Come evidenziato da Save the Children nella XII edizione dell’Atlante dell’infanzia a rischio in Italia, una delle più urgenti e cruciali sfide che ci troviamo a dover affrontare e che si prospettano per il futuro è la sfida ambientale.
La fotografia dell’Italia scattata dall’Atlante è quella di un Paese trafitto da importanti divari e diseguaglianze, da un vertiginoso aumento di minori in povertà assoluta, da un forte calo della natalità e da una crisi educativa senza precedenti. In questo contesto, si inserisce anche la crisi climatica e il rischio ambientale: termini che ormai sono entrati nella narrazione quotidiana, trasformando parole e inquietudini che, fino a qualche tempo fa, erano appannaggio di una ristretta cerchia di esperti, in un vero e proprio allarme globale.
A tal proposito, oggi, sono tanti gli allarmi che pongono l’accento sull’emergenza climatica, tra cui quello lanciato dall’IPCC – il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite – nella prima parte del suo sesto Assessment Report, pubblicato il 9 agosto 2021, frutto del lavoro di 234 scienziati di 195 Paesi. Nel suo importante appello, l’IPCC ha dichiarato che la situazione rischia di essere fuori controllo e che l’emergenza climatica è a un passo dall’irreversibilità. Le conseguenze dell’innalzamento delle temperature per l’uomo saranno drammatiche e a pagarne il prezzo saranno soprattutto i bambini e i più giovani.
Il fondamentale lavoro dell’Ipcc documenta preoccupanti record: la temperatura media globale del pianeta è cresciuta a ritmi velocissimi e nel decennio 2011-2020 è stata di 1,09°C superiore a quella del periodo 1850-1900; la concentrazione dei principali gas serra è oggi la più elevata degli ultimi 800.000 anni con numerose e gravissime ripercussioni, tra cui una riduzione del ghiaccio artico senza precedenti negli ultimi 2.000 anni e un aumento del livello del mare ad una velocità mai osservata negli ultimi 3.000 anni. Alcuni di questi cambiamenti climatici sono irreversibili e proseguiranno per centinaia di anni. È necessario, quindi, ridurre urgentemente le emissioni, per contenere l’aumento della temperatura globale entro 1,5°C, massimo 2°C, come fissato dagli Accordi di Parigi del 2015. Oltre questo limite – avverte l’IPCC – le condizioni ambientali cambieranno al di là della capacità di adattamento di molte specie, inclusa la nostra.
Oggi, allora, è arrivato il tempo della consapevolezza, soprattutto verso le generazioni più giovani, che soffrono di più l’impatto delle crisi climatiche e ambientali.
A tal proposito, Save the Children ha stimato che vi siano 710 milioni di minori che vivono in 45 Paesi, prevalentemente africani, maggiormente esposti agli shock ambientali, con conseguenze per la salute e la nutrizione. Tuttavia, gli effetti negativi si avvertono con forza in tutte le giovani generazioni.
L’Atlante di Save the Chidren presenta un importante focus sulla vita dei bambini nelle città più grandi dell’Italia, approfondendo temi come la mobilità urbana, il trasporto pubblico, l’inquinamento e la disponibilità di spazi verdi.
Ciò che emerge dal rapporto è che l‘ambiente in cui vivono i minori è piuttosto compromesso. In Italia, quasi 2 milioni di minori (il 21,3% del totale pari a più di uno su cinque) vivono in città inquinate e nel 2020 si attestavano oltre quattro autovetture in circolazione per ogni minore residente.
Il tasso di motorizzazione privata, quindi, appare molto elevato; ma anche il rapporto nuovi nati e autovetture mostra un evidente sbilanciamento: siamo un paese in cui nel solo 2020 sono stati iscritti all’anagrafe 404.104 nuovi nati e immatricolate 1.437.259 vetture, 3,5 per ogni nuovo nato.
Il dato della motorizzazione privata, peraltro, va confrontato con quello relativo alla disponibilità di autobus per il trasporto pubblico locale, essenziale per la mobilità degli adolescenti, che è in media di 76 mezzi ogni 100 mila abitanti, con alcune variazioni interne (al Nord è di 89,1 al Centro di 81,2 al Sud e nelle Isole di 51,9).
