“Tra realtà e Metaverso. Adolescenti e genitori nel mondo digitale”, rapporto 2023 di Telefono Azzurro: rischi online, impatto sulla salute mentale e gaming

Il 50% dei ragazzi tra i 12 e i 18 anni trascorre online in media due-tre ore al giorno: si tratta di un dato in crescita, se si considera che nel 2018 tale percentuale si attestava al 43%.

Ancora più preoccupante, il 14% degli adolescenti è online dalle quattro alle sei ore giornaliere, il 4% più di sei ore e il 3% afferma di essere sempre connesso.

Quanto alle ragioni che spingono i ragazzi a passare il loro tempo online, si evidenzia che i giovani usano i social per vedere i contenuti pubblicati dagli amici (il 93%), da personaggi famosi o sportivi (l’80%) e dagli influencer (il 76%); ma anche per leggere notizie (il 71%, prevalentemente ragazze), per postare propri contenuti (il 66%) e per vedere contenuti che rimandano ad una marca (il 63%).

Sono questi alcuni dei risultati del report “Tra realtà e Metaverso. Adolescenti e genitori nel mondo digitale”, elaborato da Telefono Azzurro in collaborazione con Doxa Kids e presentato alla vigilia del Safer Internet Day.

La ricerca, condotta su un campione di 804 genitori e 815 giovani tra i 12 e i 18 anni tra il 7 e l’11 novembre 2022, fornisce una panoramica delle percezioni degli adolescenti e dei loro genitori sul rapporto con il mondo digitale, prendendo in considerazione anche problematiche quali gaming, salute mentale, condivisione dei dati e privacy.

Nel complesso, dal report emerge un aumento delle preoccupazioni, condivise sia dai genitori sia dagli adolescenti, circa gli effetti negativi che possono scaturire da un’esposizione eccessiva agli schermi digitali dei più giovani e che questi ultimi, nonostante l’utilizzo quotidiano di device, non sono totalmente consapevoli di come evitare, controllare o segnalare i pericoli.

Il rapporto mette in risalto anche un dato preoccupante in merito all’impatto che l’utilizzo sempre più pervasivo delle tecnologie digitale ha sulla salute mentale.

Da questo punto di vista, è esplicativo che il 27% dei giovani intervistati afferma che, senza l’utilizzo dei social, si sentirebbe ansioso o agitato (il 29% nella fascia di età dei 15-18 anni e 26% dei 12-14 anni): nel 2018, il dato era pari al 17%, a distanza di quattro anni, si registra quindi un aumento del fenomeno di ben 10 punti percentuali. Non solo, il 22% sostiene che, se non potesse utilizzare social, si sentirebbe perso e il 10% solo; mentre il 19% si sentirebbe comunque tranquillo e soltanto una percentuale esigua del campione si sentirebbe invece libero (il 3%) o pensa che sarebbe felice (l’1%).

Inoltre, i contenuti fruiti sui social non suscitano sempre sensazioni piacevoli: più di un ragazzo su due (il 53%) riferisce di sperimentare sentimenti negativi, come l’invidia per le vita degli altri (il 24%), il sentirsi inadeguato (il 21%), diverso (il 18%) o troppo omologato (il 10%). Ancora, c’è anche chi prova solitudine (il 12%) o rabbia per le vite degli altri (il 9%).

Circa un ragazzo su due dichiara poi di essersi imbattuto in contenuti poco appropriati e che, nel 25% dei casi, i contenuti apparsi lo hanno turbato e impressionato. Secondo lo studio, i contenuti più diffusi sono quelli violenti (nel 68% dei casi), seguiti da quelli pornografici e sessualmente espliciti (59%), da contenuti discriminatori e razzisti (48%), ma anche riguardanti il suicidio e l’autolesionismo (40%) o inneggianti l’anoressia e la bulimia (30%) nonché il gioco d’azzardo (27%). 

In riferimento ai rischi cui è possibile incorrere online, il 65% dei ragazzi intervistati teme di essere contattato da adulti estranei; una percentuale che sale al 70% se si restringe il campo solo alle ragazze e ai più giovani nella fascia d’età 12-14 anni.

Tra i rischi menzionati, fanno poi seguito il bullismo (secondo il 57% degli intervistati), l’oversharing di dati personali (54%), la visione di contenuti violenti (53%) o sessualmente espliciti (45%), l’invio di contenuti di cui ci si potrebbe pentire (36%), le spese eccessive (19%), il gioco d’azzardo (14%). 

Sul fronte della condivisione dei dati e della privacy, oltre il 70% degli adolescenti ha paura che i dati da loro stessi condivisi quotidianamente online (aggiornamenti sui canali social, ricerche e navigazione nel Web, tracce di dati del proprio utilizzo di Internet e degli smartphone) vengano utilizzati senza il loro consenso

Un dato significativo emerso dai risultati del report riguarda poi l’importanza, sia per i giovani utenti che per i loro genitori, dei sistemi di “age verification” da parte di social network, app e altri siti Internet: per il 70% degli adolescenti intervistati sono molto utili per non trovarsi in situazioni rischiose, secondo il 65% per fare in modo che non si compiano azioni senza pensare alle possibili conseguenze e per il 61% al fine di evitare la visione di contenuti inappropriati. Inoltre, si segnala che mentre l’età per l’accesso alle piattaforme online individuato dall’Italia, in seguito alla normativa europea per il consenso al trattamento dei dati, è di 14 anni, i genitori chiedono di innalzare tale discrimine a 16 anni.

Un ulteriore tema analizzato dalla ricerca riguarda il rapporto degli adolescenti con il mondo del gaming. Il 35% degli intervistati, soprattutto maschi, ritiene che il gaming possa essere utile nel creare un clima positivo di classe tra i compagni, ma secondo un ragazzo su 4 anche per affrontare le difficoltà psicologiche. Lo studio rivela che il gaming ha altresì una matrice relazionale: il 36% (il 45% tra i maschi) dichiara di aver conosciuto persone nuove mentre giocava.

D’altro canto, secondo Telefono Azzurro, il gioco può allo stesso tempo fungere da schermo protettivo nei confronti del mondo, finendo per isolare l’adolescente: il 32% degli intervistati ammette di perdere la cognizione del tempo mentre gioca, il 13% teme di esserne dipendente, l’11% ha l’impressione di essere protetto dal mondo esterno e l’8% si sente isolato. Infine, dalla ricerca emergono anche ulteriori lati negativi del mondo del gaming, dove risultano essere abbastanza frequenti gli episodi riconducibili alla discriminazione e all’esclusione.

Per approfondimenti, si rimanda al seguente link.

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