In Italia, l’offerta di asili nido e di servizi per la prima infanzia è cresciuta negli ultimi anni: se nel 2013 erano 22,5 i posti a disposizione in queste strutture ogni 100 bambini con età inferiore ai 3 anni, secondo i dati relativi al 2018/19 sono arrivati a 25,5 i posti ogni 100 minori.
Questi dati attestano un segnale positivo di crescita, tuttavia l’Italia è ancora distante dall’obiettivo europeo di raggiungere i 33 posti ogni 100 bambini.
Se nella fascia tra i 3 anni e la scuola dell’obbligo, relativa alle scuole dell’infanzia, l’Italia si posiziona tra i paesi Ue con il maggior sviluppo del servizio, nella cura dei primi 3 anni il nostro Paese è ancora lontano dal garantire un’offerta adeguata. Con una copertura pari al 25,5%, sono circa 100mila i posti che mancano, a livello nazionale, per raggiungere il target europeo fissato al 33%.
Si tratta di una sfida centrale per il nostro sistema educativo. È ormai riconosciuto, infatti, che i primi 1.000 giorni di vita del bambino sono quelli maggiormente determinanti per il suo sviluppo successivo: le esperienze vissute specialmente nei primi anni sono cruciali e condizionano tutto il percorso futuro. Di conseguenza, la possibilità di frequentare asili nido e, quindi, di avere accesso ad un ambiente educativo che offra stimoli ed esperienze positive riveste un ruolo chiave nello sviluppo del minore e ne definisce molti aspetti della crescita e dell’apprendimento. Proprio per questo motivo, allora, occorre garantire a tutti i bambini l’accesso ai servizi per la prima infanzia, a prescindere dalle condizioni della famiglia, estendendo l’offerta del servizio. È questo il primo passo da compiere per combattere la povertà educativa.
Sulla base delle evidenze citate, investire sui primi 1.000 giorni di vita dei bambini diviene una necessità e il potenziamento del sistema integrato 0-6 anni, e in particolare per la fascia 0-3, deve essere considerato una priorità nazionale.
È quanto emerso dalla presentazione del rapporto nazionale “Asili nido in Italia. I divari nell’offerta di nidi e servizi prima infanzia sul territorio nazionale, tra mezzogiorno e aree interne”, promosso dall’impresa sociale Con i Bambini e Openpolis nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile.
L’analisi, elaborata con l’obiettivo di monitorare l’offerta effettiva di asili nido sul territorio nazionale, illustra in modo chiaro e accurato i gravi squilibri attualmente esistenti, in Italia, nella rete dei servizi.
Dai risultati del report, infatti, si evince un dato poco rassicurante in merito alla diffusione dell’offerta di servizi per la prima infanzia sul territorio italiano, la quale appare molto eterogenea. Dietro al dato medio nazionale del 25,5%, si celano ampi divari interni tra i territori.
In particolare, sono due le profonde spaccature che emergono nell’offerta di servizi prima infanzia.
La prima e più evidente è quella tra un centro-nord, dove il servizio appare più capillare, e un mezzogiorno dove risulta decisamente meno presente. A differenza del Centro-Nord che con 32 posti ogni 100 bambini ha quasi raggiunto l’obiettivo europeo del 33% e dove in media 2/3 dei comuni offrono il servizio, nel Mezzogiorno, invece, i posti ogni 100 bambini sono solo 13,5 e il servizio è garantito in meno della metà dei comuni (47,6%), con una differenza considerevole nella copertura di nidi e servizi prima infanzia tra le due aree di 18,5 punti.
Sono, infatti, le regioni del centro-nord a collocarsi ai primi posti in classifica: Valle d’Aosta (45,7%), Umbria (42,7%), Emilia Romagna (39,2%) e Toscana (36,2%), che superano abbondantemente l’obiettivo UE, e a seguire Friuli-Venezia Giulia e Trentino Alto Adige poco sotto il 33%.
Al contrario, al Sud permangono forti ritardi e il livello di copertura è decisamente più basso, tanto che gli ultimi posti sono occupati proprio dalle regioni meridionali: ad eccezione della Sardegna che supera la media nazionale (29,3%), sono sopra la soglia del 20% Abruzzo e Molise, si attestano poco sotto il 17% Puglia e Basilicata e, infine, ultime in classifica, con le percentuali più basse, figurano Campania (11%), Sicilia (10%) e Calabria (9,4%).
Anche confrontando i diversi capoluoghi, si può osservare che tutti i 10 capoluoghi con meno posti rispetto all’utenza potenziale si trovano nel mezzogiorno. A Bolzano vi sono quasi 7 posti ogni 10 bambini, invece a Catania e Crotone quasi 5 su ben 100 bambini.
Il secondo importante divario nell’offerta di asili nido è quello tra i centri urbani, dove il servizio è più diffuso, e le aree interne, dove la presenza di servizi prima infanzia è più scarsa. Se nei poli, comuni baricentrici in termini di servizi, l’offerta supera il 30% dell’utenza potenziale, nei comuni periferici e ultraperiferici si attesta intorno al 18% (con 13,8 punti di divario).
Queste differenze si sovrappongono a quelle tra centro-nord e resto del paese. Nelle aree periferiche e ultraperiferiche di Emilia Romagna, Toscana e Umbria la copertura supera comunque il 25%, mentre nei maggiori centri urbani del sud non raggiunge il 15%: Napoli (13,5), Palermo (6,2), Bari (14,1).
Il gap tra nord e sud del Paese e quello tra centri urbani e aree interne, quindi, rappresentano le due principali linee di frattura nell’offerta di servizi prima infanzia che, sommandosi tra loro, limitano una presenza omogenea del servizio sul territorio nazionale.
Mettere a fuoco queste differenze nell’offerta di servizi è fondamentale, se non si vuole rischiare di vanificare le politiche in materia.
In questo senso, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) prevede di aumentare l’offerta di asili nido e servizi per l’infanzia, per raggiungere la media europea del 33% entro il 2026. Tuttavia, occorre evitare di raggiungere questo target potenziando solo le aree del paese già più “infrastrutturate”, altrimenti le risorse europee, nonostante il conseguimento dell’obiettivo nazionale, non saranno servite per superare le distanze esistenti.
Raggiungere la soglia del 33%, di per sé, non è sufficiente; oltre a compiere un decisivo passo in avanti nella disponibilità di servizi educativi per la prima infanzia in tutto il paese, allo stesso tempo, è necessario indirizzare il potenziamento dei servizi soprattutto nel ridurre i drammatici e forti divari territoriali, evidenziati dal report, in modo da pervenire ad un’estensione più omogenea del servizio.
Nella fase che stiamo attualmente vivendo, segnata dall’emergenza del covid-19 e dalla necessità di garantire una ripresa per il futuro del paese, gli asili nido e i servizi per la prima infanzia rivestiranno un ruolo ancora più strategico. Un’offerta maggiore di questi servizi sul territorio non rappresenta solo una questione sociale o assistenziale, ma interessa innanzitutto il piano delle opportunità educative a disposizione del minore e la sua possibilità di avere accesso, fin dai primi anni di vita , ad un percorso educativo di qualità, indipendentemente dal reddito della famiglia.
Il rapporto completo è scaricabile qui
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