L’impatto della pandemia sulla salute mentale degli adolescenti: aumentano gli episodi di autolesionismo e i tentativi di suicidio

Oltre agli aspetti sanitari legati alla salute fisica, la pandemia sta avendo forti ripercussioni anche a livello psicologico, mettendo a rischio il benessere della popolazione. In particolare, si osserva che la pandemia sta avendo un impatto critico sul benessere psicologico e sulla salute mentale di molti bambini e adolescenti; aspetto finora rimasto piuttosto trascurato.

Lo stato di reclusione e di isolamento sociale, imposto dal periodo di lockdown, rischia, infatti, di determinare un costo altissimo per lo sviluppo degli adolescenti, con probabili danni rispetto alla loro crescita in termini psichiatrici e psicoevolutivi.

Proprio i giovani e gli adolescenti risultano essere le categorie più a rischio, poiché maggiormente esposti ai danni psicologici causati da questo periodo di restrizione.

Soprattutto per gli adolescenti, la chiusura della scuola, la solitudine, l’indebolimento delle reti sociali e la perdita di relazioni sperimentate in questo periodo stanno giocando un ruolo particolarmente critico, privandoli di esperienze formative fondamentali in una fase di sviluppo estremamente delicata e decisiva per la loro formazione e in un’età specifica in cui invece avrebbero fisiologicamente bisogno di relazioni significative.

Senza dubbio, la fase di lockdown e il clima generale di incertezza che si respira in questo periodo hanno determinato una condizione di forte stress per bambini e adolescenti, legato non solo alla paura del contagio ma anche ai radicali cambiamenti quotidiani che si sono trovati improvvisamente ad affrontare, con lo stravolgimento di tutte le routine e le ordinarie abitudini di vita.

Il lockdown ha segnato in modo significativo il nostro tempo. Nel volume “Bambini, adolescenti e Covid-19. L’impatto della pandemia dal punto di vista emotivo, psicologico e scolastico”, scrivono Stefano Vicari e Silvia Di Vara: «Sottovalutare l’impatto del Covid-19 anche tra i più giovani rischia di trasformare una emergenza sanitaria come quella che stiamo vivendo non solo in una crisi economica, ma anche in una crisi dei diritti dei bambini e dei ragazzi. Inoltre, sebbene sia ancora prematuro tracciare un quadro preciso delle reali conseguenze della pandemia sul benessere mentale dei più piccoli, cominciano ad essere disponibili dati poco rassicuranti».[1]

I dati già prima del Covid riferiscono che almeno il 20% degli adolescenti ha un disturbo mentale, percentuale che si presenta identica anche negli adulti, mentre nell’infanzia coinvolge il 10% dei bambini; si tratta, quindi, di percentuali non esigue.

I dati più recenti evidenziano che l’isolamento durante la pandemia ha favorito l’insorgenza di problematiche comportamentali e un peggioramento di condizioni preesistenti. In particolare, si osserva che adolescenti e bambini presentano un aumento dell’irritabilità, e quindi anche una maggiore predisposizione ad episodi di aggressività, disturbi del sonno, aspetti di ansia e di depressione.

In sostanza, sono due le reazioni prevalenti che si riscontrano negli adolescenti: un incremento dell’irritabilità, che si traduce spesso anche in un aumento dell’aggressività, o viceversa un forte ritiro sociale, con sintomi di tipo depressivo. Questa seconda categoria, rappresentata da coloro che si chiudono in casa e rifiutano contatti con l’esterno, desta particolare preoccupazione: finita la pandemia, non sarà facile far uscire questi ragazzi dall’isolamento, far ristabilire loro i rapporti e l’attività relazionale, oggi fortemente compromessa a causa dell’emergenza in corso.

Proprio quest’ultimo aspetto, poi, sta giustificando e dando vita a fenomeni gravi quali l’autolesionismo o, nei casi più gravi, i tentativi di suicidio.

Dall’osservatorio privilegiato del pronto soccorso sopraggiungono segnali alquanto allarmanti. Si rileva, infatti, che negli ultimi mesi, soprattutto con la seconda ondata, si è verificato un netto aumento di accessi al pronto soccorso per disturbi mentali acuti in bambini e adolescenti e in particolare, è cresciuto vertiginosamente il numero dei casi di autolesionismo e di tentato suicidio tra i giovani, mai come prima d’ora.

E’ Stefano Vicari, responsabile di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza dell’ospedale Bambino Gesù di Roma, a lanciare l’allerta in merito all’aumento degli episodi di autolesionismo e di tentato suicidio tra gli adolescenti a causa del lockdown, dichiarandosi preoccupato per l’aumento di giovani ricoverati nel suo reparto e richiamando l’attenzione sulle conseguenze dello stato di emergenza pandemica sui ragazzi.

Il responsabile di Neuropsichiatria sostiene, infatti, che gli adolescenti vivono con forte preoccupazione questo periodo e la ripercussione sui loro vissuti è particolarmente consistente. Riferendo, poi, che si contano sempre più ricoveri per atti di autolesionismo e tentativi di suicidio, sottolinea che le quantità di richieste di aiuto pervenute superano addirittura le capacità di accoglienza.[2] Come ha dichiarato in diverse sedi, da ottobre ad oggi si registra un forte incremento delle richieste di aiuto pari a circa il 30%. Se fino ad ottobre i posti letto occupati erano il 70%, oggi raggiungono il 100%. Nel 2011 si sono verificati 12 ricoveri per atti di autolesionismo, a scopo suicidario o non; nel 2020 se ne contano oltre 300, quasi uno al giorno.

Questi dati, allora, ci inducono a riflettere sulla gravità delle conseguenze in termini di salute mentale che stanno emergendo in modo sempre più evidente a distanza di un anno dalla pandemia. Si tratta di un aumento estremamente preoccupante, che porta ad interrogarsi sulla delicata situazione vissuta dai ragazzi e su come poterli aiutarli.

Certamente, dal punto di vista della salute mentale le scuole aperte rappresenterebbero un’importante risorsa. In secondo luogo, Stefano Vicari ricorda anche il ruolo strategico e decisivo dei genitori: i genitori devono esserci, garantire una presenza costante e dedicare del tempo qualificato ai propri figli; devono essere vigili e prestare molta attenzione alle necessità ed esigenze dei ragazzi, così come ai loro cambiamenti d’umore e di comportamento.


[1] Stefano Vicari – Silvia Di Vara (a cura di), Bambini, adolescenti e Covid-19. L’impatto della pandemia dal punto di vista emotivo, psicologico e scolastico,Trento, Erickson, 2021.

[2] Per un approfondimento sul tema si invita a leggere l’articolo di Vita “L’onda lunga del Covid sugli adolescenti? Va affrontata adesso” al link: http://www.vita.it/it/article/2021/01/14/londa-lunga-del-covid-sugli-adolescenti-va-affrontata-adesso/157969/

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