riduzione delle opportunità educative e del prolungato confinamento in casa.

La scuola ha un ruolo essenziale e privilegiato, soprattutto per tutti quei bambini che si trovano a vivere una situazione di svantaggio o di sofferenza, e alle volte può rappresentare l’unico contesto relazionale positivo con cui questi ragazzi si confrontano.

L’interruzione scolastica ha provocato, pertanto, il venir meno di una serie di significative occasioni relazionali, nonché di preziose opportunità educative, di apprendimento e di crescita personale, rischiando così di accrescere le situazioni di disagio ed amplificare il divario sociale.

Insieme a questo, un fattore cruciale di discriminazione emerso in quest’ultimo periodo riguarda poi il divario tecnologico presente nel nostro Paese: molti studenti, di fatto, sono stati fortemente penalizzati anche per la mancanza di accesso alla didattica digitale, a causa dell’indisponibilità di strumenti tecnologici e di connessioni, che ha precluso loro la possibilità di partecipare a momenti didattici a distanza, a lezioni scolastiche e ad attività formative di varia natura, rimanendone di fatto esclusi.

L’insieme di questi elementi sospinge i minori più vulnerabili verso il pericolo di incorrere in un maggior isolamento sociale e di regredire sul piano dell’istruzione, dell’apprendimento e dell’acquisizione di competenze e conoscenze fondamentali, ma anche di perdere la stessa motivazione e volontà di proseguire gli studi. Questo scenario, allora, rischia verosimilmente di aumentare il peso delle disuguaglianze sociali e di rendere ancora più visibile e profondo l’abisso della povertà educativa e dell’esclusione sociale.


[1] Si rimanda per un breve approfondimento sul tema al precedente articolo dell’Osservatorio: “Gli effetti della crisi economica sui minori: un milione di minori in più in povertà assoluta”.

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