Rapporto ActionAid e CGIL “NEET tra disuguaglianze e divari. Alla ricerca di nuove politiche pubbliche per i giovani”. In Italia oltre 3 milioni di NEET: l’incidenza raddoppia al Sud ed è più alta tra le donne. Un fenomeno caratterizzato da disuguaglianze territoriali, di genere e di cittadinanza

L’Italia è il Paese europeo con il numero più elevato di NEET (acronimo di “Not in Education, Employment or Training“), ossia di giovani tra i 15 e i 34 anni che non studiano, non lavorano e non sono impegnati in percorsi di formazione: nel 2020 sono oltre 3 milioni. Si tratta di un fenomeno a prevalenza femminile (1,7 milioni sono donne), che fa registrare anche forti differenze tra Nord e Sud.

Sono queste alcune delle prime evidenze emerse dal RapportoNEET tra disuguaglianze e divari. Alla ricerca di nuove politiche pubbliche”, realizzato da ActionAid in collaborazione con CGIL, il quale analizza e approfondisce il fenomeno dei NEET, portando alla luce disuguaglianze territoriali, di genere e di cittadinanza.

La fotografia scattata dal rapporto restituisce un quadro preoccupante caratterizzato da disuguaglianze territoriali, di genere e di cittadinanza.

In particolare, nel rapporto si evidenzia che i NEET sono per il 56% donne e per il 44% uomini: negli anni la quota di donne è rimasta sempre molto alta rispetto a quella degli uomini e il numero di NEET donne è variato molto meno, a testimonianza del fatto che per una donna è molto più difficile uscire da questa condizione.

Come mostrano i dati, vi è poi una percentuale più alta di giovani donne NEET tra la popolazione inattiva, in particolare su giovani madri NEET. Ciò fa presupporre che i carichi di cura siano un impedimento evidente all’uscita dalla condizione di NEET. «Appare chiaro, quindi, che la motivazione all’inattività è spesso legata a carichi di cura, che impediscono o suggeriscono, a volte costringono le donne a rimanere fuori o uscire dal mercato del lavoro» sottolinea il rapporto.

Oltre alle disparità di genere, dallo studio è emerso che l’incidenza dei NEET raddoppia nel Sud rispetto al Nord: il Sud Italia registra la più alta presenza di giovani che non studiano, non lavorano e non si formano, con una percentuale pari al 39% rispetto al 23% del Centro Italia, al 20% del Nord-Ovest e al 18% del Nord-Est.

In generale, per tutte le regioni italiane, le incidenze dei NEET rispetto alla popolazione giovanile complessiva sono molto alte e superano la media europea che, nel 2020, si attesta intorno al 15%. Ai primi posti si confermano però tutte le regioni del Sud, con punte molto elevate in Sicilia (40,1%), Calabria (39,9%) e Campania (38,1%).

Un’ulteriore disuguaglianza riguarda il tema della cittadinanza e delle migrazioni. I giovani NEET con cittadinanza straniera sono in numero inferiore rispetto agli italiani (il 18% del totale), ma anche tra questi c’è una prevalenza di donne (57%).

Altri dati presenti nel rapporto mostrano che la maggior parte dei NEET italiani sono inattivi (giovani scoraggiati che hanno smesso di cercare lavoro): questi rappresentano il 66% del totale, quindi 2 su 3. Tra loro circa il 20% non cerca ma è disponibile a lavorare.

Emerge poi una tendenza ad essere inattivi soprattutto tra i diplomati (32%) o con un titolo di studio minore (16%). Rispetto ai disoccupati (coloro che cercano regolarmente un lavoro) il dato preoccupante è relativo al tempo: il 36,3% dei disoccupati è in cerca di un lavoro da più di un anno. Quasi 1 su 2 ha avuto precedenti esperienze lavorative e tra questi il 54,3% è donna.

Nel rapporto, vengono inoltre individuati quattro grandi cluster che sintetizzano la condizione dei NEET nel 2020.

  • I Giovanissimi fuori dalla scuola: hanno dai 15 ai 19 anni, senza precedenti esperienze lavorative e inattivi; non percepiscono un sussidio, hanno soltanto la licenza media e vivono in un nucleo familiare composto da coppia con figli. Si tratta di un gruppo abbastanza residuale, ma allo stesso tempo significativo rispetto alla popolazione e trasversale a tutta l’Italia.
  • I giovani dai 20 ai 24 anni, senza precedenti esperienze lavorative e Alla ricerca di una prima occupazione: sono residenti principalmente nel Mezzogiorno, hanno la cittadinanza italiana e il diploma di maturità; sono in un nucleo familiare monogenitoriale, maschi e vivono in una città metropolitana o grande comune. Questo è il cluster più numeroso e mette in luce la fragilità del mercato del lavoro del Sud.
  • Gli Ex occupati in cerca di un nuovo lavoro: hanno tra i 25 e i 29 anni, hanno perso o abbandonato un lavoro e ora sono alla ricerca; sono principalmente maschi, con un alto livello di istruzione, appartenenti ad un nucleo familiare single e percepiscono un sussidio di disoccupazione; vivono nelle regioni centrali del Paese.
  • Gli Scoraggiati: giovani dai 30 ai 34 anni con precedenti esperienze lavorative e ora inattivi; sono principalmente residenti nelle regioni del Nord Italia e in aree non metropolitane; incidono in questo gruppo il genere femminile e il nucleo familiare composto da una coppia senza figli.

In conclusione, dall’analisi condotta nel rapporto, emerge «la necessità di costruire percorsi integrati multi misura di media-lunga durata, che siano sostenibili nel tempo e strutturati e sappiano cogliere i bisogni intersezionali delle nuove generazioni, soprattutto se si vogliono avere effetti sulle popolazioni giovanili più fragili. Percorsi che sappiano adeguatamente integrare misure di innalzamento delle competenze e eventualmente dei livelli di istruzione con interventi di accompagnamento e inserimento al lavoro».

Il Rapporto è disponibile sul sito di ActionAid, alla notizia dedicata.

Rispondi

Up ↑

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: