I divari di genere nei percorsi di istruzione, il report a cura di Con i Bambini e Openpolis

Il nuovo report dell’Osservatorio #conibambini, a cura di Con i Bambini e Openpolis, pubblicato in occasione della Giornata Internazionale della Donna, affronta il fenomeno della segregazione di genere nei percorsi di istruzione.

Come evidenziato nel report, rispetto al passato, si è invertita la tendenza che vedeva molte donne rimanere escluse dalla prosecuzione degli studi: se fino a un passato non tanto remoto – ossia quello vissuto dalla generazione degli attuali 60 e 70enni – la quota di donne diplomate e laureate era molto inferiore a quella degli uomini, nel corso degli ultimi decenni il divario di genere nell’accesso all’istruzione è diminuito, fino a cambiare progressivamente di segno, tanto che da diversi anni l’accesso e il successo nei percorsi di istruzione è prevalente tra le ragazze rispetto ai ragazzi.

Osservando i dati, emerge che nelle generazioni più giovani le ragazze hanno un titolo di studio più elevato dei ragazzi: la quota di ragazze tra i 20 e i 24 anni diplomate o laureate è pari all’83%, a fronte di una percentuale di quasi 10 punti inferiore tra i coetanei maschi (il 74%).

Nelle classi di età più giovani, oltre all’innalzamento della quota di persone con almeno il diploma, si rileva così anche il progressivo annullamento del divario di genere, almeno su questo aspetto.

Inoltre, oggi le ragazze tendono ad abbandonare gli studi meno dei ragazzi, ottengono risultati mediamente migliori e, una volta terminate le scuole superiori, si iscrivono più spesso all’università.

Secondo quanto riportato nell’approfondimento dedicato, nel 2020, il tasso di abbandono scolastico precoce (ossia di 18-24enni senza diploma o qualifica professionale) tra le femmine era del 10,4%, mentre tra i maschi raggiungeva il 15,6%. Inoltre, nel 2019 il tasso di immatricolazione all’università delle ragazze neodiplomate superava di oltre 12 punti quello dei ragazzi neodiplomati (57,7% contro 45,1%), con un divario presente praticamente su tutto il territorio nazionale.

Coerentemente con i dati sul tasso di immatricolazione appena citati, si evidenzia anche che, in media, le donne si laureano più degli uomini: nel 2020 il 58,7% dei laureati erano donne (contro il 41,3% dei uomini). Tuttavia, tale percentuale registra importanti variazioni a seconda dei diversi ambiti disciplinari.

Pertanto, nonostante i dati confortanti finora evidenziati, si sottolinea che permane una disparità rispetto ai percorsi scelti, per cui, anche se le ragazze proseguono più frequentemente gli studi rispetto a quanto accadeva nel passato, l’accesso all’istruzione mostra ancora segni di disparità o veri e propri divari di genere.

Molti percorsi di istruzione, infatti, rimangono segmentati rispetto al genere, con le studentesse ampiamente sovrappresentate in alcune facoltà (principalmente quelle umanistiche e artistiche, così come nella formazione e nella cura della salute) e sottorappresentate in altri settori (soprattutto quelli scientifici e tecnologici).

A tal proposito, si evidenzia che in Italia, nel 2020, l’85% dei laureati in informatica e tecnologie Ict e il 73,4% dei laureti in ingegneria industriale erano uomini. Al contrario, si registra una netta concentrazione femminile negli ambiti legati alla formazione, alla cura e salute della persona e alle discipline umanistiche e artistiche. Ad esempio, nel comparto educazione e formazione le donne raggiungono quasi il 94% dei laureati, mentre in settori come informatica e Ict rappresentano solo il 15% dei laureati.

Tale fenomeno – noto come segregazione di genere – tende spesso a riflettere una rappresentazione sul ruolo della donna nella società legata prevalentemente a compiti di cura, formativi ed educativi, con conseguenze sui divari sociali e salariali, dal momento che le professioni capaci di garantire una migliore retribuzione e una maggiore stabilità lavorativa derivano proprio dai percorsi di istruzione in cui vi è una minore presenza femminile.

Modelli e stereotipi sul ruolo della donna continuano così a condizionare i percorsi di istruzione, ma anche la vita professionale e familiare.

In questo senso, risultano piuttosto eloquenti due dati richiamati all’interno del report, secondo cui: i genitori, anche a parità di risultati in matematica, sono in media più propensi a pensare che i figli maschi, piuttosto che le figlie, lavoreranno in campo scientifico e tecnologico; solo il 12,5% delle studentesse con ottimi risultati in matematica e scienze prevede un futuro lavorativo nelle discipline Stem, a fronte di un quota più che doppia tra i maschi (26%).

Si tratta di tendenze i cui effetti andranno a condizionare l’intero futuro di bambine e ragazze, dalla scelta del percorso di studi alla carriera lavorativa, dalle relazioni sociali alla vita familiare.

Questi dati, allora, mettono in evidenza che un investimento culturale ed educativo per superare e abbattere gli stereotipi che ancora permangono sul ruolo della donna nella società e che portano a una segregazione di genere nei percorsi di istruzione, fin dall’infanzia, è essenziale per garantire un’effettiva parità di accesso all’istruzione indipendentemente dal genere.

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