Negli ultimi anni si è allargata la distanza tra generazioni nel livello di povertà assoluta.
Osservando i dati, si rileva infatti che negli anni 2000 vi era una distanza minore nell’incidenza della povertà assoluta tra le diverse fasce d’età. In particolare, ad essere maggiormente in difficoltà erano gli over-65: nel 2005 il 4,5% si trovava in povertà assoluta, contro il 3,9% degli under 18, mentre nella fascia 35-64 anni erano circa il 2,7%.
Al contrario, nel corso dell’ultimo decennio, i soggetti con età inferiore ai 18 anni sono diventati più esposti alla povertà assoluta: l’aumento della povertà verificatasi a seguito della crisi economica, ha infatti penalizzato soprattutto le fasce più giovani della popolazione. Di conseguenza, oggi in Italia più una persona è giovane, più ha probabilità di trovarsi in uno stato di deprivazione sociale. Secondo gli ultimi dati a disposizione, nel 2020 la quota di minori in povertà assoluta si è attestata al 13,5%, mentre al secondo posto i più colpiti sono i giovani adulti: nella fascia tra 18 e 34 anni la quota di poveri è salita all’11,3%.
Insieme all’aumento della povertà minorile, dall’analisi dei dati emerge con evidenza anche un’altra tendenza, ossia che i nuclei familiari più numerosi hanno più probabilità di trovarsi in uno stato di povertà assoluta, non potendosi quindi permettere le spese essenziali per condurre uno standard di vita dignitoso. Le famiglie con figli in povertà assoluta continuano infatti ad aumentare.
A conferma di ciò, le ultime stime Istat mostrano che nel 2020, l’incidenza della povertà assoluta familiare è cresciuta in media dal 6,4% al 7,7%. Nei nuclei con un figlio minore, l’incidenza della povertà assoluta è passata dal 6,5% al 9,3%, con un incremento di ben 2,8 punti percentuali tra il 2019 e il 2020. Nelle famiglie con due figli a carico, il tasso di povertà assoluta è salito dal 10,6% al 12,5%, mentre in quelle con tre o più figli, la percentuale ha raggiunto il 22,7%.
È possibile così notare che da una parte si rileva un allargamento del divario tra generazioni e dall’altra un aumento della povertà assoluta, soprattutto nei nuclei con figli piccoli. Entrambe queste tendenze erano già presenti nel tessuto sociale italiano, tuttavia sono andate ulteriormente rafforzandosi a causa della crisi economica scaturita a seguito dell’emergenza da Covid-19. Tale peggioramento interessa l’intero paese. Le famiglie con almeno un figlio minore in condizione di povertà assoluta nel 2020 sono l’11,7% nel nord (erano l’8,4% nel 2019), l’8,1% nel centro Italia (dal 5,9% dell’anno precedente) e il 13,2% nel mezzogiorno (dal 12,2%).
Questo è quanto emerge da un approfondimento realizzato dall’Osservatorio #ConiBambini, a cura di Con i Bambini e Openpolis, il quale propone anche un focus sulla spesa pubblica dedicata a famiglie e minori in Italia e negli altri Paesi Ue, sulla base dei dati raccolti da Eurostat.
A tal riguardo, si evidenzia che, nel 2019, i Paesi Ue hanno destinato complessivamente 246,76 miliardi di euro a questo comparto, pari a circa l’1,8% del prodotto interno lordo Ue. Tuttavia, si tratta di una quota molto variabile tra gli Stati membri: raggiungono la soglia del 3% la Finlandia (3%), Lussemburgo (3,5%) e Danimarca (4,2%), mentre si trovano vicino all’1% – quindi sotto la media Ue – Malta, Spagna e Grecia. Subito sopra, l’Italia destina l’1% del Pil a famiglie e minori. Il dato nazionale si è attestato sempre attorno a questa soglia nell’ultimo decennio, riportando un valore inferiore in confronto agli altri maggiori Paesi dell’Unione (ad esempio in Francia il dato si attesta sul 2,3% del Pil nel 2019, mentre in Germania è all’1,7%, leggermente inferiore alla media Ue di quell’anno).
Tuttavia, il quadro sopra delineato, basandosi sui dati relativi al 2019, riflette ancora le tendenze antecedenti al periodo della pandemia, per cui sarà importante nei prossimi mesi aggiornare tali dati, anche alla luce dell’attuale situazione economica in continua evoluzione.
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