Coerentemente con questo dato, è esigua la quota di studenti che utilizzano solamente mezzi di trasporto pubblici per raggiungere la scuola (28,5%) e ancora più ridotta (25,9%) è risultata, nel 2020, la fruizione del solo mezzo pubblico da parte di bambini e ragazzi per le attività svolte nel corso della giornata: dall’incontrare gli amici al recarsi a fare attività sportiva.
Senza dubbio, il potenziamento del trasporto pubblico locale è una delle chiavi del successo di politiche di mobilità urbana sostenibili, in quanto consentirebbe l’alleggerimento del trasporto privato, livelli di inquinamento più bassi e una miglior vivibilità delle città per bambini e ragazzi.
Nell’Atlante si afferma che, in Italia, ragazze e ragazzi ormai non abitano più le città, bensì i loro “contenitori”, come la scuola, l’oratorio, la casa, i luoghi dello sport e della famiglia. Hanno perso la dimensione urbana, hanno scarsa mobilità, la loro autonomia è ridotta e vivono in una sorta di bolla di sicurezza che non li porta lontano da casa, con il rischio, per molti, di vivere segregati in periferie prive di opportunità.
La città, invece, può rappresentare un importante motore di crescita, ma per essere tale deve riuscire a offrire di più anche sul piano dei servizi. Gli spazi pubblici (come la scuola) e i mezzi di trasporto sono i luoghi in cui è possibile ristabilire una cittadinanza condivisa e dove può anche avvenire l’incontro tra chi abita le periferie e chi il centro, tra bambini che ‘hanno’ e quelli che ‘non hanno’.
È evidente così che alla città si debba guardare per progettare un cambiamento nella direzione di una maggiore sostenibilità e per un abitare a misura di bambini; uno sguardo reso ormai necessario anche a fronte delle criticità riscontrate nella mobilità e degli alti livelli di inquinamento. Tuttavia, ad oggi, siamo ancora piuttosto lontani dal raggiungimento di questo traguardo.
Secondo l’OMS, l’inquinamento atmosferico rappresenta il principale rischio ambientale per la salute: ogni anno causa ben 7 milioni di morti nel mondo. Bambine e bambini sono la categoria maggiormente a rischio: nel mondo un quarto di tutte le morti in età inferiore ai 5 anni sono provocate dall’esposizione a un ambiente malsano. In Italia la situazione è preoccupante: stando ai dati a disposizione, in più dell’80% delle rilevazioni effettuate dal 2010 si è superato il valore di riferimento dell’OMS per le PM 2,5.
Trasformare la città, renderla più a misura di bambini e bambine, migliorare le periferie, diminuire la ‘tossicità’ della vita quotidiana vuol dire anche riportare la natura al centro della città, per ristabilire una maggior vivibilità delle stesse.
Tuttavia, secondo quanto riportato nell’Atlante di Save the Children, in Italia, circa la metà del verde pubblico è concentrato in sole 11 città e una città su 10 non raggiunge lo standard minimo previsto dalla Legge di 9 metri quadrati per abitante.
Considerando poi il verde urbano raggiungibile a piedi in un tempo non superiore ai 15 minuti, cioè le aree verdi di cui bambini e ragazzi possono fruire più facilmente, circa tre quarti dei minori (77,4 %) sono in condizione di farlo ma con importanti differenze regionali e tra Nord e Sud.
Nonostante gli esempi virtuosi e i progetti green, nelle città italiane la disponibilità di verde urbano continua a scarseggiare.
Infine, un ultimo elemento su cui porre attenzione riguarda lo spazio verde all’interno della scuola. I giardini scolastici rappresentano, infatti, un’importante componente del verde urbano, un perimetro di vita all’aria aperta per i più piccoli, troppo spesso costretti a una vita sedentaria. Nel 2018 ogni studente aveva a disposizione 8,5mq di giardini scolastici, con grandi differenze tra Nord (11mq) e Sud (5,7mq). Tuttavia, questi spazi, seppur preziosi, risultano spesso trascurati e non utilizzati.
In conclusione, il quadro tracciato all’interno dell’Atlante, sottolineando gli elementi di maggior criticità che influenzano le condizioni di vita dei minori, rende quindi evidente che la sfida della sostenibilità rappresenta una delle più importanti sfide dei nostri tempi: una consapevolezza, unita ad una maggior attenzione ai danni ambientali, che negli ultimi anni, è andata progressivamente crescendo, anche grazie ai movimenti di giovanissimi attivisti.
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