Che cosa si intende per “comunità educante“? Quali sono le principali difficoltà che incontrano i giovani del territorio romano? Ce lo spiegano, in una doppia intervista, don Claudio Tuveri, parroco della parrocchia Santa Maria Ausiliatrice (quartiere Tuscolano) e don Massimiliano Dragani, incaricato dell’oratorio.
Autolesionismo, atti di bullismo, gioco d’azzardo, nonché situazioni di disagio familiare sono solo alcuni dei più diffusi disagi giovanili sul territorio romano. Da molti anni si lamenta, infatti, una generalizzata “emergenza educativa”. Nell’occhio del ciclone ci sono soprattutto loro, gli adolescenti. La famiglia, la scuola, la società nel loro insieme sembrano come impotenti nel controllo, conseguenza della perdita del ruolo come punto fondamentale per il minore.
Raccogliere la sfida educativa, occupandosi di adolescenti, sembra oggi un’impresa quanto mai ardua e rischiosa, specialmente in un contesto metropolitano. Eppure non manca chi raccoglie la sfida e si assume questa responsabilità, anche a nome della comunità locale.
A Roma ne sono un esempio la parrocchia e l’oratorio Santa Maria Ausiliatrice, nel quartiere Tuscolano.
Don Claudio Tuveri sottolinea l’importanza di coinvolgere i ragazzi del quartiere, gli insegnanti e le famiglie per realizzare un progetto che sia una “finestra per idee progettuali concrete” volte a contrastare la povertà educativa e fenomeni come il gioco d’azzardo. La comunità educante, dunque, è fondamentale per creare sinergia e condividere insieme un percorso di crescita.
E’ per questo che il 26 gennaio, alle 19.30, si svolgerà presso la sala della comunità di Santa Maria Ausiliatrice, un incontro dal titolo “Educare ai diritti umani con il cuore di Don Bosco”.
I dati nazionali sul gioco d’azzardo tra i minori sono preoccupanti. “Sono circa un milione gli studenti che riferiscono di aver giocato somme di denaro almeno una volta negli ultimi dodici mesi. Anche se la percentuale più alta resta quella fra i ragazzi, 51% contro 32% delle femmine, l’incremento maggiore è quello di quattro punti registrato fra le ragazze 16-17enni, dal 27% al 31%. Anche il 38% dei minori scolarizzati (15-17 anni), circa 550 mila studenti, riferisce di aver giocato d’azzardo nel 2015 (erano il 35% nel 2014)”. È quanto riassume Sabrina Molinaro, ricercatrice dell’Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa e responsabile dello studio Espad®Italia, parte del progetto “European School Project on Alcohol and other Drugs”, indagine sui comportamenti a rischio tra gli adolescenti, che nel 2015 ha coinvolto un campione rappresentativo di circa 30 mila studenti italiani tra i 15 ed i 19 anni, afferenti tutto il territorio nazionale.
Tra i giocatori on line, i ragazzi sono attratti soprattutto da sommesse sportive/Totocalcio (65%) e poker texano (36%), le ragazze da Gratta e vinci/Lotto istantaneo (34%) e scommesse sportive/Totocalcio (30%). Tra i minori il divario è ancora più netto: sono stati giocatori il 46% dei maschi e il 29% delle femmine.
“Abbiamo ragazzi che non sanno cosa sia la “casa”, trascorrono pomeriggi e serate intere in mezzo alla strada – dichiara don Massimiliano Dragani, responsabile dell’oratorio – e questo inevitabilmente ha ricadute negative sul loro rendimento scolastico”. Il fenomeno della povertà educativa, che riguarda tanto i ragazzi stranieri quanto gli italiani, fa emergere una profonda solitudine e “l’assenza di figure adulte genitoriali che possano essere punti di riferimento per loro”.
L’uso di cannabis e il gioco d’azzardo sono alcune delle principali cause che incrementano i livelli di devianza giovanile del territorio. “Famiglia e istituzioni sono i grandi assenti di fronte alla nascita sempre più veloce di sale slot, nuovi spazi di aggregazione dei giovani. “Basti pensare – conclude don Dragani – che i ragazzi arrivano anche a scommettere sulle partite di calcetto”.
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