È online, sul sito del Dipartimento per le politiche della famiglia, il secondo rapporto dal titolo “L’impatto della pandemia di Covid-19 su natalità e condizione delle nuove generazioni” curato dal Gruppo di esperti su “Demografia e Covid-19”, istituito nell’aprile 2020 dalla Ministra per le pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti, e composto da una rete di studiosi che mette assieme mondo accademico, istituti e centri di ricerca italiani e internazionali.
Il rapporto, presentato lo scorso 15 febbraio tramite un webinar organizzato dal Dipartimento per le politiche della famiglia in collaborazione con l’Istituto degli Innocenti di Firenze, prende in esame l’impatto e le conseguenze prodotte dalla crisi epidemiologica sulle nascite, sulla realizzazione dei progetti di vita da parte dei giovani e sulla condizione di benessere delle famiglie con i minori.
Il primo rapporto del Gruppo “Demografia e Covid-19”, pubblicato a dicembre 2020, ha fornito i primi riscontri degli effetti causati dalla pandemia, evidenziando anche un forte dinamismo in termini di ricerche e analisi sia italiane che internazionali relative all’impatto della pandemia sulle famiglie, sulle nuove generazioni, sulla conciliazione dei tempi di lavoro e di vita, sulla dimensione materiale e psicologica.
Il secondo rapporto, invece, permette di fare un bilancio completo sull’anno 2020 e una prima valutazione sul 2021, sulla base di tre tipi di informazione: dati ufficiali; analisi svolte direttamente su indagini statistiche; evidenze derivanti da rassegna sulle principali ricerche nazionali e internazionali.
Nello specifico, la pubblicazione si compone di tre capitoli: nel primo vengono approfonditi gli effetti della pandemia sulle nascite nel nostro Paese; il secondo si focalizza sui progetti di vita dei giovani ad un anno di distanza dallo scoppio della pandemia, analizzando i risultati di un’indagine internazionale condotta dall’Istituto Toniolo in collaborazione con IPSOS; il terzo prende in esame le ricerche che hanno indagato l’impatto della pandemia sulla fecondità e sulla conciliazione tra tempi di vita e lavoro nel contesto internazionale.
Seguono tre schede che si occupano di restituire il punto aggiornato sulle ricerche (italiane e internazionali) relative ai temi in oggetto e sulle politiche adottate. In particolare, la prima scheda presenta le principali evidenze delle ricerche sulle condizioni familiari e sulle scelte di vita nel contesto italiano; la seconda scheda è dedicata alle implicazioni per le nuove generazioni e fornisce una sintesi delle ricerche internazionali più rilevanti; l’ultima scheda ripercorre le principali misure politiche a sostegno delle famiglie con figli e dei giovani, adottate dal Governo italiano e a livello europeo, in risposta all’emergenza pandemica.
Nel complesso, all’interno del rapporto si trova una conferma dell’impatto negativo sulla condizione dei giovani e sulle nascite che rischia di inasprire ulteriormente squilibri e diseguaglianze; anche se, come già sottolineato nel primo Rapporto, su entrambi i versanti la situazione italiana appariva particolarmente fragile e problematica già prima del 2020.
I dati contenuti nel rapporto evidenziano come gli effetti della pandemia abbiano accelerato la tendenza al declino della popolazione già in atto dal 2015. Alla crisi sanitaria ha infatti corrisposto, insieme a una impennata dei decessi, anche una riduzione del saldo migratorio e un’ulteriore diminuzione delle nascite. In particolare, nel 2020 si è registrato un nuovo record minimo delle nascite (scese a 405mila) e il tasso più elevato di decessi dal secondo dopoguerra (740mila). Il saldo naturale è stato di -335mila: il peggiore nella storia del nostro paese, dall’Unità d’Italia, dopo il record del 1918, anno dell’epidemia di “spagnola”. La contrazione delle nascite ha riguardato in misura più marcata gli stranieri e le fasce d’età più giovani.
Le conseguenze economiche e sociali prodotte dalle misure adottate per limitare la diffusione del virus, unite al generale e diffuso clima di incertezza, hanno avuto poi significative ricadute sulle scelte di vita della popolazione. A tal proposito, a un anno dall’inizio della pandemia, risulta essere diminuita la percentuale di giovani che dichiarano di aver abbandonato i progetti di vita panificati pre-pandemia; tuttavia soprattutto in Italia il dato resta comunque elevato: ad esempio un giovane su quattro ha rinunciato almeno temporaneamente all’idea di lasciare la famiglia di origine, uno su cinque a sposarsi e uno su sei ad avere un figlio.
Tra le motivazioni più frequentemente citate vi sono soprattutto ragioni di natura economica, legate alla difficoltà di trovare o mantenere il lavoro e di avere un reddito adeguato; mentre sulla decisione di avere un figlio pesa anche l’aumento del carico di lavoro domestico, la mancanza (in prospettiva) di aiuto nella cura del bambino da parte dei familiari e l’impossibilità di condividere l’evento con le persone care.
Le ricerche svolte mostrano, inoltre, tra le principali ricadute positive, un rafforzamento del legame tra padri e figli, mentre sul versante negativo si segnala un aumento del livello di stress e del disagio psicologico, che sembra aver colpito in misura maggiore le donne, i giovani e i soggetti in condizione di maggior precarietà lavorativa, a conferma del fatto che l’impatto si sovrappone a fragilità preesistenti accentuando disuguaglianze generazionali, divari di genere e territoriali.
Come si legge nelle prime pagine del testo, «I dati presentati in questo rapporto forniscono un quadro ancora provvisorio, ma certo molto avanzato delle conseguenze della crisi sanitaria misurate nella sua fase più acuta. Per un bilancio finale bisognerà aspettare non solo i dati completi sugli indicatori negli anni direttamente colpiti ma anche la reazione che emergerà negli anni successivi, strettamente legata alle misure messe in campo per rimarginare le ferite dell’emergenza e per favorire un nuovo percorso di sviluppo, in combinazione con il clima sociale che andrà a formarsi nel paese».
Il rapporto completo è scaricabile sul sito del Dipartimento per le politiche della famiglia, al seguente link.
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