WeWorld Index 2021: a pagare il prezzo più alto della pandemia donne e bambini. Con il 2021 si apre un nuovo decennio di povertà e disuguaglianze. Entro la fine dell’anno 435 milioni di ragazze e donne sotto la soglia di povertà

A causa dei cambiamenti climatici, entro il 2030, 150 milioni di persone avranno bisogno di aiuti umanitari, ben 50 milioni in più rispetto a oggi. Nel 2020 più di 50 milioni di persone sono state doppiamente colpite dai disastri legati ai cambiamenti climatici e dagli effetti della pandemia da Covid-19.

Cambiamenti climatici e pandemia hanno un impatto anche sulle migrazioni: nel 2020 erano 26,4 milioni i rifugiati in tutto il mondo, il 39% dei quali ospitato in soli 5 Paesi (Turchia, Colombia, Pakistan, Uganda e Germania); tuttavia si registrano 40,5 milioni di nuovi sfollati interni, il numero in assoluto più elevato nell’arco degli ultimi dieci anni.

Questi sono solo alcuni dei risultati presenti nell’edizione 2021 del WeWorld Index, la classifica sul livello di inclusione di donne, bambine e bambini in 172 Paesi – stilata dalla ong italiana WeWorld –, che fotografa il mondo post pandemia analizzando la situazione di donne e bambini in relazione a 34 indicatori (ambientali, sociali, educativi, economici e di salute).

Secondo quanto rilevato dai dati del Rapporto, il 2021 apre un nuovo decennio di povertà e disuguaglianze.

Nel 2020, a causa della pandemia, si è assistito ad un peggioramento, a livello mondiale, delle condizioni, dei diritti e dell’inclusione delle donne e della popolazione under 18. Il 2021 conferma il trend negativo iniziato nel 2020, con il Covid-19 che ha frenato i progressi fatti negli ultimi anni verso il raggiungimento degli Obiettivi dell’Agenda 2030.

Le categorie sociali che ne hanno subito in misura maggiore le conseguenze sono quelle che già nel periodo antecedente alla pandemia vivevano in condizioni di marginalizzazione e discriminazione, tra cui donne e bambini.

Le cifre riportate nel Rapporto sono drammatiche: entro la fine dell’anno, nel mondo, 435 milioni di ragazze e donne si troveranno sotto la soglia di povertà; a causa del Covid-19, il lavoro minorile potrebbe subire un incremento di 8,9 milioni di casi entro fine 2022, più della metà dei quali interesserebbe bambini tra i 5 e gli 11 anni d’età. La crisi occupazionale e la chiusura delle scuole, infatti, hanno costretto le famiglie a basso reddito a ricorrere al lavoro minorile o ai matrimoni forzati come meccanismo di risposta.

Inoltre, ad oggi, sono ben 258 milioni i bambini e le bambine che non vanno a scuola: 59 milioni dalla primaria, 62 milioni dalla secondaria inferiore e 138 milioni dalla secondaria superiore. Più della metà di loro vive in Africa Subsahariana.

Guardando ai risultati del WeWorld Index 2021, si evidenzia che nella classifica dei Paesi più inclusivi per donne e bambini, le prime tre posizioni sono occupate da Islanda, Nuova Zelanda e Svezia; seguono Svizzera e Finlandia. Rispetto al 2020, i Paesi in testa rimangono sostanzialmente gli stessi: si osservano lievi cambiamenti per la Norvegia, che retrocede dal primo posto nel 2020 al sesto nel 2021, e per la Finlandia, che passa dal secondo al quinto posto; mentre migliora la posizione della Svizzera, dalla settima alla quarta, e della Nuova Zelanda, dalla quinta alla seconda.

Nelle ultime posizioni della classifica, invece, si trovano, gli stessi Paesi del 2020: Repubblica Centrafricana, Sud Sudan e Ciad al 172simo posto, Paesi in cui – evidenzia il rapporto – la condizione delle donne e dei bambini risulta ancora critica sotto tutti gli indicatori presi in considerazione nell’Indice.

Il rapporto insiste sulla necessità di passare dalla promozione dei diritti delle donne, delle bambine e dei bambini alla loro attuazione, tenendo conto anche degli effetti che il cambiamento climatico ha sulla loro vita e sul loro benessere.

L’edizione di quest’anno, in occasione della COP26, dedica, infatti, un importante focus tematico proprio al cambiamento climatico e al suo impatto su donne e bambini/e.

In particolare, si sottolinea che i cambiamenti climatici si ripercuotono soprattutto sulle comunità più emarginate che, per ragioni sociali, culturali, economiche, sono le più a rischio. Tra le conseguenze più evidenti sulla vita delle persone vi sono: povertà, scarsità di acqua e di cibo, migrazioni, conflitti e violenza.

Particolarmente vulnerabili agli impatti sfavorevoli del cambiamento climatico sono le aree già colpite da povertà cronica, come le zone costiere dell’Asia meridionale, le regioni desertiche dell’Africa Subsahariana, ma anche i piccoli Stati insulari in via di sviluppo; mentre i primi sei emettitori di gas serra sono, nell’ordine: Cina, Stati Uniti, Unione Europea (compreso il Regno Unito), India, Russia e Giappone.

Nell’approfondimento, pertanto, si ribadisce che l’impatto del cambiamento climatico è distribuito in modo sproporzionato, a scapito proprio delle popolazioni e dei Paesi che contribuiscono meno al problema.

Il cambiamento climatico, dunque, aggrava le disuguaglianze sociali: sebbene sia innescato principalmente dai Paesi ad alto reddito, avrà effetti catastrofici soprattutto sui Paesi a basso reddito e a soffrirne saranno soprattutto le fasce più vulnerabili della popolazione, come donne e minori.

Bambini e bambine sono la categoria più a rischio: quasi 2 miliardi di loro vivono in aree dove ogni anno i livelli di inquinamento dell’aria oltrepassano gli standard fissati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità; 1 su 4 muore prima dei 5 anni a causa di ambienti malsani. Inoltre, per le donne, gli effetti negativi del cambiamento climatico amplificano le disuguaglianze di genere preesistenti ed esacerbano la loro marginalizzazione e discriminazione nelle comunità colpite.

Infine, per quanto riguarda l’Italia, un focus presente all’interno del Rapporto evidenzia che anche in questo caso il prezzo più alto della pandemia è stato pagato proprio da donne e bambini/e. L’Italia si è rivelato il Paese che ha registrato il maggior numero di giorni con scuole chiuse in Europa, oltre a vedere un peggioramento della condizione economica femminile.

Per scaricare il Rapporto completo, si rimanda al seguente link.

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