Il 24 marzo di ogni anno si celebra la Giornata Nazionale per la Promozione della Lettura, istituita con decreto del Presidenza del Consiglio dei Ministri nel 2009 allo scopo di sensibilizzare tutti i cittadini, e in particolar modo le nuove generazioni, sull’importanza della lettura.
In questa giornata, si intende sottolineare e promuovere il ruolo strategico ricoperto dalla lettura quale strumento insostituibile di cultura, di conoscenza e di libertà in una società orientata alla reciproca conoscenza, tolleranza e multiculturalità, nonché quale strumento fondamentale per lo sviluppo e la diffusione della cultura della conoscenza e per l’unione e la coesione fra popolazioni e generazioni. Insieme a questo, si vuole altresì evidenziare la particolare rilevanza che la lettura riveste per la crescita e lo sviluppo della personalità di bambini e ragazzi.
In occasione di questa ricorrenza, si segnala un recente approfondimento dell’Osservatorio #conibambini, a cura di Con i Bambini e Openpolis, il quale esamina i divari nell’accesso alla lettura dei minori e la diffusione delle biblioteche all’interno del nostro Paese.
Secondo quanto riportato nell’approfondimento, in Italia poco più della metà dei bambini e dei ragazzi è un lettore abituale: la percentuale di bambini e ragazzi di 6-17 anni che nel tempo libero dichiarano di avere l’abitudine alla lettura di libri è pari solo al 51,9%. Si tratta, peraltro, di una percentuale che non è uniforme sul territorio nazionale e sulla quale incidono profondi divari sociali e territoriali.
“La lettura – si spiega all’interno dell’approfondimento – è infatti uno dei comportamenti che più risentono dell’influenza dell’ambiente familiare. Quando sia la madre che il padre hanno questa abitudine, 3 minori su 4 a loro volta leggono. Se al contrario i genitori non leggono, poco più di un terzo dei figli lo fa”. Nello specifico, tra i minorenni figli di lettori, la percentuale di coloro che leggono si attesta al 73,5%; nel caso in cui invece entrambi i genitori non leggono, tale quota scende fino al 34,4%.
In merito ai fattori che hanno un impatto sull’abitudine alla lettura dei minori, pesano anche gli ampi divari territoriali esistenti. Basti pensare che, nel 2019, in regioni come Emilia Romagna e Valle d’Aosta, quasi 2/3 dei residenti nella fascia d’età 6-17 anni erano lettori abituali (rispettivamente il 65,8% e il 63,1%). Al contrario, tutte le regioni con l’incidenza più bassa di lettori abituali tra i minorenni si trovano nel Mezzogiorno: in particolare, in Sicilia e Calabria solo un minore su 3 legge abitualmente; in Campania il 38,2%; in Molise, Puglia e Basilicata la percentuale supera di poco il 40%.
Per quanto riguarda poi la distribuzione, sul territorio nazionale, delle biblioteche e soprattutto di quelle dedicate ai minori, si evidenzia che in Italia circa una biblioteca su 10 (il 10,6%), tra quelle censite da Istat, dichiara di rivolgersi a bambini e ragazzi come categoria di utenza principale.
Tuttavia, si osserva che in alcune regioni dell’Italia centrale e meridionale – come Molise (27,3%), Umbria (18,1), Marche (18%), Basilicata (16,7%) e Puglia (15%) –, si registrano percentuali che superano ampiamente la media nazionale. Allo stesso tempo, emerge che anche nei piccoli paesi e nelle aree interne, le biblioteche attive si rivolgono in particolar modo ai minori.
Come sottolineato all’interno dell’approfondimento, questo è un “possibile indicatore del fatto che in contesti dispersi e scarsamente popolati, con una minore densità di servizi (soprattutto per i più giovani), le biblioteche sono chiamate a supplire questa carenza. Offrendo ai minori un luogo di studio, ma anche uno spazio di aggregazione e socialità“.
A tal proposito, risulta infatti esplicativo che proprio nelle aree più interne del Paese, la quota di biblioteche che dichiarano tale funzione è più elevata.
Per approfondimenti, si rimanda alla notizia dedicata sul sito di Openpolis o all’articolo dedicato sul sito di Con i Bambini.
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