25 novembre 2021 – Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Una sfida urgente che impone un cambiamento culturale e investimenti nella prevenzione e nell’educazione delle giovani generazioni

Il 25 novembre ricorreva la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, istituita dall’ONU nel 1999 allo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica.

Come denunciano i dati e i fatti di cronaca, le dimensioni del fenomeno della violenza contro le donne sono ancora piuttosto allarmanti e critiche.

Nel mondo, si stima che una donna su tre (il 35%), nel corso della propria vita, abbia subito violenza fisica e/o sessuale; violenza molto spesso perpetrata proprio dal partner o ex partner. Quasi il 30% delle donne che hanno avuto una relazione, infatti, riferisce di aver subito una qualche forma di violenza fisica e/o sessuale da parte del proprio partner.

In Italia, più del 31,5% delle donne tra i 16 e i 70 anni è stata vittima di una qualche forma di violenza fisica o sessuale. L’83,8% degli omicidi che colpiscono le donne sono commessi in ambito familiare e affettivo. Tale percentuale era già in continuo aumento, ma con la pandemia la situazione si è ulteriormente aggravata.

Infatti, durante il periodo di lockdown, a causa della convivenza forzata, i casi di violenza domestica sono drammaticamente aumentati. Le misure restrittive imposte con la pandemia hanno costretto migliaia di donne a restare, per diversi mesi, chiuse in casa, a stretto contatto con il proprio partner violento, rendendo al contempo ancora più difficile la possibilità di allontanarsi dalla propria abitazione, sia per denunciare che per separarsi dal coniuge, e contribuendo a produrre anche maggior isolamento sociale.

L’aumento delle situazioni di violenza domestica è evidente anche dai dati Istat[1], i quali segnalano una triste impennata delle chiamate al numero antiviolenza, riferendo che nel 2020, complessivamente, sono state oltre 15.000 le chiamate al 1522 – il numero di pubblica utilità contro la violenza e lo stalking –, con un incremento del 79,5% rispetto al 2019; crescita che si è verificata anche via chat, con un aumento del 71%.

Il tipo di violenza segnalata al 1522 è soprattutto fisica (nel 47,9% dei casi), ma quasi tutte le donne hanno subito più di una forma di violenza e tra queste emerge in modo particolare quella psicologica, che si attesta al 50,5%. Invece, per quanto riguarda gli autori delle violenze segnalate, nel 57,1% dei casi si tratta di partner e nel 15,3% di ex partner. La casa si conferma il luogo dove vengono perpetrate in misura maggiore le violenze: dal 2013 al 2020, nel 75% dei casi, le vittime riferiscono che l’atto violento si consuma proprio tra le mura domestiche.

Occorre, però, sottolineare che una chiamata al numero antiviolenza non si traduce necessariamente in una denuncia. Nonostante questo, i dati citati rappresentano un indicatore utile per monitorare un fenomeno che spesso non può esser misurato mediante il solo parametro delle denunce.

Secondo quanto evidenziato nel report “Violenza sulle donne” dell’Osservatorio #conibambini, a cura di Con i Bambini e Openpolis, sono tantissime le donne vittime di violenza che non denunciano la violenza subita: in base ai dati Istat relativi al 2020, solo il 24% delle donne vittime di violenza sporge denuncia. A questo si deve aggiungere, poi, che tra le donne che sporgono denuncia, solo il 31,4% firma il verbale, rendendo così possibile il perseguimento delle indagine.

Tra le manifestazioni più gravi in cui può sfociare la violenza contro le donne vi è il femminicidio, termine che sta ad indicare gli omicidi perpetrati a danno delle donne in quanto tali, ossia per motivi basati su una discriminazione di genere. Si tratta di una gravissima piaga sociale che ogni anno colpisce circa 100 donne.

