I risultati delle prove Invalsi 2022: migliora la dispersione implicita ma uno studente su due si diploma senza aver raggiunto le competenze di base

Si arresta il crollo degli apprendimenti registrato nel 2021 a seguito della pandemia e della didattica a distanza da parte degli studenti italiani, seppur rimangono distanti i numeri del periodo pre-Covid. Ancora oggi, quasi uno studente su due si diploma senza aver raggiunto le competenze di base e, allo stesso tempo, permangono consistenti divari territoriali a scapito delle regioni del Sud. Ad essere poi fortemente penalizzati sono anche i ragazzi che provengono da ambienti svantaggiati. In particolare, l’origine socioculturale della famiglia rimane un fattore che continua a pesare molto: in tutti i cicli scolastici e in tutte le materie, proprio tra gli studenti che provengono da contesti socio-economico-culturali più sfavorevoli si registrano i livelli più bassi di apprendimento. La scuola fatica così a ridurre l’impatto del contesto di provenienza degli studenti.

È questo il quadro restituito dai risultati delle prove Invalsi 2022 in italiano, matematica e inglese, che hanno coinvolto oltre 920mila alunni della primaria (II e V classe), circa 545mila della scuola secondaria di I grado (III classe) e poco più di 953mila della scuola secondaria di II grado (II e V classe).

In particolare, stando al Rapporto Invalsi 2022, per quanto riguarda la scuola primaria, nel 2022 emergono risultati simili a quelli del 2019. Il confronto tra il 2022 e il 2019 restituisce, infatti, un quadro sostanzialmente stabile, confermando quindi la tenuta della scuola primaria in questi anni di pandemia, con una quota di studenti che raggiungono almeno il livello base sia italiano sia in matematica che riguarda circa tre allievi su quattro.

Con riferimento invece alla scuola secondaria, nel complesso, i risultati delle prove Invalsi 2022 mostrano l’arresto del peggioramento degli esiti riscontrati nel 2021 rispetto al 2019.

Nella classe terza della scuola secondaria di primo grado (terza media), a livello nazionale, gli studenti che raggiungono livelli sopra la sufficienza in italiano sono il 61% (contro il 62% del 2021 e il 65% del 2019, quindi in peggioramento rispetto alle rilevazioni pre-pandemia); in matematica il 56% (come nel 2021, ma in calo rispetto al 60% del 2019); mentre in inglese il 78% per la lettura (con un miglioramento rispetto al 76% dello scorso anno e al 77% del 2019) e il 62% per l’ascolto (60% nel 2021, 59% nel 2019). Dai risultati del 2022 emerge, pertanto, che si è fermato il calo in italiano e in matematica riscontrato tra il 2019 e il 2021, mentre gli esiti di inglese sono stabili o in leggero miglioramento.

Tuttavia, occorre qui sottolineare che restano ancora molto ampi i divari territoriali: in alcune regioni del Mezzogiorno (soprattutto Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna) si riscontra un maggior numero di studenti con livelli di risultato molto bassi, che si attesta intorno al 50% della popolazione scolastica in italiano, al 55-60% in matematica, al 35-40% in inglese-reading e al 55-60% in inglese-listening. Inoltre, in tutte le materie, i cali maggiori di apprendimento si registrano tra gli studenti che provengono da contesti socio-economico-culturali più sfavorevoli.

Secondo il rapporto, emergono così forti evidenze di disuguaglianza educativa nelle regioni del Mezzogiorno sia in termini di diversa capacità della scuola di attenuare l’effetto delle differenze socio-economico-culturali sia in termini di differenze tra scuole e, soprattutto, tra classi.

Per quanto riguarda poi l’ultimo anno della scuola secondaria di secondo grado (quinta superiore), si evidenzia che appena il 52% degli studenti raggiunge il livello minimo di italiano, a fronte di un restante 48% di alunni con competenze al di sotto della sufficienza: si tratta dello stesso valore rilevato l’anno scorso – segnale che il peggioramento provocato dal Covid-19 si è fermato -, ma il risultato è ancora inferiore rispetto al 2019 quando a raggiungere un livello adeguato di italiano era il 64% degli studenti, con un calo dovuto alla pandemia di ben 12 punti percentuali.

In matematica, solo la metà (il 50%) degli studenti italiani arriva a risultati almeno adeguati: anche qui il risultato è rimasto invariato rispetto all’anno scorso, ma nel 2019 il dato era pari al 61%, per cui rispetto al periodo pre-Covid si registra un allarmante crollo di 11 punti percentuali.

In base ai risultati contenuti nel rapporto, è possibile così evidenziare che, giunti al termine del percorso scolastico, la metà dei ragazzi non raggiunge la sufficienza in italiano e in matematica.

In inglese, il 52% degli studenti raggiunge il livello B2 nella prova di reading (un valore migliore rispetto al 50% del 2021 ma sempre inferiore rispetto al 55% del 2019); mentre il 38% nella prova di listening (in crescita sia rispetto al 37% del 2021 sia rispetto al 35% del 2019).

Un altro preoccupante dato messo in luce dal rapporto è che con le superiori si allargano ulteriormente i divari territoriali osservati alla fine del primo ciclo d’istruzione. In particolare, gli allievi che non raggiungono il livello base in italiano superano la soglia del 60% in Campania, Calabria e Sicilia. In matematica gli studenti sotto il livello adeguato arrivano al 70% in quattro regioni: Campania, Calabria, Sicilia, Sardegna. Sempre nelle stesse regioni, non raggiungono il livello B2 il 60% dei ragazzi nella prova di reading e l’80% in quella di listening.

Infine, tra le note positive, si segnala che comincia a migliorare la dispersione implicita, ossia la quota di studenti che terminano il percorso scolastico senza aver acquisito le competenze fondamentali in nessuna delle tre materie monitorate dall’Invalsi (italiano, matematica e inglese). Nel 2019 la dispersione scolastica implicita era pari al 7,5%, nel 2021 con la pandemia il dato era salito al 9,8%, mentre nel 2022 passa al 9,7% (-0,1 punti percentuali).

Si osserva così un’inversione di tendenza sia a livello nazionale, sia a livello regionale. Infatti, con pochissime eccezioni, la dispersione implicita si riduce in tutte le regioni italiane: in particolare, il calo più rilevante della dispersione scolastica implicita si registra in Puglia (-4,3 punti percentuali) e in Calabria (-3,8 punti percentuali). Tuttavia, le differenze a livello territoriale rimangono molto elevate e le regioni con la maggiore dispersione implicita sono tutte situate al Centro-Sud, ossia: Campania (19,8%), Sardegna (18,7%), Calabria (18,0%), Sicilia (16,0%), Basilicata (12,8%), Puglia (12,2%, Abruzzo (10,8%), Lazio (10,7%).

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