Nel mondo, oltre la metà dei bambini sotto i 5 anni affetti da malnutrizione acuta – circa 23 milioni – ha meno di 2 anni; mentre la percentuale di quelli che soffrono di malnutrizione cronica aumenta rapidamente tra i 6 mesi e i 2 anni in quanto le diete non riescono a tenere il passo con le crescenti esigenze nutrizionali dei bambini.
A rivelarlo è il nuovo rapporto “Fed to Fail? The crisis of children’s diets in early life” (Nutriti per fallire? La crisi delle diete dei bambini nei primi anni di vita), presentato pochi giorni fa dall’UNICEF in occasione del Vertice delle Nazioni Unite sui Sistemi Alimentari (UN Food Systems Summit).
Il nuovo rapporto dell’UNICEF, che riporta un’analisi condotta su 91 Paesi, mette in luce il grave quadro della malnutrizione infantile a livello globale e pone un campanello d’allarme sulla crisi alimentare che colpisce i bambini durante il delicato quanto critico periodo di sviluppo compreso tra i sei mesi e i due anni di età, mostrando il preoccupante stato delle diete dei bambini in tutto il mondo e le disuguaglianze che si ripercuotono sui più piccoli ed emarginati.
Secondo quanto riscontrato dall’analisi effettuata, tra i bambini dai 6 ai 23 mesi di età, solo la metà riceve il numero minimo raccomandato di pasti al giorno, ossia le calorie per sopravvivere, e appena uno su tre, nella stessa fascia di età, consuma il numero minimo di gruppi alimentari di cui necessita per crescere.
Ulteriori analisi su 50 Paesi rivelano, poi, che questi modelli di alimentazione non adeguata si sono mantenuti pressoché invariati nel corso degli ultimi dieci anni.
Sebbene la crisi dell’alimentazione infantile interessi tutte le regioni, il rapporto evidenzia che ad essere maggiormente penalizzati sono i bambini nei paesi e nelle regioni più povere: mentre in America Latina e nei Caraibi, circa due terzi (62%) dei bambini sotto i due anni sono nutriti con una dieta minimamente diversificata, in Africa Orientale e Meridionale (24%), in Africa Occidentale e Centrale (21%) e in Asia del Sud (19%), tale quota scende a meno di un bambino su quattro.
Oltre a questo, si riscontrano forti disparità anche all’interno degli stessi paesi: i bambini tra i 6 e i 23 mesi che vivono nelle aree rurali o nelle famiglie più povere hanno molte più probabilità di seguire diete poco nutrienti in confronto ai loro coetanei nelle aree urbane o più ricchi. Ad esempio, la percentuale di bambini nutriti con una dieta minimamente diversificata è quasi due volte più alta nelle aree urbane (39%) rispetto alle zone rurali (23%).
Di fronte ai dati allarmanti appena citati, l’UNICEF sottolinea come la necessità dei nutrienti adeguati risulti fondamentale soprattutto nel periodo di sviluppo dei primi due anni di vita, in quanto in questa specifica fase evolutiva un apporto insufficiente di nutrienti, necessari per sostenere la crescita in tenera età, può provocare danni irreversibili allo sviluppo e alla crescita dei bambini, esponendoli al rischio di basse capacità immunitarie, scarso sviluppo fisico e cerebrale, apprendimento carente, andando così ad incidere sulla loro formazione scolastica, sulle prospettive di lavoro e, non ultimo, sul loro futuro.
Come ricorda l’UNICEF, si tratta di una situazione che nell’ultimo decennio non ha registrato significativi progressi e tra i fattori che stanno contribuendo all’attuale crisi nutrizionale dei più piccoli vi sono: l’aumento della povertà, le diseguaglianze, i conflitti, i disastri legati al clima e le emergenze sanitarie come la pandemia da COVID-19.
In particolare, le attuali problematiche causate dal COVID-19 rischiano di peggiorare fortemente il quadro, già preoccupante, messo in evidenza. Il rapporto, infatti, riferisce che la pandemia sta colpendo le modalità in cui le famiglie alimentano i propri figli. Ad esempio, secondo una ricerca condotta dall’ufficio regionale dell’UNICEF per l’Africa orientale e meridionale, tra giugno e agosto 2021, un bambino su cinque in Lesotho (20%) e almeno un bambino su tre in Kenya (43%) e Malawi (33%) ha ricevuto un quantitativo minore di pasti proprio a causa della pandemia.
Al fine di assicurare ad ogni bambino diete equilibrate, nutrienti, sicure ed accessibili, il rapporto chiede a governi, donatori, organizzazioni della società civile e attori per lo sviluppo di unire le forze e lavorare insieme per trasformare i sistemi alimentari, sanitari e di protezione sociale attraverso alcune azioni chiave, tra cui:
- Estendere la disponibilità e l’accesso a cibi nutrienti, incentivandone la produzione, la distribuzione e la vendita al dettaglio;
- Implementare gli standard e le leggi nazionali per proteggere i bambini da alimenti e bevande trasformati e ultra-trasformati non sani e porre fine a pratiche di marketing dannose;
- Incrementare la propensione verso cibi nutrienti e sicuri attraverso l’utilizzo di diversi canali di comunicazione.
Il rapporto completo è disponibile sul sito dell’Unicef alla pagina dedicata.
Rispondi