Osservando il numero di omicidi, nel corso di tutto il 2020 ce ne sono stati 112 con una donna come vittima, mentre al 9 maggio 2021 si contavano già 38 omicidi volontari nei confronti delle donne, di cui 34 avvenuti in ambito familiare, e in 25 casi per mano del partner o dell’ex partner.

Quando si parla di violenza di genere, un aspetto su cui porre attenzione risiede nel fatto che il fenomeno della violenza contro le donne ha gravissime ripercussioni anche su bambini e ragazzi. Tra le vittime che assistono, o in alcuni casi subiscono anche direttamente, le violenze ci sono, infatti, anche i figli. Secondo il report dell’Osservatorio #conibambini, tra marzo e giugno 2020 quasi 2.000 figli e figlie hanno assistito a violenze domestiche, con un incremento dell’86% rispetto al 2019, mentre i casi di violenza diretta sui figli registrati durante questo stesso periodo sono stati 354. Nel medesimo arco temporale, le donne vittime di violenza con figli sono state 3.801, un numero aumentato considerevolmente negli ultimi cinque anni (erano 1.930 nei quattro mesi del 2015 e 2.212 nel 2018).

Tra i figli e le figlie della violenza sulle donne vi sono anche gli orfani di femminicidio: bambini e ragazzi con una situazione familiare distrutta, la cui madre è stata uccisa per mano del partner o di un familiare. Una realtà che, in Italia, interessa oltre 2.000 ragazze e ragazzi, sia maggiorenni sia minorenni, e che spesso rimane ancora nell’ombra.

La violenza di genere rappresenta una gravissima, e ancora ampiamente diffusa, violazione della dignità e dei diritti umani, che impedisce a bambine, ragazze e donne di realizzare pienamente sé stesse, annullando la loro individualità, autonomia e autodeterminazione. La lotta contro la violenza di genere si pone, pertanto, come una delle sfide più urgenti da affrontare.

In questo senso, per contrastare il fenomeno, risulta fondamentale un cambiamento culturale, costruendo e promuovendo innanzitutto una cultura diversa, fondata sul rispetto reciproco, sulla parità di genere, sulla non violenza e attenta a combattere le discriminazioni di genere nei tanti ambiti in cui si manifestano, ma anche favorendo e sostenendo politiche attive volte a colmare il gender gap.

Allo stesso tempo, è fondamentale intervenire e investire nella prevenzione e nell’educazione delle giovani generazioni.

È fondamentale, infatti, sensibilizzare e educare, fin da piccoli, bambine, bambini e adolescenti al rispetto e alla parità di genere, all’inclusione e alla valorizzazione delle differenze, alla costruzione di relazioni sane e positive, al dialogo, all’empatia, a condannare e schierarsi contro ogni forma di violenza, trasmettendo ai più giovani anche tutti gli strumenti per assumere un ruolo attivo, nonché le modalità concrete per contrastare la violenza di genere, nel momento in cui viene messa in atto.

Il fenomeno va combattuto, infatti, anche sul piano culturale ed educativo.

È necessario, pertanto, responsabilizzare l’intera società nel ritenere inaccettabile qualsiasi ogni forma di molestia e di violenza e portare alla maturazione di una maggior consapevolezza, che possa poi tradursi in azioni personali, collettive e istituzionali che interrompano il circolo innescato dalla violenza.

Infine, è importante non sottovalutare mai la violenza, prestando ascolto e attenzione, garantendo accoglienza e sostegno ad ogni persona colpita dalla violenza.

La prevenzione, il sostegno alle donne e ragazze colpite da violenza, unite ad una corretta narrazione degli episodi di violenza, sono strategie fondamentali per combattere e contrastare la violenza.


[1] Istat – Dipartimento Pari Opportunità, “Le richieste di aiuto durante la pandemia. I dati dei centri antiviolenza, delle Case rifugio e delle chiamate al 1522. Anno 2020 ”, maggio 2021, disponibile su: https://www.istat.it/it/archivio/257704

Rispondi

Up ↑

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: