Pubblicato dalla Caritas Italiana il Rapporto 2022 su povertà ed esclusione sociale in Italia: “L’anello debole”. L’Italia tra povertà ereditaria e bassa mobilità sociale

In Italia tendenzialmente chi nasce povero non riesce a spezzare la catena della povertà e resta, quindi, povero. Secondo quanto riferisce la Caritas Italiana, sei poveri su dieci in Italia sono poveri ”intergenerazionali”, ossia per eredità. Inoltre, per chi nasce in una famiglia povera ci vogliono cinque generazioni per raggiungere un livello di reddito medio (contro la media dei Paesi Ocse di 4,5 generazioni) e quanto a mobilità sociale, l’Italia è ultima tra i Paesi europei più industriali.

È questa la fotografia restituita quest’anno dalla Caritas Italiana nel suo Rapporto 2022 su povertà ed esclusione sociale in Italia dal titolo L’anello debole”, diffuso in occasione della Giornata internazionale di lotta alla povertà, celebratasi il 17 ottobre.

Il Rapporto, oltre a prendere in esame le statistiche ufficiali sulla povertà e i dati di fonte Caritas provenienti da quasi 2.800 Centri di Ascolto Caritas su tutto il territorio nazionale, si sofferma sul tema della povertà ereditaria e intergenerazionale, presentando i risultati di due indagini empiriche: una ricerca di taglio quantitativo realizzata su un campione rappresentativo di utenti Caritas e una di taglio qualitativo sul vissuto delle famiglie in povertà intergenerazionale nella quale vengono presentate anche alcune proposte utili a “spezzare la catena” della povertà. Nel rapporto viene anche illustrata un’indagine transnazionale condotta complessivamente in 10 paesi europei, con la collaborazione di Caritas Europa e Don Bosco International, sul tema della transizione scuola-lavoro per i giovani che vivono in famiglie in difficoltà. A conclusione del rapporto, è presente una valutazione delle politiche di contrasto alla povertà, con particolare attenzione alle prospettive di riforma e investimento derivanti dal PNRR e dal programma europeo Next generation EU.

Per quanto riguarda il tema della povertà intergenerazionale, i risultati dello studio condotto dalla Caritas Italiana al fine di quantificare le situazioni di povertà ereditaria nel nostro Paese, dipingono un quadro sconfortante e confermano che il rischio di rimanere intrappolati in situazioni di vulnerabilità economica, per chi proviene da un contesto familiare di fragilità, è di fatto molto alto. Nel complesso, i casi di povertà intergenerazionale pesano per il 59%, ma nelle Isole e nel Centro il dato arriva addirittura al 65,9% e al 64,4%.

Il nesso tra condizione di vita degli assistiti e condizioni di partenza, oltre che sul fronte economico, emerge a diversi livelli: primo tra tutti nell’istruzione, ma anche sul piano dell’occupazione. Per quanto riguarda l’istruzione, si evidenzia che le persone che si trovano oggi in uno stato di indigenza, provengono per lo più da nuclei familiari con bassi titoli di studio; inoltre, sono proprio i figli delle persone meno istruite a interrompere gli studi prematuramente, fermandosi alla terza media e in alcuni casi alla sola licenza elementare. Al contrario, tra i figli di laureati, oltre la metà arriva a un diploma o alla laurea.

Anche sul fronte lavorativo, si rileva che più del 70% dei padri degli assistiti risulta occupato in professioni a bassa specializzazione, mentre tra le madri è molto elevata l’incidenza delle casalinghe (il 63,8%) e tra le occupate prevalgono le basse qualifiche. Circa un figlio su cinque ha mantenuto la stessa posizione occupazionale dei padri e il 42,8% ha sperimentato addirittura una mobilità discendente.

In merito ai dati relativi alle persone che si sono rivolte ai Centri di Ascolto e servizi Caritas nel corso del 2021, secondo quanto riportato all’interno della pubblicazione, nel 2021 – anno in cui nel nostro Paese la povertà ha registrato valori record – sono state 227.5566 le persone accolte ed accompagnate presso i centri di ascolto/servizi in rete della Caritas. Rispetto al 2020 si è registrato un aumento del 7,7% del numero di persone supportate, relativo soprattutto agli stranieri.

I dati, In linea anche con le statistiche dell’ISTAT, confermano così che la povertà non sembra diminuire. Tuttavia, anche nel 2022, avverte la Caritas, i dati finora a disposizione non sembrano prospettare un ridimensionamento della povertà: da gennaio ad oggi il numero delle persone seguite ha superato il totale di quelle aiutate durante l’intero anno 2019.

Rispetto ai profili di povertà che caratterizzano il nostro Paese, la Caritas sottolinea che non si tratta sempre di nuovi poveri – i quali rappresentano comunque una porzione sempre molto ampia di utenti (circa il 42%) –, bensì anche di persone che oscillano tra il dentro e fuori dallo stato di bisogno: famiglie definite “dall’elastico corto” che anche nelle fasi più favorevoli si collocano appena al di sopra della soglia di povertà e per le quali un piccolo cambiamento imprevisto può essere rischioso.

Nel 2021 si rafforza poi la consueta correlazione tra stato di deprivazione e bassi livelli di istruzione: cresce, infatti, il peso di chi possiede al massimo la licenza media, che passa dal 57,1% al 69,7%. Contemporaneamente aumenta anche l’incidenza dei disoccupati o inoccupati che sale dal 41% al 47,1% e, allo stesso tempo, diminuisce la quota degli occupati, dal 25% al 23,6%. Senza dubbio, si tratta di dati preoccupanti che raccontano molto delle fragilità del nostro tempo.

Il Rapporto 2022 su povertà ed esclusione sociale in Italia è disponibile sul sito della Caritas Italiana, nella pagina dedicata.

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