I percorsi di istruzione oggi sono ancora fortemente segmentati per genere, soprattutto per quanto riguarda i settori dell’informatica e delle nuove tecnologie, denominati Ict (information and communication technologies), che vedono una netta preponderanza del genere maschile, a livello sia internazionale che nazionale.
Basti pensare che in Italia ben l’85,4% degli iscritti a percorsi di istruzione terziari Ict nel 2020 sono uomini, a fronte di una media Ue pari all’80,7%.
È quanto emerge da un recente approfondimento a cura di Con i Bambini e Openpolis, il quale mette a fuoco i divari di genere nei percorsi educativi Ict e il loro impatto sulle carriere lavorative delle donne.
Come sottolineato all’interno dell’approfondimento, sebbene le donne costituiscano oltre la metà degli iscritti all’università e dei laureati, nei percorsi Ict risultano ancora sottorappresentate.
In particolare, osservando i dati, si evidenzia che quasi il 60% dei laureati è di genere femminile, tuttavia la percentuale di donne laureate nel settore disciplinare Ict è pari al 15,3% del totale nel 2021.
Si tratta di una segmentazione che comincia dai primi anni di vita e che si alimenta di stereotipi di genere acquisiti inconsciamente a partire dall’infanzia. Tale tendenza genera, inoltre, un impatto significativo sugli apprendimenti, sui risultati scolastici, sui percorsi di studio scelti, nonché sulla condizione delle donne e sulle loro prospettive lavorative.
Infatti, data l’importanza crescente delle nuove tecnologie, proprio i percorsi Ict sono quelli che offrono maggiori opportunità in futuro: lavorare in questi ambiti offre maggiori possibilità occupazionali, redditi medi più elevati così come carriere più stabili e soddisfacenti.
Di conseguenza, nei Paesi Ue con maggiore segregazione negli studi Ict, ossia dove vi sono meno laureate in questo settore, anche le prospettive di carriera per le donne sono peggiori.
Secondo quanto riportato nell’approfondimento, in Italia l’indice delle prospettive di carriera per gli uomini è 55,7 (un dato inferiore alla media Ue del 63,1); tuttavia per le donne risulta ancora più basso, pari a 51,9 (a fronte di una media Ue del 61,5).
Rispetto al contesto europeo, in Italia si registra quindi un divario di genere più ampio sia nelle prospettive di carriera (1,6 punti di differenza in Ue contro 3,8 in Italia) sia nelle iscrizioni a percorsi universitari Ict: in Ue le iscritte a corsi universitari o terziari Ict sono il 19,3% (61,4 punti percentuali in meno degli uomini), mentre in Italia il 14,6% (con oltre 70 punti di divario rispetto alla quota maschile).
Per invertire queste tendenze, diviene allora fondamentale investire, sin dall’infanzia, sulla formazione e sull’abbattimento di divari e stereotipi.
“Un forte investimento, economico e culturale, sull’accesso all’istruzione Ict per le ragazze può generare delle potenzialità enormi. In particolare nel contrasto di due disparità di genere molto presenti nel mondo del lavoro: la bassa occupazione femminile e i divari retributivi” si sottolinea nell’approfondimento. Si tratta senz’altro di un’opportunità cruciale per migliorare la condizione femminile, soprattutto per l’Italia, dove i livelli di occupazione delle donne e le stesse prospettive di carriera risultano sistematicamente inferiori rispetto agli altri Paesi Ue.
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