“Crescere al sicuro”, pubblicato il Quinto Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia in Italia: nel Sud elevata criticità. Con la pandemia, in aumento anche i reati contro i minori

Un’Italia a due velocità, con una vera e propria emergenza nel Mezzogiorno: è questa l’immagine fotografata dalla quinta edizione dell’Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia in Italia dal titolo “Crescere al sicuro”, curato dalla Fondazione Cesvi.

Nello specifico, l’Indice analizza la vulnerabilità dei bambini nelle singole regioni italiane, attraverso l’analisi dei fattori di rischio presenti sul territorio e della capacità delle amministrazioni locali di prevenire e contrastare il fenomeno tramite i servizi offerti. Il risultato finale è una graduatoria delle regioni italiane, basata su 64 indicatori classificati rispetto a sei diverse capacità: capacità di cura di sé e degli altri, di vivere una vita sana, di vivere una vita sicura, di acquisire conoscenza e sapere, di lavorare e di accesso a risorse e servizi.

Anche l’Indice di quest’anno conferma così l’elevata criticità del Sud Italia. Come nell’edizione precedente, le ultime quattro posizioni dell’Indice sono, infatti, occupate da Campania (20°) Sicilia (19°), Calabria (18°) e Puglia (17°), regioni che presentano importanti criticità complessive di sistema, sottolineando così l’urgenza di piani di intervento strutturali di medio-lungo termine che agiscano allo stesso tempo sia sui fattori di rischio che sul complesso del sistema dei servizi.

L’Emilia-Romagna, invece, torna a essere la regione con la migliore capacità di fronteggiare il maltrattamento ai minori, in una sintesi finale tra fattori di rischio e servizi; seguono Trentino-Alto Adige (2°), Veneto (3°), Friuli-Venezia Giulia (4°), Toscana (5°) e Liguria (6°).

Il maltrattamento all’infanzia rappresenta un grave problema, che produce conseguenze drammatiche sulla salute di bambini e ragazzi nel breve e nel lungo termine. «Gli ex bambini maltrattati – spiega il Cesvi – diventano adulti che vivono con un pesante fardello di dolore che spesso scaricano sui propri figli, generando un circuito vizioso di trasmissione intergenerazionale, che solo un intervento esterno può interrompere. La violenza contro i minori è quindi un fenomeno sistemico che non può essere ricondotto esclusivamente a dinamiche relazionali familiari ma che rappresenta un grave problema di salute pubblica, prima, durante e dopo la pandemia e che richiede un approccio globale».

Quest’anno, l’indice è inoltre arricchito da un focus specifico dedicato al tema della sicurezza dell’infanzia durante la pandemia, frutto delle interviste condotte con operatori dei servizi sul territorio (sanità, scuola, giustizia), dal quale emerge un quadro allarmante sullo stato di salute, fisica e mentale dei più giovani.

«La pandemia – sottolinea Gloria Zavatta, presidente della Fondazione – ha aumentato in modo drammatico tutti i fattori di rischio che sono alla base del maltrattamento all’infanzia, agendo in molti casi da detonatore in situazioni di disagio pregresso: povertà e disoccupazione, deterioramento della salute mentale, isolamento e contrazione delle relazioni sociali».

Oltre due anni di pandemia hanno causato profonde ripercussioni e a pagarne il prezzo più alto sono stati proprio i più vulnerabili, soprattutto bambini e adolescenti.

In particolare, a seguito della pandemia, si attesta un boom di accessi nei pronto soccorso per disturbi neuropsichiatrici, segnale evidente di un malessere diffuso: solo nel primo anno di pandemia, la Società italiana di pediatria ha registrato un incremento degli ingressi di oltre l’80%, principalmente per ideazione suicidaria, depressione e disturbi del comportamento alimentare (anoressia e bulimia). Anche l’Istat ha documentato un deterioramento dello stato di salute, soprattutto tra gli adolescenti, mostrando come nel secondo anno di pandemia, l’indice di salute mentale è calato in modo significativo nella fascia 14-19 anni mentre è raddoppiato il numero degli adolescenti che si dichiarano insoddisfatti.

Preoccupa anche l’aumento di reati perpetrati su bambini e adolescenti riscontrato durante la pandemia: secondo i dati della polizia criminale, nel 2020 si registra un 11% in più di maltrattamenti contro familiari e conviventi minori. Nel primo anno di lockdown sono poi aumentati in modo esponenziale anche i reati di pedopornografia e adescamento online (+77%).

A questi preoccupanti dati si aggiunge anche un aumento della violenza sulle donne e il luogo dove più frequentemente si consuma la violenza è proprio la casa della vittima. I dati raccolti dal numero antiviolenza e stalking 1522 rivelano un consistente incremento delle chiamate durante la prima fase del lockdown. Tuttavia, all’aumento delle segnalazioni non è corrisposta una crescita delle denunce. Al contrario, le forze di polizia hanno registrato un forte calo delle denunce per maltrattamenti, stalking e violenza sessuale, quale conseguenza diretta del confinamento in casa e del maggior controllo esercitato dal partner convivente.

La violenza che si consuma tra le mura domestiche si traduce spesso in violenza assistita dai minori: secondo le stime dell’Istat, circa il 50% dei figli assiste alla violenza, mentre il 10% la subisce.

La pandemia, inoltre, ha messo sotto pressione i servizi, già carenti, sul territorio, rendendo ancora più evidente l’urgenza di un piano di interventi strutturale.

«Ribadiamo la necessità di azioni sistemiche e di medio-lungo periodo per le politiche di prevenzione e contrasto al maltrattamento» ha dichiarato Gloria Zavatta, evidenziando l’importanza di agire sia sui fattori di rischio sia sul sistema dei servizi per adeguarli e potenziarli. «Ci appelliamo all’istituzione affinché investano subito risorse su sanità, scuola e giustizia. In particolare, sottolineiamo la necessità di disporre di dati più puntuali sull’entità del maltrattamento all’infanzia in Italia e di ridurre il divario sociale ed economico delle regioni del Mezzogiorno tramite l’attuazione pratica dei LIVEAS (Livelli Essenziali di Assistenza Socioassistenziale). Se non interveniamo oggi, il costo sociosanitario per le prossime generazioni sarà insostenibile», ha infine aggiunto.

L’Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia in Italia è disponibile sul sito della Fondazione Cesvi, alla notizia dedicata.

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